ARCHEOLOGIA NUOVA

Teofanie cosmografiche (II parte)...


...Ugo da San Vittore, scrive nel prologo della sua  “Descriptio mappae mundi”: “Sapientes viri, tam seculari quam ecclesiastica litteratura edocti in tabula vel pelle solent orbem terrarum dipingere, ut incognita scire volentibus rerum imagines ostendant, quia res ipsas non possunt presentare…”. L’idea tanto corretta quanto moderna, che le rappresentazioni per immagini in genere, geografiche in questo caso, aiutino a recepire meglio i concetti rispetto ai testi scritti cui s’accompagnano, sarà ribadito successivamente, anche da Ruggero Bacone e da Francesco Petrarca. Petrarca, infatti, proclama i mappamondi addirittura superiori al viaggio fisico stesso. Si trasmette in qualche misura l’idea, che questi particolari oggetti non sarebbero semplici costruzioni decorative ma vere e proprie finestre sul mondo, interiore ed esteriore, della conoscenza. Potenti varchi virtuali nel tempo e nello spazio in grado di trasportare istintivamente chiunque sia partecipe, in luoghi lontani, sconosciuti, instillando ricchi contenuti pedagogici in chi osserva. Nel Medio Evo, inoltre, i mappamondi erano utilizzati per “spiegare illustrando”, aspetti appartenenti sia alla dimensione trascendentale e religiosa, sia a quelli più pragmatici ed immanenti dell’ambito secolare loro contemporaneo. La domanda è inevitabile: anche la carta affrescata di Palazzo Besta assume dunque, queste funzioni dai chiari connotati didattico-meditativi?[3] Cerchiamo di capirne di più. [1] History of Cartography World Wide Web, Newsletter 2003, summer, Editor’ News, pp.3-4.[2] Claudio Piani, L’affresco geografico di Palazzo Besta, Riv. Geogr. Ital., 111, 2004, pp.543-550, Firenze, 2004.[3] Giorgio Mangani, Il sentimento del paesaggio nel Lario e nelle Marche, relazione alla seconda conferenza internazionale di ricerca “ La cultura del paesaggio tra storia, arte e natura” (Lovena di Menaggio, Como, 2006).