Fatti e opinioni

Quello che mi emoziona - Dance dance dance


21 giugno 2007, Roma, Villa Leopardi, ore 21.30. Sei ragazzi (Jerry, Valentina, Lorenzo, Claudio, Jacopo e Paolo) si esibiscono presentando una serie di hit della disco music anni '70, nel suo genere il meglio del meglio (secondo me, è ovvio), divertendosi e facendo divertire.
E' strano, in quegli anni odiavo quella musica. Gli amici dovevano trascinarmi in discoteca: mi sedevo in un angolo, con un bicchiere in mano, e mi alzavo solo per andare via.
Amavo il blues ed il rock (e li amo ancora), quello stantuffare ossessivo di basso e batteria mi sembrava robaccia di terz'ordine. Poi (anni dopo) ho capito che il cuore a volte piange, a volte ride, a volte martella dentro il petto, e che ogni stato d'animo ha la sua musica.
Ho capito che, lo volessi o no, mi piacesse o meno, anche la disco è stata la colonna sonora della mia vita. Così le ho riconosciuto la dignità che le spetta, le ho ufficialmente consegnato lo spazio che - mi sono accorto - aveva conquistato nel mio cuore.
Perciò ero felice ascoltando quei vecchi successi: da "I will survive" di Gloria Gaynor a "September" degli Earth Wind & Fire, da "Disco Inferno" dei Trammps a "Please don't let me be misunderstood" dei Santa Esmeralda, da "YMCA" dei Village People a "That's the way I love you" di KC and the Sunshine Band. Inoltre, non proprio disco ma gli anni sono quelli, "Long train running" dei Doobie Brothers, "Think" di Aretha Franklin e tanto altro.
E sugli acuti di Valentina che si misurava con quel mostro di Aretha (tre ottave di estensione, se capite che cosa significa) mi sono venute le lacrime agli occhi. Dimenticavo: Valentina è mia figlia.