ARCHEOLOGIA NUOVA

Teofanie cosmografiche(VIII parte) ...


... E’ quasi premonizione di quanto un giorno, alle pendici dei Vosgi, si sarebbe disvelato all’umanità intera. Il mito fondante, la visione moralizzatrice di un destino mediato dall’intervento divino sempre presente, sono ingredienti che ritornano vigorosamente anche nell’iconografia del mappamondo affrescato valtellinese. Gli storici dell’arte che si sono occupati della “Sala della Creazione” dove campeggia l’opera geografica del Vopell, sono concordi nel sostenere gli affreschi religiosi momento celebrativo a suggello dell’atto maritale, avvenuto nel 1576, tra il cattolico Carlo I Besta e Anna Travers, nobildonna di famiglia protestante. Nel ciclo pittorico gravitante attorno all’affresco geografico in discorso, spicca la totale assenza di rappresentazioni antropomorfe delle divinità. Si legge in filigrana, poderosa, l’influenza esercitata dalla cultura protestante dei Travers, famiglia allora molto potente ed influente in Valtellina. E’ ovvio che l’arrivo nella famiglia Besta del nuovo membro femminile, legato spiritualmente a teorie riformiste d’oltralpe, abbia peso non indifferente nella scelta dei motivi decorativi a carattere religioso della splendida sala. Modelli figurativi protestanti, grondanti contenuti sacri cattolici che, però, hanno avuto origine da quel grembo inesauribile costituito dal mondo culturale umanistico fiorentino, dove tutto ha inizio, e che, come in un cerchio, consente al tutto di concludersi decorando le pareti di una nobile dimora in un piccolo sperduto borgo medievale delle Alpi retiche. Lo splendido mappamondo affrescato da anonimo nel 1570, proprio per sua natura strutturale, per forma e per contenuti, riconduce inesorabilmente alla sagoma del mappamondo del 1507 elaborata dal cenacolo vosgense. E’ inevitabile pensare, a questo punto, che anche l’affresco valtellinese celi nel suo profilo, la stessa simbologia mariana della carta francese. Fu, dunque, scelta strategica mirata quella dei cattolicissimi Besta, d’utilizzare un mappamondo palliografico, e quindi mariano, all’interno di un ciclo d’affreschi dagli influssi “riformisti”? Si voleva così equilibrare, in estremo atto sincretistico, i contenuti mediatici degli stessi, troppo sbilanciati verso idee riformate? Esaminando l’impianto iconografico del manufatto geografico valtellinese attraverso l’implacabile crivello offerto dalla matrice palliografica, allo stato dell’arte, diventa più che plausibile pensarlo. “… Non sempre le cose stanno come sembrano …”.            Esopo, Favole, 4, 11BibliografiaBaratono D., Le Abbazie ed il segreto delle Piramidi. L’Esagramma, ovvero le straordinarie Geometrie dell’Acqua, Genova, ECIG, 2004.Dolcetti P., Ferecide di Atene testimonianze e frammenti, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2004.Colli G., La sapienza greca, II, Milano, Adelphi, 1978.Diogene L., Vite dei filosofi, Bari,Ed. Laterza, 2005.Mangani G., Cartografia morale, Modena, Franco Cosimo Panini, 2006.Ronsin A., La fortune d’on nom America, Grenoble, Jérome Millon, 1991.Formisano L., Iddio ci dia buon viaggio e guadagno, Firenze, Ed. Polistampa, 2006.Piani C., L’affresco Geografico di Palazzo Besta di Teglio, Firenze, in Rivista Geografica Italiana, n°111 settembre 2004, pp.543-550.Piani C., Baratono D., La carte dévoillée du Palazzo Besta, Actes du colloque Saint-Dié-des Vosges, baptise les Ameriques, Musée Pierre Noël, 2008, pp.71-81.Bettini A., Americae Retectio, ricostruzione di un processo creativo, Genova, in Columbeis, III, Darficlet, 1988.Franceschini P., La cappella Vespucci del ramo d’Amerigo il Navigatore nella chiesa di Ognissanti a Firenze, s.e., Firenze, 1898.Schmidt C., Mathias Ringmann (Philésius), umaniste alsacien et lorrain, in Mémoires de la Société d’Archéologie Lorrraine et du Musée Historique Lorrain, III, 1875. Milano, presso l’Istituto di Geografia Umana dell’Università statale