Creato da: desertblackrose il 25/08/2007
nell'intero deserto sono spuntata io...

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Deep inside...

Post n°1 pubblicato il 25 Agosto 2007 da desertblackrose
 

Deep inside…deep inside… deep…  Un suono sordo alle mie spalle, remoto, gutturale, interrompe la nenia. Scendi nel profondo…mi esplode nella mente quel soffio terrificante, poi un respiro soffocato. Mi guardo imboccare incerta il labirinto senza scampo. Io sono solo porte chiuse, anfratti bui… celle deserte…tuo il percorso… Avanzo nel dedalo di percezioni in cui già si è smarrita ogni speranza di salvezza. Un passo indietro e sarei perduta. Un passo avanti ed è l’ignoto. Spettri disordinati e astratti, odiati coloni delle mie notti. Non vedo i gradini, questa nebbia è densa e appiccicosa. Devo correre... devo correre ma non posso. A ogni movimento il buio si fa più fitto. Poso il piede malfermo e non trovo nulla. Cado… cado… Mi manca l’aria, non riesco a respirare. Annaspo con le braccia cercando un appiglio ma c’è solo vuoto. Svegliati, svegliati… inutile, la coscienza è persa in un’assoluta assenza di materia. Mi ritrovo faccia a terra. Scendi nel profondo … Si avvicina… si avvicina! Mi incalza, mi spinge e io vestita del mio terrore mi alzo e non sento nessun dolore. Ora la nebbia sembra danzare. Il grigio scuro e uniforme va sfumando in un vortice di mille colori. Chiudo gli occhi. Sono imprigionata in un’immensa centrifuga con un arcobaleno deviato, maligno, sghignazzante. 

Una porta.

Scendi nel profondo o colpiscimi! La voce! La voce… non è una voce … è qualcosa che mi penetra direttamente nel cervello, che mi invade la mente, senza alcun suono, ma io la sento ed è reale... è vicinissima. Affretto il passo. Ho freddo, ho tanto freddo.

Io posso… posso… c’è il coraggio… ci sono io… ci sono io... e apro la porta. Mille ali nere e svolazzanti parto della mia paura mi sbattono sulla faccia, sulle braccia, sulle spalle. Fanno rumore … rumore... Un tocco di schifoso velluto sulla pelle e una mano d’acciaio mi stringe lo stomaco in una morsa. Sono paralizzata. Non riesco ad abbassare le palpebre.

Sono qui! E’ un soffio. La tua mano è armata! Colpiscimi e sarà finita. 

All’improvviso mi sento forte. E’ come se quell’orrore fosse entrato a far parte di me o come se fosse uscito dalla parte più remota di me. Avanzo ancora e le ali mi lambiscono svanendo nella mia indifferenza.

Il corridoio è strettissimo, una curva improvvisa e la volta si abbassa, mi sfiora la testa, mi costringe in ginocchio. 

Una porta. Buio. Flash! Un volto tumefatto evocato dalla memoria, allungo la mano… papà… Flash! Una bambina sola… quello sguardo triste… Flash! La fame d’affetto… Flash! Mia madre… la sua fragilità… Flash! Un pugno… Flash! Amore… tradita. Perché? Flash! Amici… perduti… Flash! L’altra faccia di un volto bello… orrida… spaventosa… mai vista. Flash!

Scendi nel profondo!

Sono in fondo... nel fondo del mio limbo...

Scendi nel profondo! 

Una porta.

Sono già nel profondo… tra le radici della mia sofferenza… la posso sopportare, io… io la uso da sempre! Roccaforte… coltre d’alibi intessuti a nascondere l’essenza. Lo scudo, la corazza, il piattino del mendicante… Chiudo gli occhi… Oh mio Dio, no! … solo ombre… ombre cinesi di tutto questo legittimo dolore, figlio putativo della mia vigliaccheria che alla fine è svanito dentro di me come le ali… nella mia indifferenza…

  

… è altro… è altro il dolore…

La verità … Oh, no! No! Colpiscimi e sarà finita… colpiscimi e non saprai mai! 

