DILOGIE & OMBRE

BADGIRL


Ho sempre dato scandalo a modo mio da piccola.Grandi sensi di colpa che il tempo ha cancellato per dare spazio ad altri nuovi scandali interiori.A due anni e mezzo, massimo tre, sono stata vista mentre innocentemente mi toccavo nel mio lettino. Una sgridata, tanta vergogna. Dal giorno sono diventata più furba. Niente palpeggiamenti nel pomeriggio quando in casa c’era movimento, avrei aspettato non troppo pazientemente la calma piatta. Mi piaceva stare supina, era molto eccitante.Una sera d’estate, mentre ballavo, mi sono sollevata la gonna per strada e tutti hanno visto le mie mutandine bianche, l’ho fatto senza malizia e non me ne sono neanche accorta, ma questo ha scatenato l’ira di mia nonna, che mi ha fatto sentire una piccola isolente impudica bambina. Niente punizione, ma le sue prediche severe si sono avvinghiate su di me come  una “macchia” indelebile che mi sono portata addosso per qualche settimana.Ho sempre odiato le Barbie, sono così terribilmente perfette, ne avevo parecchie e hanno fatto tutte la stessa fine: venivano cavalcate selvaggiamente per morire soffocate in mezzo alle mie gambe. Lo facevo con violenza e attenzione, mia madre non doveva sentire i miei respiri pesanti. Ma un giorno mi beccò sul fatto, tentai di coprire la cosa non riuscendoci affatto.A cinque anni mi sono sposata con una bambina conosciuta in una delle tante gite che facevo con mia zia. E’ stato amore a prima vista credo, ci siamo scambiate gli anellini dietro una vecchia casa cantoniera abbandonata, verso sera, poco dopo il tramonto. Siamo dovute scappare di corsa perché ci avevano scoperto. Per molto tempo ho ricordato il suo nome. In prima elementare, all’uscita da scuola, nascosta sotto il sottoscala della cartolibreria e davanti alle mie amichette che scommettevano e facevano un gran chiasso nel parlare, mi divertivo parecchio a dare bacini a stampo sulle labbra dei miei primi fidanzatini, e in seconda Marco ha deciso di portarmi fuori il suo pisello per farmelo vedere compiaciuto. Fatto che naturalmente turbò le madri facendomi diventare famosa nella scuola. Pare che nessuna si capacitasse del perché fosse accaduto questo. Il perché è molto semplice invece: i bambini la vedono assai lunga, anche più dei grandi alle volte. In ogni caso si giocava. Anche quella volta. Ma qualcuna iniziò a guardarmi con sospetto o con invidia da quel giorno forse perché a diventare famosa ero stata io e non lei. A nove anni ho quasi ucciso mia sorella. E l’ho fatto giocando. Le ho preso il collo tra le mani. Forse non mi sarei fermata se non si fosse accorta mia madre che la stavo la strozzando. Ma non l’ho detto al prete in confessione, pensavo non fossero affari suoi, mi ero già pentita ed io e Dio lo sapevamo, inutile dirlo a lui. Così qualche giorno dopo vestita di bianco ricevevo l’Eucarestia per la prima volta con l’anima completamente pulita e leggera.Ho sempre traviato le mie compagne nei miei di giochi, lo facevo in maniera sottile, perché non si insospettissero e si divertissero, così stavano alle mie perversioni diventando amanti, figlie, mogli tradite e sfruttate. Ho sempre temuto che parlassero, ma forse non erano così maliziose quanto lo ero io e tanto da vedere quello che vedevo io nei miei film.Sapevo che il problema era mio, ma non me ne sono mai preoccupata abbastanza.Lo facevo anche con la mia migliore amica. Con lei ci limonavo proprio. Ci siamo esercitate abbastanza, cosicché  al primo bacio non siamo arrivate certo sprovvedute e inesperte.C’è stato poi il periodo mistico. A casa mi prendevano per pazza, e non solo perchè giravo con i rosari di mia nonna o costruivo altarini e cappelle, o perchè facevo girare madonnine di Lourdes piccole, medie, grandi per tutta casa, o accendevo ceri e candele che trafugavo dai cassetti, ma perché giocavo spesso sola e parlavo spesso sola e mi divertivo parecchio, e questo faceva sì che mi osservassero con sospetto. Il vizio mi è comunque rimasto: tutt’ora parlo spesso sola, tra lo sgomento di mia madre.Un periodo ho pensato anche di farmi suora, ma questo molto prima di vedere i simulacri dei santi piangere.Poi sono cresciuta. Ho fatto il salto. I capelli mi avevano stancato, fino al culo erano troppo lunghi così me li sono rasata a zero tra le urla di mio padre che infieriva dietro dicendomi che così li portavano le puttane durante la guerra quando venivano arrestate. Pazienza, gli dicevo, la guerra ora è finita ed io (purtroppo) sono ancora vergine. Se quel deficiente di mio fratello non fosse morto a due anni bevendo varechina, quando io ancora ero dentro la pancia di mia madre, credo che mi sarei divertita di più. Questa cosa non gliel’ho mai perdonata, ci ho litigato spesso e per molto tempo durante la notte, rimproverandogli di essersene andato senza neanche avermi voluto conoscere almeno un po’. Ho pensato che me lo sarei procurata io un fratello, ma la ricerca si è rivelata piuttosto deludente, ho quindi lasciato perdere. Ma ci penso di continuo, mi sarebbe davvero piaciuto avere un fratello più grande di me. Forse sono stata troppo precoce per certe cose o forse no, è roba normale.Ma tutto questo me lo sono portata dietro in modo ambiguo, piacendomi e odiandomi, più piacendomi che odiandomi in realtà.Ecco perché non mi turba sapere che tutte le persone che mi hanno conosciuta mi trovino un po’ strana, so di esserlo in fondo, so di esserci nata, di non averlo voluto io.In ogni caso sono sempre stata considerata una brava bambina ed anche un po’ stupida, cosa che mi ha sempre fatto estremamente sentire a mio agio, perché nessuno in fondo mi prendeva sul serio il che mi ha sempre permesso di agire indisturbata, fino a quando mi sono stufata e ho deciso di darmi ad altro. Avevo sedici anni. .