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Post n°5 pubblicato il 09 Aprile 2007 da DesDemona811
Dal Manicomio di Volterra li 27 febbraio 1910 Preg.mo Sig. Dottor S. Anzitutto la prego di compatire il mio modo di scrivere. Non fui mai un letterato, ma alla meglio mi son sempre agguantato per far conoscere le mie ragioni. Ripensando bene alla sua parola che ebbe a dirmi l'altra mattina quando si presentò come di consueto alla visita medica, cioè che di me si era fatto un altro concetto, a me sembra che quella parola poteva benissimo risparmiarla. Del resto chiunque ha il sacrosanto diritto di poter parlare e dire le sue ragioni, specie quando poi si dice la verità. Anch'io creda pure Sig. Dottore, mi ero fatto un altro concetto del modo in cui venivano trattati i malati, e non avrei mai e poi ma creduto che in una casa di Salute dove il malato dovrebbe essere trattato in guanti gialli su tutto i punti possibili immaginabili, si commettessero simili schifezze, composte di raggiri, imbrogli e camoreggiamenti ec. ec... Mi dica un poco sig. Dottore. Non si è ancora accorto del vitto che ci viene somministrato? Dal canto mio prendo a fare qualunque giuramento, che quanto noi si mangia in un giorno, non può eccedere la somma di 0.40 centesimi. Forse non è vero? Con delle ballotte, fichi secchi e mele, non si può spendere tanto da dover andare falliti. Se poi c'è qualcuno che si azzarda a pronunziare mezza parola detta con tutta la ragione, guai a quel disgraziato; ci son subito preparate le fasce, e se continuasse a parlare, ci son pure i rimedi piu feroci. Sono io che parlo, io che oggi mi trovo in tutte le mie piene facoltà mentali, e che sono alla conoscienza di tutto quello che giornalmente si compie in questo Manicomio; ma che dico mai? Alla conoscenza di tutto? E quello che a me non mi è dato di poter vedere? E ben vero che giorni indietro cercavo di propagare un numero di miei compagni i piu sani del Manicomio, a svegliarsi una buona volta per sempre; e forse non avevo ragione? Del resto come fare? La mattina si va nel refettorio la dove si trova [prosegue] Già preparata una tazza d'acqua calda ( che poi gli vien dato il nome di caffè) un pezzo di pane nero che a volte non è possibile poterlo mangiare, e basta. Non appena terminata la colazione, si viene accompagnati al nostro lavoro, dove chi colla pala in mano e chi col piccone, deve andare a trovare il mezzo giorno. Al mezzo giorno in punto si cessa di lavorare, e stanchi dalla fatica, bisogna attendere l'ora del Tocco per andare a mangiare tre cucchiai di pasta, cotta sette volte di piu del dovere, perchè deve ben capire, che la nostra marmitta vien tolta dal fuoco a mezzo giorno, ma fin tanto che l'infermieri non hanno finito di mangiare, non potiamo di regola essere introdotti nel refettorio, eppoi che cosa si trova da desinare? Due forchettate di cavolaccio sensa condire, oppure tre cucchiai di fagioli o patate, un pezzo del solito pane 15 grammi di vino fesso in un bicchiere e fatto pieno d'acqua. Dopo mangiato (o fatto vista di mangiare) si viene di nuovo accompagnati al lavoro, e non si smette di lavorare se prima non son suonate le 5 della sera. Non si sta a guardare se fa freddo, o se pure i malati stanno tutto il giorno con i piedi in mezzo al fango, sensa poi mettere che spesso e volentieri si sta pure in mezzo all'acqua; e come se questo non bastasse, la sera quando si va a cena, come già ebbi a spiegare, sa Sig. Dottore cosa si trova sulla tavola? 12 ballotte, oppure 10 fichi secchi qualche volta le 3 tradizionali meline che in mezzo a queste, è probabile che ce ne sia una bacata. Eppoi si deve stare zitti? Quanto farebbe meglio il Sig. Presidente di questa congregazione di carità, unitamente col Sig direttore e tutto il resto dei componenti, di fare meno concorrenze e di lasciare che le provincie mandassero i malati dove gli pare e piace e così anche noi sventurati saremmo sicuri del fatto nostro. Non prolungo più a scrivere, perchè per mettere in chiaro tutto, ci vorrebbero quattro pagine di un giornale, e chissà se basterebbero. Sicuro e impavido, firmo questo foglio, convinto di aver detto tutta la verità, non temo di nulla, e colla speranza di essermi fatto ben capire, fin da questo momento escludo Lei Sig. Dottore S., da ogni responsabilità di quanto ebbi a comunicarle. Col massimo rispetto e la più alta stima, mi sottoscrivo di lei Ill.mo Servitore P. Giorgio Le lettere di S.Girolamo, che furono scritte dal 1889 al 1974, vennero ritrovate solo nel 1981 da un gruppo di medici che lavorava nella struttura del S.Girololamo. Erano lettere scritte dai ricoverati che non furono mai spedite e non giunsero mai a destinazione. Venivano prese e allegate alla cartella clinica dell'ammalato. Sono state occultate, nascoste, dimenticate. In una parola sono state CENSURATE. Gli autori delle lettere sono tutti morti. L'unico modo per poter vendicare questo assurdo crimine legalizzato dall'istituzione manicomiale è restituire voce alle loro parole, rendere vivi questi messaggi d'amore, di delirio, di assoluta lucidità, di speranza e disperazione. Lettera tratta dal libro " Un cantastorie tra i matti" Di Simone Cristicchi. * Desdemona *
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... :Mi Dica Un Poco Sig. Dottore: ...
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ma nell'esserlo saresti cosi sola....la perfezione non...
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