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Liberali per sentito dire

Post n°33 pubblicato il 04 Febbraio 2009 da unmuronelcuore
 

La penosa vicenda di Eluana Englaro e le assiomatiche reazioni del Vaticano e di una parte variegata del mondo politico, schierati in una difesa assoluta e oltranzista della “vita”, mi hanno indotto a consultare l'austero “Dizionario di filosofia” di Nicola Abbagnano, alla ricerca del significato della parola “liberalismo”. A parte la chiesa cattolica, che subordina queste categorie alla fede, i nostri rappresentanti politici (a parte quelli appartenenti alle estreme, destra e sinistra) amano definirsi liberali, perciò mi sono chiesto come sia possibile la coesistenza al loro interno di posizioni così diverse, antagoniste addirittura.

“Liberalismo. La dottrina che si assume la difesa e la realizzazione della libertà nel campo politico”. Questa è la prima definizione, ma andiamo avanti.

“Tale dottrina nasce e s'afferma nell'età moderna e può essere considerata divisa in due fasi: 1° La fase settecentesca, caratterizzata dall'individualismo; 2° la fase ottocentesca caratterizzata dallo statalismo”.

Ohibò! Ho letto con aumentato interesse le tre colonne della voce che, dopo aver citato Jeremy Bentham, Adam Smith, Jean-Jacques Rousseau, Edmund Burke, G. W. F. Hegel, Auguste Comte, John Stuart Mill, Bernard Bosanquet, Giovanni Gentile e Benedetto Croce, si conclude così: “Il ricorso casuale surrettizio all'uno o all'altro dei concetti di libertà che sono stati elaborati nella storia del pensiero filosofico ha reso l'idea liberale in politica confusa e oscillante e l'ha talora condotta alla difesa o alla accettazione della non libertà”.

Be'... Per tirarmene fuori con una battuta, adesso ho capito perché i liberali italiani vanno da La Russa a Bersani!

Insomma la nozione di liberalismo non è di aiuto per cercare di chiarirsi le idee, al contrario. Allora?

Per quanto mi riguarda ho trovato illuminante una riflessione di Adriano Sofri su “la Repubblica” di oggi: “Che cosa vorrei per me, che cosa vorrei per le persone che amo? E qualunque risposta particolare dia a questa domanda, c'è una cosa che non posso volere: che altri, autorità di ogni rango, ministri dello Stato e della Chiesa e della Scienza, mi esproprino della mia libertà di vivere e di morire”.

Io trovo questa riflessione straordinariamente acuta e pertinente. E poiché la vicenda di Eluana si avvia a concludersi come desidera la sua famiglia, la domanda va posta a chi è di parere contrario: se Eluana fosse vostra figlia e voi voleste tenerla in vita, che cosa provereste se un medico vi dicesse che è tutto inutile, che è meglio staccare la spina? O che una ipotetica legge imponesse di interrompere le cure dopo un certo numero di anni?

P.s.: a Gaetano Quagliarella (PdL) che, mentre scrivo, dichiara al TG1 che cibo e acqua devono essere garantiti a tutti, suggerisco di rivolgere la sua attenzione a quelle persone che hanno difficoltà a mettere insieme pranzo e cena. Sono tante: dai pensionati al minimo ai disoccupati, dai precari che lavorano quando capita a chi dorme sotto i ponti.

 

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