Un blog creato da francostanco_1961 il 25/12/2011

Il 25 Dicembre

di E. Romeo (Forse Rallentato Arreso No Coriaceo Oltremodo Sempre Testardo Ancor Non Cedo Oblio)

 
 
 
 
 
 

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« Ma si, vanno bene anche ...Berlusconi sa cosa si pr... »

L’arrendevolezza non paga ... seconda parte!

Un lungo viaggio attraverso le maglie della democrazia sta per concludersi dolorosamente. E’ proprio ora di gettare la spugna, il PD è in continua tentazione con l’altra faccia della medaglia. Non che la prima fosse così limpida ormai da anni, ma la tentazione di pensare che ci sia ancora un grande partito di massa e popolare è sempre forte. Nel carro di D’Alema c’è posto anche per Renzi, anche se gli accordi preelettorali della finta rottamazione indicavano Massimo D’Alema quale futuro capo dello Stato. Con post n. 265 del 11 Gennaio 2013, L’arrendevolezza non paga!, avevamo individuato quale soluzione, fra le più probabili, in previsione dell’allontanamento dalle candidature al parlamento di D’Alema, anche quella del Colle. Oggi, forse, i fatti ci danno ragione.

Pier Luigi Bersani spinto verso la candidatura al Quirinale dice no, il sogno era e resta Palazzo Chigi. E se scenderà dal carro di D’Alema, non ci salirà mai più. Renzi è ormai in contrapposizione con Bersani. Molti hanno già deciso e vedono il sindaco di Firenze il prossimo candidato o futuro premier che metterà la parola fine alla formazione del nuovo governo, accolto anche a “braccia aperte” da Berlusconi che ha già ceduto al Capo dello Stato “amico”. La tensione all’interno del Partito democratico è ormai alle stelle e non si esclude che si possa giungere alla rottura in occasione della prossima Direzione di partito.

Bersani, dice Enrico Letta in un comunicato, non è candidato alla Presidenza della Repubblica e sta lavorando ad una soluzione che sia condivisa anche dal centrodestra e dalla Lega Nord.

E se la cultura mediterranea non viene meno, anche questa volta si esce dal pantano politico cedendo ai sentimentalismi e spingendo pericolosamente questo Paese verso un periodo di buio totale, con una legislatura caratterizzata da un auspicato Parlamento rinnovato, ma che nei fatti sta dimostrando di essere più vecchio di prima.

 
 
 
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