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Pensieri e poesie sull'amore e dintorni

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« La poesia

"Primo: non nuocere"

Post n°51 pubblicato il 02 Dicembre 2010 da tizianaweb
 

Ippocrate di Coo o Kos  è stato un medico e geografo greco vissuto circa 400 anni prima di Cristo. Egli ha messo al primo posto della sua etica professionale, ovvero nel famoso "Giuramento", ancora professato dai medici odierni, il principio "non nuocere".

Credo che questo principio valga per tutti i rapporti umani e anche nei confronti di tutti gli esseri viventi e del nostro pianeta: prima di pensare a fare bene, a far del bene, è categorico porsi in uno stato di potenziale impossibilità a nuocere in nessun modo, in nessuna forma.

Ciò vale anche e soprattutto nei confronti di se stessi.

Credo che una persona veramente adulta sia in grado di "badare a se stessa" proprio riuscendo a far sì che nessuno, né se stesso, né altri, possano essere portatori di danno, anche involontariamente.

Ai bambini, forse viene detto con troppa poca incisività, quanto sia importante, prima di pensare ad "essere buoni", a tener lontano il danno, ad essere assertivi nel creare prima col pensiero e poi con le azioni, situazioni di positività per se stessi e per gli altri.

la bontà e il far del bene sono passi successivi e già più maturi.

Purtroppo, di esseri adulti, ce ne sono pochi...

Lo dimostra la storia dell'umanità, fatta di eventi disastrosi e catastrofici, provocati per lo più dall'incapacità di popoli interi a "proteggersi", non solo dagli eventi naturali, ma soprattutto dai propri simili e da se stessi.

Se le azioni di ogni singola persona fossero governate da questo principio di non nuocersi e di non nuocere, tale principio universale salverebbe il mondo.

Ma non solo l'amore universale, vista in questa ottica "responsabile", dovrebbe rispondere a questo principio, ma ogni altro tipo d'amore.

Per essere in grado di non nuocere, bisogna essere "coscienti" e "conoscenti".

Dove c'è l'ignoranza, uccide sempre, e dove c'è essa, non c'è amore.

Anche per tali motivi, non credo minimamente all'irrazionalità dell'amore tra uomo e donna.

Il vero amore, profondo e passionale, sa sempre il perché della sua esistenza.

Secondo me, l'amore vero, quello che accompagna lungamente un uomo e una donna per tutto il corso della loro esistenza, non è cieco, anzi ha vista lunga e acuta ed è fatto di continua e rinnovata conoscenza, ri-conoscenza, responsabilità e co-responsabilità.

Questo tipo d'amore, fatto di sostanza ed essenza, è amore felice, ovvero luogo di fecondità, che "crea" altro amore e nuova conoscenza senza fine.

Per questo, in senso completamente lontano da qualsiasi forma di religione, fede e credo e altro Dio correlato, ma pur utilizzando le metafore della religione cristiana, parte del mio substrato culturale, penso, che l'Alfa e l'Omega siano in quel divino interiore che alberga in ogni uomo, "parola" "verità" "percorso", dove l'amore, non è altro che l'assenza del male, l'assenza dell'ignoranza e l'assenza della morte.

 

 
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