ARCHEOLOGIA NUOVA

Il Dio Ptah


 Dio locale di Menfi fin dai tempi predinastici ( circa 3.000 a.C. ), antecessore di Atum, era considerato creatore degli dei e degli uomini oltre che patrono degli artigiani, degli artisti. Era marito della dea Sekhmet e padre di Nefertum. Di solito era raffigurato avvolto in vesti aderenti, così conferendogli aspetto crisaliforme, era spesso dipinto con carni di colore verde. Nelle rappresentazioni, in genere impugna nelle mani giunte sul petto lo scettro sul quale sono sovrapposti una croce ankh, simbolo della vita e della creazione, ed un pilastro djed, simbolo della stabilità. La testa coperta dalla calotta ed ha la barba posticcia. Generalmente in piedi, ma anche seduto, spesso raffigurato all'interno di un naos che presenta un'apertura dalla quale si scorge il suo busto. Era chiamato il "signore della verità" perché era la fonte del codice etico e morale governando MAAT. Era considerato capace di creare attraverso la bocca, ossia con le sue parole, che annunciavano quanto deciso dal cuore di realizzare. A Menfi questa divinità era denominata Hiku-Ptah o Hat-Ka-Ptah, ossia "la dimora dell'anima di Ptah". Soprannominato "il primo degli dei", Ptah era anche patrono dei grandi monumenti. Quando Ptah fu in qualche modo soppiantato da Atum, i sacerdoti del suo culto si trovarono col problema di vedere declassata la loro divinità principale. Cercarono quindi il sistema d'inserire Ptah nella cerchia di Atum. I pensatori menfiti scelsero di identificare Ptah con l'acqua primordiale dalla quale era nato Atum, trasformando così Ptah nel padre di Atum. A questo punto, le due grandi divinità non erano più in concorrenza tra loro. In epoca ramesside, Ptah formava con Amon e Ra la grande triade dinastica.