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Sacrifici quaresimali


La Quaresima è tempo di penitenza e di purificazione. Basta leggere le parole di Gesù: “Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mt 16,24). Ci ricorda la penitenza che fecero i Niniviti durante la predicazione di Giona che per quaranta giorni ne annunciava la distruzione. Essi fecero cordoglio e invocarono il perdono di Dio, che si lasciò impietosire dalla loro sincera contrizione di cuore. Oltre ad un sentimento di contrizione per aver commesso colpe o peccato, la penitenza può essere una rinuncia, una sofferenza di varia natura che si accetta con pazienza. Rinuncia significa non fare o mangiare quello che piace. C’è la penitenza volontaria ed involontaria, quella che si fa per decisione personale, e quella che si sopporta perché non cercata: fame, sete, freddo, caldo, povertà, ecc. Questa penitenza è una afflizione. Il sacrificio è un atto personale con cui si offre a Dio qualcosa di spirituale o di morale: malattia, incomprensione, persecuzione. Il sacrificio come offerta a Gesù o alla Madonna è sempre volontario, è una forma di rinuncia, anche se si tratta di offrire a Dio qualcosa di particolarmente importante per un nobile scopo, per un ideale. La penitenza è stata amata da tutti i Santi. Non si può cambiare il Vangelo, che dicendo: quando fai la tua elemosina....quando digiuni...quando preghi...ci ricorda che occorre fare queste cose e ci dice anche con quale atteggiamento farle. Coloro che non seguono gli insegnamenti di Gesù non hanno alcuna attrazione verso la Quaresima e ignorano la necessità delle penitenze. Senza penitenze il cristiano rimane molto carnale, guidato dagli istinti passionali, confuso dietro il materialismo. Senza di essere difficilmente potrà avere il gusto delle cose di Dio e non potrà compiere facilmente il cammino cristiano.