Io, buffona da circo! Io acrobata fasulla dai mille salti mortali con la rete!

Scendi nel profondo! La mano trema… la porta… non posso… non posso… miriadi di invisibli spine uncinate piantate nel cuore… Flash! Si apre… non voglio… Le mie meschinità… Flash! Quella bambina ingorda… Flash! La mia banalità… Flash! Quella bambina triste così comune… Flash! Le menzogne… Flash! Quella bambina di pezza… Flash! No! La mia gola abortisce un grido. Questo no! La verità… Nessuno lo potrà capire! Nessuno lo potrà accettare… La verità! … questo fa ridere… questo mi farà odiare… La verità! Nessuno me lo potrebbe perdonare… Io… io non me lo posso perdonare!

Alzo la mano di scatto. Colpisco con tutta la mia forza, colpisco alla cieca nel fitto di quella nebbia scura. “Dove sei? Dove sei bastardo?”

Un colpo, due, tre… cento.

Affondo i denti nel labbro e sulla camicia bianca spuntano tre piccole gocce di sangue.

Un bagliore accecante poi una pioggia di lapilli rossi che pare interminabile. 

Colpito! Hai perso! 

GAME OVER

La scritta lampeggia al centro dello schermo nero mentre le casse distorgono l’eco lontano di una risata sinistra che svanisce in un silenzio perfetto.

 dessy

 
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Commenti al Post:
SunnyLallina
SunnyLallina il 25/08/07 alle 02:21 via WEB
Ben arrivata, Des!
(Rispondi)
 
 
desertblackrose
desertblackrose il 26/08/07 alle 23:44 via WEB
Grazie del commento, lally. Sono ancora poco pratica di questo strumento e perciò rispondo solo ora: c'è lo tsunino che mi sta insegnando le varie opzioni di questo blog ma c'è veramente da disperarsi, sigh.
(Rispondi)
 
mistersegnalatore
mistersegnalatore il 25/08/07 alle 12:13 via WEB
In bocca al lupo per il blog! Fatti un giro anche sul mio e lascia qualche commento se ti va… http://ilsegnalatore.blogspot.com/ A presto!
(Rispondi)
 
 
desertblackrose
desertblackrose il 26/08/07 alle 23:45 via WEB
Grazie per l'auspicio. Appena ho un attimino, ci passero di sicuro. Tranqui :)
(Rispondi)
 
MarcheseDeSade_RN
MarcheseDeSade_RN il 29/08/07 alle 21:58 via WEB
Sietta, ti va di spiegare il senso occulto del tuo racconto?
(Rispondi)
 
 
desertblackrose
desertblackrose il 29/08/07 alle 22:35 via WEB
Certo caro Marchese! E' un racconto un po' strano forse, ma mi è scaturito dal cuore. In quello che alla fine si rivela essere un videogioco, vieni invitato a scendere nel tuo profondo. Nel tuo dolore, nelle tue paure, nel tuo passato, che ti aspettano in un labirinto virtuale del quale solo tu puoi aprire le porte. Una sfida contro te stesso che puoi interrompere in ogni momento. Proprio quando per la prima volta riesci ad affrontare tutto ciò che di doloroso e spavetoso la vita ha lasciato dentro di te, ti rendi conto all'improvviso di non aver davvero toccato il fondo. Ti rendi conto che hai usato quel dolore così "legittimo", come un'ancora di salvezza, un comodo alibi, una coperta di Linus, per giustificarti, per farti accettare anche a costo di suscitare pena. Un comodo alibi per non arrivare al vero dolore. La non accettazione di te stesso, delle tue "vere" miserie interiori. Quelle che non hai la forza di affrontare. Quelle che non suscitano comprensione e simpatia. Soprattutto la tua. Baci Des
(Rispondi)
 
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