Diario Infernale

Virus fase 3


  Ormai siamo nella cosiddetta Fase 3 dell’epidemia, dove praticamente si sono riaperte tutte le attivita’ (tranne quelle sociali, per esempio il gioco delle carte).    Qui al Villaggio i tornei sono stati bloccati, mentre invece in qualche circolo si e’ ripreso a giocare, ma a certe condizioni (metodo barometer, con carte preparate gia’ presenti sui tavoli).            In sintesi, come si e’ comportato il Governo nella gestione della crisi?   Finora ai vari sondaggi che mi sono stati offerti ho risposto “poco soddisfatto”.   Il giudizio deriva forse piu’ dalla composizione delle forze politiche che compongono la maggioranza, a me non gradite, che dalla sostanza delle misure prese per fronteggiare la crisi.            E’ probabile che un qualsiasi altro Governo, anche di destra, avrebbe dovuto decidere il lock-down, con tutte le conseguenze che si potevano immaginare, e che si sono riscontrate nella realta’, sul tessuto economico del paese.            Da altre parti, per esempio negli USA, o in Svezia, la politica si e’ comportata in modo diversi, con risultati piu’ o meno decenti (anche se con una mortalita’ piu’ alta) come in Svezia, oppure con risultati catastrofici, come in USA.   Al momento la curva dei contagi in quella nazione si sta rialzando pericolosamente.   Ieri ci sono stati oltre 60.000 nuovi contagi, cifra piu’ alta di sempre.             Tutto cio’ influisce in maniera negativa sulla popolarita’ dei vari governanti, anche se in Italia il gradimento verso Conte resta alto, anche se non riesco a capire bene come cio’ sia possibile.     A livello di politica economica il Governo sta volando molto basso, ha stanziato 80 miliardi a debito per alleviare i problemi della gente, ma una buona parte di questi soldi sono di la’ da venire.            Adesso stiamo dibattendo su questioni di lana caprina, come per esempio a chi affidare la gestione del “nuovo” ponte Morandi, costruito a tempo di record in meno di un anno, anche grazie a qualche deroga al Codice degli Appalti, che sembra scritto in modo tale da incagliare qualsiasi velleita’ di portare a termine un opera pubblica in tempi ragionevoli.            In effetti i 5 stelle, una volta agguantata la maggioranza relativa in Parlamento, si sono trovati dinanzi al problema di governare.  E governare non e’ facile, in Italia.   Prima si sono messi con la Lega, ed il buon Salvini ne ha approfittato per succhiare una grande fetta di consensi.  Poi quando Salvini improvvidamente ha fatto cadere il Governo, hanno fatto matrimonio col PD, che non e’ riuscito a succhiare altri voti solo per disorganizzazione interna.   Il PD ha un segretario inesistente (Zingaretti) ed e’ contorto in faide interne (Renzi, Calenda).   Sommando peraltro le preferenze di tutti i cespuglietti adesso quell’area arriva al 25%, sicuramente meglio del 18,5% preso dal PD alle ultime politiche.            I voti di Salvini sono defluiti, dopo lo strappo con il M5S, verso Fratelli d’Italia, della Meloni, che sta arrivando a battere il record storico raggiunto da Fini nei primi anni ’90.            Nel frattempo si sta assistendo ad un nuovo revival di Berlusconi, che sta diventando cruciale nello snodo fra maggioranza e opposizione.   Poiche’ nessuno di questi (PD, FI, M5S) vuole andare ad elezioni, ma i contrasti fra PD e M5S sono continui, la presenza di una forza di centrodestra che puo’ calmierare i contrasti, incuneandosi nelle contraddizioni della maggioranza, e’ evidentemente importante.            Si assiste quindi ad uno “sdoganamento” del caimano, che e’ arrivato persino ad un parere favorevole dello stesso Prodi, storico nemico del Cav (prima di lui anche Scalfari si era espresso in merito).   C’e’ un disegno che tende ad una conservazione in naftalina del Governo fino a quando non si arrivi ad una designazione di un Presidente della Repubblica che sia gradito alle tre forze di cui sopra.  Io in ogni caso preferirei una vittoria del centrodestra con Berlusconi candidato Presidente, ma sono consapevole che sara’ poco probabile una tale eventualita’.            