Diario Infernale

Che riserva il futuro al PD?


Ho gia’ analizzato in precedenza l’evoluzione della situazione politica italiana, esprimendo alcune considerazioni sul PD di Renzi post esito negativo del referendum.   Ecco quanto scrivevo a fine febbraio:            “Molti del suo partito erano ostili fini dall’inizio alle riforme costituzionali, ed anche alla riforma elettorale annessa, e dopo la debacle hanno cercato in tutti i modi di disarcionarlo anche dalla posizione di segretario PD.    Lui, che aveva promesso addirittura il “ritiro dalla politica” in caso di sconfitta, era invece rimasto in sella e si stava organizzando in modo da riprendere saldamente in mano le redini per i successivi sviluppi (fra qualche mese abbiamo un referendum sul lavoro e una serie di elezioni amministrative, con parecchie citta’ importanti).            Il principale protagonista della guerriglia anti- Renzi e’ stato D’Alema, a cui presto si e’ accodato anche Bersani, quello che aveva detto che non avrebbe mai e poi mai abbandonato la “Ditta”.   Alla fine si e’ formato un trio Bersani-Speranza-Emiliano, con D’Alema come sparring partner.  La pretesa dei signori era quella che Renzi avrebbe dovuto “farsi da parte” e lasciare il campo.            Ovvio che Renzi, a cui piace la lotta, non si e’ tirato indietro e la battaglia e’ andata avanti fino a ieri pomeriggio, con una riunione dell’assemblea nazionale.     Si trattava di decidere le date del futuro Congresso del partito, in cui si sarebbe deciso il nuovo segretario.    Alla fine del triumvirato ribelle ha parlato solo Emiliano, gli altri si sono sfilati.   La rottura sembra ormai cosa fatta, e la fuoriuscita di un sostanzioso gruppo di deputati e senatori, che formeranno una nuova formazione politica dal nome ancora ignoto.”            Gli sviluppi successivi hanno portato alla vittoria di Renzi ed alla cristallizzazione della lotta per la supremazia, in termini elettorali, espressa dai sondaggi, fra il PdR (partito di Renzi) e il M5S (partito di Grillo).  Ben sotto si muovono i partiti della destra, ancora divisi in tre spezzoni, e la sinistra-sinistra, molto piu’ spezzettata in piccole parti, comprendenti anche i vari fuoriusciti dal PD originale.            Nel frattempo Renzi (tramite Gentiloni, suo alter-ego al Governo) operava per neutralizzare il referendum sul lavoro, modificando in senso peggiorativo la gestione dei voucher, ma perdeva purtroppo (ma non in modo eclatante) le elezioni amministrative.   Grillo invece, nonostante le clamorose inadeguatezze del suo nucleo di potere piu’ significativo, e cioe’ la gestione della Capitale, non riusciva a perdere un voto.            Ma questo non ha impedito a Renzi, ed al suo PdR, di gestire il potere.   Una gestione un po’ raffazzonata, dovuta forse al knock-out psicologico della perdita del referendum, ma abbastanza decente  per la capacita’ di azzeccare due o tre personaggi che hanno saputo incidere nelle problematiche via via incidenti (ad. es. Minniti al Ministero dell’Interno).   In ogni caso il partito e’ riuscito a mantenersi a galla, con gran dispetto di Bersani & co., che lo avrebbero visto volentieri al 20% nei sondaggi.            Renzi ha occupato buona parte dell’estate a propagandare il suo libro, dando una forma nuova alla campagna elettorale permanente in cui a lui piace navigare.     Ha continuato ad intestarsi i (relativamente) buoni risultati dell’economia, in termini di crescita di PIL e di aumento dell’occupazione.              Il panorama internazionale e’ favorevole, ma lo scenario italiano, pur in fase di lieve crescita, e’ sempre in ritardo rispetto ai principali paesi.    E’ chiaro che fino a quando Draghi terra’ in piedi la politica monetaria espansiva che data dal 2014, lo stellone terra’, ma quando questo aiuto verra’ meno, cominceremo a navigare in un mare agitato.            Il tasso medio di emissione dei titoli di stato e‘ sceso sotto l’1% negli ultimi anni.    Possiamo paragonarlo a quello di emissione negli anni 90 e farlo vedere a tutti quelli che vorrebbero uscire dall’euro.            E adesso, che riserva il futuro al PD?     Dovra’ produrre la legge di bilancio (a questo sta lavorando il buon Padoan), dovra’ consolidare quanto ottenuto nella lotta all’immigrazione (merito di Minniti), e dovra’ cercare di non perdere voti a sinistra, ma questo sembra un fatto ormai compiuto.            Non credo che convenga a Renzi concludere qualcosa riguardo alle modifiche alle leggi elettorali (un tentativo in tal senso e’ fallito miseramente quasi subito).    Come pure per quanto riguarda riforme velleitarie come lo “ius soli”.   La campagna elettorale permanente, che continuera’ sempre piu’ forte sia prima che dopo le elezioni siciliane,  avra’ una stasi dopo le elezioni politiche, ma il panorama prevedibile e’ quello di uno stallo, senza maggioranze certe.             Il PD rimarra’ al potere, con tutta probabilita’, anche in caso di affermazione di misura del M5S.       E con tutta probabilita’ continuera’ ad essere guidato da Renzi, anche se non me lo vedo a rifare l’esperienza di Presidente del Consiglio.   Ci sara’ una fase di decantazione, che durera’ parecchi mesi.  Non mi stupirei di vedere di nuovo Gentiloni al timone del Governo.