Incursioni

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Non avrai altro Dio all'infuori dell'estateAveva uno straccio il Messiacol quale dipingeva ceste ricolme di frutta e preghiereera un piccolo proprietario,un borghesuccioLo avevano preso in trappola quando ancora viveva con la moglie e lo avevano strangolato con i debiti,da allora aveva fatto voto di incoerenzae mi insegnava da mane a sera come sfuggire alle scuoleviveva ritirato simile alla lucertola nel suo ansimare al sole,potenziava i muscoli della vita aggrappandosi con una sola mano alle sporgenze di qualche tempiodirutoMi urlava contro spesso e scassinava i tramonti che ci si ficcavano in gola, poteva essere il Peloponneso, ricordo,Lui si arricchiva con niente e con nulla viveva,si dissolveva poco alla voltanel pulviscolo delle tele,godeva dei riflessicome un bambinoe mormorava scontroso: "Arte!"Io vivo adesso dello scriverema ricordo bene le sue figure,non nego (attendendo che il gallo canti)che mi abbia pavimentato il percorso,e tutte le opere che sforno hanno il sapore salato del bagnasciuga, del suo testone dalla criniera selvaggia, del suo stupore ogni voltaOra batto sul computerma sempre confondo la nuvola con la pioggiaRestituisco al ricordo quello che gli è dovutoe ubriaco tocco le pietre che devono essere lì da un tempo ancestrale,da esse traggo un liquore dolce e mi avvicino alla fine con sollievo mistoa slancio poiché nessuno è veramente morto se non quando gli si offusca la visionedelle parole selvagge per gli uomini saggi