Tutti conoscono la celebre frase di Cartesio "Penso dunque sono" (Principia philosophiae 1, 7 e 10) con cui il filosofo esprime il fatto che l'uomo ha la certezza di esistere nel momento in cui si percepisce come essere pensante.
Quindi, aggiungo, nel momento in cui il proprio pensiero si manifesta ad altri, questo "è" per gli altri e quindi "si è" per chi ascolta o legge le nostre parole.
Essere a se stessi e per gli altri in uno scambio di essere e dire, dire ed essere (e nel dire c'è l'essere e nell'essere c'è il dire), c'è la crescita e l'evoluzione del "sono" da prima persona singolare a terza persona plurale per un ritorno alla prima ampliato, che va poi nuovamente alla terza per una coniugazione continua dell'essere e della conoscenza.
E non c'è autentica conoscenza senza amore e amore senza conoscenza, pertanto nella parola c'è l'essenza dell'amore e della conoscenza.
Se nel nostro dire, in quanto manifestazione del nostro pensiero, c'è il nostro essere, quando le parole esprimono poco o nulla e sono vuote, molto probabilmente è vuoto il nostro essere... molto vicino al nulla.
Inviato da: e_tobi
il 10/12/2010 alle 12:41
Inviato da: cin0
il 09/07/2010 alle 06:18
Inviato da: sonia.fri
il 18/06/2010 alle 23:56
Inviato da: tizianaweb
il 06/04/2010 alle 21:21
Inviato da: tu0no
il 06/04/2010 alle 20:52