Su quanto sta succedendo ecco un parere interessante di Paolo Mieli. Il principio di realtà rifiutatoNon esiste ormai più un solo punto su cui qualcuno nella maggioranza si attenga al principio di realtà di Paolo MieliIllustrazione La vicenda del ponte di Genova e del rapporto con la famiglia Benetton ci rivela in fin dei conti soprattutto una cosa: Giuseppe Conte si sta appalesando come uno dei più straordinari illusionisti della nostra storia. Ipnotizzata la sua (peraltro consenziente) maggioranza, annuncia, dice, si contraddice, rinvia, alla fine poi ricomincia riportandoci al punto di partenza. Non esiste ormai più un solo punto su cui qualcuno nella maggioranza si attenga al principio di realtà. Prendiamo il dibattito sugli aiuti europei (di cui, sia chiaro, dipendesse da noi faremmo richiesta all’istante). Quel che sconforta sono le argomentazioni messe in campo: tali aiuti devono essere donati e, nel caso si configurino come prestiti, va garantito che siano senza «condizionalità». I Paesi che pretenderebbero di ridurne l’ammontare e verificare come quei soldi saranno spesi, vengono descritti come egoisti, avidi e insensibili alla causa europea. Perché insensibili? Per il fatto che — se la Comunità non ci regala quei soldi all’istante o non ce li presta alla maniera che noi pretendiamo — noi non faremo nulla per impedire che vada a monte l’intera costruzione europea. Conta poco che noi quei soldi non sappiamo neanche bene come spenderli. E che probabilmente una parte li butteremo via. L’importante è prenderli. Fino a quando? All’infinito?Ammesso che fosse ammissibile ragionare in questo modo a marzo, aprile, nell’esaurimento nervoso da crisi pandemica, oggi forse dovremmo definire meglio cosa noi, con le nostre forze, siamo pronti a fare per il nostro Paese oltre a spendere i soldi che riusciremo a farci dare dall’Europa. Al momento non si vede all’orizzonte neanche un’idea di qualcosa che ci imponga di risanare ciò che va risanato. Siamo solo capaci di spendere facendo debito, debito e ancora debito. Un’attitudine che almeno trenta o quarant’anni fa serviva a render saldi gli accordi tra partiti. Oggi non c’è più neanche quello. Nessun’intesa è in grado di reggere. Neanche quelle di impianto etico. Vari ministri avevano annunciato mesi fa che nel caso sulle nostre coste fossero approdati dei migranti li avremmo accolti e parzialmente smistati in altri Paesi (grazie ad accordi internazionali presi dalla ministra Lamorgese). Invece quando questi migranti arrivano, restano tuttora al largo per una decina di giorni con la sola differenza che non ci sono più scrittori o parlamentari che vadano su quelle navi a portar loro conforto. Qualcosa deve essere cambiato nella sensibilità dei soccorritori che si mobilitarono l’estate scorsa. Neanche sulla modifica dei cosiddetti decreti Salvini sembra esserci all’orizzonte uno straccio di intesa. Né su una decina o più di punti che non stiamo qui ad elencare.Su un solo dettaglio l’accordo tra Pd e Cinque Stelle appare granitico: quello di un sistema elettorale che renda l’attuale stato delle cose immodificabile. Un sistema per fare in modo che sia impossibile per l’elettore scegliere una maggioranza e un programma di governo come tuttora accade per sindaci e presidenti di regione. Lo scopo è quello di agevolare al massimo i rimescolamenti parlamentari divenuti da tempo l’unica, vera specialità della sinistra italiana. Il tutto accompagnato da spudorate ammissioni del vero motivo per cui si procede in questa direzione: disarticolare l’attuale opposizione e impedirne la vittoria. Qui non abbiamo niente da dire su coloro che negli ultimi quarant’anni sono rimasti coerentemente proporzionalisti. Ma nei confronti di coloro che ai tempi si iscrissero con giubilo alle grandi tribù del maggioritario, vorremmo suggerire una riflessione in extremis non tanto sul loro cambiamento di idee (le idee si possono sempre, a volte si devono modificare) quanto sulla sospetta unanimità di tale trasformazione. Un fenomeno non nuovo nella storia d’Italia. Che è arduo annoverare tra le caratteristiche migliori della nostra tradizione.