ARCHEOLOGIA NUOVA

Teofanie cosmografiche ...


Teofanie cosmografiche, ovvero l’origine del “Sacro manto geografico”.      di Claudio Piani e Diego Baratono“ …Niente è tanto difficile che, cercando, non si possa venirne a capo …”.             Terenzio, Heautontimoroumenos Risale ormai all’anno 2003, l’identificazione della fonte iconografica radice del mappamondo affrescato sulla volta della cosiddetta “Sala della Creazione”, spettacolare ambiente nella dimora rinascimentale dell’antica famiglia dei Besta a Teglio. L’importante scoperta, oltre ad innescare discussioni sulla diffusione di ben determinata scuola cartografica rinascimentale,[1] nella fattispecie quella teutonica riferibile al matematico Caspar Vopell, ha portato alla nostra considerazione pressanti interrogativi sulla presenza di così ricercato e particolare manufatto, in contesti socioculturali apparentemente privi di particolari interessi su questioni geografiche ormai lontane. In nostri precedenti studi,[2] si è evidenziato come le pitture racchiuse nella splendida volta della sala in discorso, orbitanti appunto intorno al mappamondo vopeliano, sono fedele racconto per immagini del ciclo biblico della Creazione”. In dettaglio si trovano rappresentati: la “Genesi della Luce”, la “Separazione delle Acque”, la “Creazione degli Animali terrestri, dei Pesci e degli Uccelli”, la “Creazione delle Stelle”, ed in ultimo, la “Creazione d’Adamo ed Eva”. Importante l’iconografia a fondamento d’alcune scene dipinte nella volta, in particolare quell’inerente alla nascita d’Eva: in buona misura, questa sembra replica di figurazioni prototipiche, circolanti in ambiente prettamente toscano. Più precisamente, si tratterebbe delle creazioni riferibili all’artista senese Bartolo di Fredi, le cui opere pittoriche, eseguite verso la metà del Trecento, sono ancora splendidamente conservate nella navata sinistra della Basilica di Santa Fina a San Gimignano. L’indicazione, si vedrà meglio in seguito, è di vitale importanza per avvicinare ed intendere l’insolita strutturazione e culturale e sociale, che ha consentito, ad una località decentrata quale si direbbe Teglio, l’elaborazione e la gestione sapiente, di potenti modelli espressivi, per dir così, “ermetici”. Sono molto particolari le tematiche in discorso, invero, maneggiate finanche in modo disinvolto in questo contesto prettamente montano. Si direbbero costruzioni mentali radicate, piuttosto che altrove, nel + sofisticato mondo fiorito alla luce ed al calore della Firenze umanistico-rinascimentale, ora trasformatasi in straordinario forno alchemico, influente “atanor” formativo radiante cultura a trecentosessanta gradi. La sala del mappamondo valtellinese, ha dimensioni raccolte in 48 mq; è esposta a Nord e molto probabilmente era adibita a stanza da letto od a biblioteca. Tutti gli indizi portano ad immaginare un utilizzo del locale come luogo di raccoglimento, d’ozio, soprattutto, di meditazione. I mappamondi che sovente decoravano questo genere di locali, erano ingredienti propedeutici all’ideale svolgimento di determinate pratiche meditative. Le scene dipinte, infatti, solitamente ricoprivano notevole funzione didascalica per l’osservatore. L’ornato si rivelava essere vero e proprio trattato di storia universale illustrata consultabile in ogni momento, senza la “fatica” di sfogliare ingombranti quanto delicate pagine di costosissimi libri. Il “mappamondo”, come buona parte delle poche storie universali ed enciclopedie circolanti nel Medio Evo, aveva lo scopo di concentrare su di se la sintesi dell’intera opera che lo conteneva. Il mappamondo, si è già detto, svolgeva “anche” la funzione di riassunto per immagini. Non è da meno, quindi, la decorazione pittorica ideata per l’interno della “Sala della Creazione”, che acquista valenze polarizzanti, in grado di condensare tutte le immagini bibliche presenti nel locale, in unico continuum spazio-temporale ...