Diario Infernale

Il (Vis)Conte dimezzato


    Negli ultimi giorni il panorama politico del paese si e’ un po’ incendiato.   La tensione che covava in sordina da qualche settimana si e’ acuita e la corda infine si e’ spezzata.            Questo Governo e’ una creazione di Matteo Renzi.   Nel 2019, quando Salvini si e’ sfilato, con l’intenzione di rimuovere Conte ed in sottordine di andare alle elezioni a fare l’en plein, Renzi aveva operato in modo di risuscitare Conte (alla faccia di quelli nel suo partito che non lo volevano), e di creare una maggioranza alternativa che evitasse i “pieni poteri” chiesti da Salvini.            Per parecchi mesi la nuova maggioranza e’ andata avanti alla meno peggio, poi e’ scoppiata la pandemia e tutto e’ precipitato in un’emergenza continua, cioe’ paradossale, in quanto un’emergenza puo’ essere definita tale solo se eccezionale e di breve durata.            La seconda ondata, iniziata ad ottobre, ha complicato le cose.   Inoltre la decisione europea di lanciare il grande piano di Recovery, dotato di ben 750 miliardi di fondi europei, ha introdotto un nuovo fattore di discussione all’interno della maggioranza.               E’ probabile che Conte si sia un poco montato la testa e si sia creduto insostituibile, punto di equilibrio tra forze diverse.   Ma Renzi ad un certo punto ha cominciato a pensarla in modo diverso.   Il problema per Renzi, che nel frattempo era uscito dal PD per formare un nuovo partito, Italia Viva, era che Conte stava diventando troppo ingombrante.  Piu’ che punto di equilibrio, stava diventando un pericoloso concorrente in area centrista.   L’ipotesi che Conte potesse costituire un partito a sua volta a far concorrenza a Renzi era piu’ che plausibile.            L’obiettivo di Renzi, a questo punto e’ diventato chiaramente quello di sostituire Conte con un altro premier che gli facesse meno ombra.    In questo tentativo pero’ non ha avuto molto aiuto da parte del PD di Zingaretti, a cui Conte tutto sommato poteva far comodo, in questa fase, anche se all’inizio magari non ne erano tanto convinti.   Nel PD opera anche quella eminenza grigia rappresentata da Franceschini, politicamente molto abile, ed i deputati piddini seguono molto i consigli di Bettini, anch’egli molto navigato nei giochi parlamentari.            Quindi la manovra a Renzi non e’ riuscita.   Allora il “bullo” (come lo chiamava Pansa) si e’ messo a fare il gioco duro, da buon pokerista qual’e’.  La mossa finale e’ stata quella di ritirarsi dal Governo, mettendo in crisi la maggioranza.   Conte e’ stato costretto a presentarsi alle Camere, per chiedere un voto di fiducia.   Ovvio che non si e’ dimesso, come da copione.  Non l’ha fatto prima, ne’ poteva farlo adesso, in dispetto a Renzi.            Il voto si e’ concluso ieri.  Alla Camera Conte ha preso 321 voti, maggioranza assoluta (in calo di una ventina di voti).   Al Senato 156 voti, maggioranza relativa (prima ne aveva 169).  Renzi lo puo’ far cadere, ma deve stare attento ai suoi senatori.  Per ora non si e’ sbilanciato, sta aspettando il momento opportuno, da buon gattone col topo.