DILOGIE & OMBRE

TEATRO IN ROSSO


E io che non credevo più…I vagoni dei treni così pieni, e dentro il mio vuoto incolmabile.Quante volte avrò visto quei colori, eppure non mi sono mai abituata.Immaginare, per poi perdersi all’infinito dentro una bottiglia quasi vuota, sperare per ricredersi, ma inutile, tutto troppo facile e così estenuante nelle sue contraddizioni.E io che ci credevo.Pensavo fosse tutta una farsa gentile e accomodante, questo grande teatro della confusione, dove si beve, si ride, si parla per poi conoscersi e camminare insieme.Ma sono ancora una volta sola, coccolata, viziata, amata, ma sola.Aveva piccole mani, affusolate un poco, quasi da pianista. Tre dita macchiate di caffè, ormai il suo marchio, e se penso che un giorno forse, giunte come fanno ai morti un poco avrebbero sfigurato, le avrei guardate con un sorriso, fotografandole per tenerle sempre con me. Pensavo anche alle  sue scarpe nere, di certo l’avrebbero vestita e lavata con cura, dentro quel suo vestito mai usato.Ma perché in fondo tutto questo?Alla stanchezza si unisce il frusciare del vento. E penso in fondo che un senso non ci sia. E penso ad ogni mio respiro e suo. E penso che vivere sia un po’ come chiudere gli occhi e perdersi e lasciarsi cullare.E penso di non credere alle mie preghiere tanto amate, e penso a chi forse mi pensa un po’ meno, e penso di pensare troppo e di divagare su tutto. E penso di sentirmi io. E penso di essere in fondo fortunata per questo..