Creato da dioama il 21/10/2005
 

DioAma

DIO HA TANTO AMATO IL MONDO DA DARE IL SUO UNIGENITO FIGLIO, AFFINCHE' CHIUNQUE CREDE IN LUI NON PERISCA MA ABBIA LA VITA ETERNA. (Giov.3,16)

 

 

LA TRINITA’

Post n°81 pubblicato il 10 Settembre 2009 da dioama
 

 La Chiesa Cattolica professa la fede nella TRINITA' :

com’è possibile credere che vi sia un solo Dio e nello stesso tempo che sia formato da tre persone distinte ?


Spesso ci sentiamo dire che questo è un mistero da accogliere senza porci domande e questo in alcuni casi suscita un naturale disappunto.

Ma occorre fare una doverosa considerazione:

certamente penetrare l'abisso della ricchezza, della bellezza, della santità, della perfezione infinita di Dio non è possibile all'uomo e quindi neanche la natura di Dio che noi professiamo distinta nelle tre persone divine.

Tuttavia non è impossibile comprendere fatte le debite proporzioni, che le Tre Persone, Padre, Figlio e Spirito Santo abbiano la stessa natura divina e formino una inscindibile unità.

 

Riflettendo sul libro della Genesi (1,27 28) troviamo che Dio creò l'UOMO a sua immagine e somiglianza. Questa penso sia la chiave per la comprensione. Se è vero che Dio è trinità, anche l'uomo dev'essere di natura trinitaria.

Osservando ancora, trovo assai singolare che Dio dopo aver creato l'uomo col fango della terra, non crea la donna prendendo altro fango ma la forma traendola dall'uomo, durante il suo sonno, plasmandola con una sua costola, parte di lui e quindi una seconda persona che procede dalla prima e della sua stessa natura. Possiamo vedere qui un primo esempio di come l'uomo sia sul piano fisico ad immagine del suo Creatore dal quale "procede" sul piano spirituale la Sua Parola creatrice, generata da Lui, preesistente in Lui, nel suo grembo.

Dice infatti l'evangelista (Gv. 1,18), traducendo direttamente dal testo originale greco: "l'Unigenito Dio che era nel seno del Padre, ce lo ha fatto conoscere".

Gesù poi, afferma che il maschio e la femmina uniti in matrimonio formano UNA SOLA CARNE, eppure essi sono due persone distinte materialmente, psicologicamente e spiritualmente.

E' meraviglioso considerare e costatare come sia reale la profonda unità che lega i due sessi, la loro complementarietà fisica, psicologica e spirituale;

tutto questo è sotto i nostri occhi e non possiamo negarlo.

La moglie e il marito congiunti insieme formano una inscindibile unità tanto che Gesù insegna a non osar separare ciò che Dio ha unito. Ecco il miracolo che anche noi sul piano della natura creata rappresentiamo: le due persone sono distinte ma formano una sola carne; non hanno due diverse nature ma la stessa natura umana ed inoltre: NON SONO PIU' DUE MA UNA SOLA CARNE (Marco 10,8).

Ma andiamo ancora avanti e scopriamo qualcosa di ancora più meraviglioso.

 

Un nuovo e singolare miracolo si presenta quando le due persone unite in una sola carne, in comunione di amore danno origine ad una terza persona, distinta dai due precedenti ma perfettamente unita ad esse nello stesso grembo della madre che lo ha concepita e della stessa natura dei genitori. Tre persone distinte, una sola carne, una sola natura. Essi formano una assoluta unita': non unita' di carattere solo morale, o di semplice volontà. L'evidenza fisiologica mostra l'unita' corporea di questi tre esseri in se distinti. Ed essi sono, ricordiamolo, fatti ad IMMAGINE E SOMIGLIANZA DI DIO che noi appunto affermiamo essere un solo Dio, una sola natura divina, in tre Persone. La fede cattolica insegna che lo Spirito Santo infatti, è la terza persona e che procede dall'amore tra il Padre e il Figlio.

Naturalmente la grandezza di Dio, e per analogia la grandezza dell'uomo va molto al di là di queste semplici considerazioni che servono solo a comprendere come sia possibile la perfetta e reale unità di tre persone distinte e perciò si potrebbero fare molte altre osservazioni.

Nel genere umano un figlio e' un essere che viene generato dagli stessi elementi sostanziali dei genitori e una volta nato e' anch'egli un uomo a tutti gli effetti: notiamo bene che il padre e' di natura umana, la madre e' di natura umana, il figlio e' di natura umana: sono tre esseri distinti ma una sola e' la loro natura e la loro sostanza, sono uguali nella loro dignità' umana seppur diversi quanto alla loro specifica funzione.

 

Riportando sul piano divino questa osservazione dobbiamo ritenere fermamente che Dio Padre può essere chiamato veramente Padre in senso proprio solo ed unicamente se ammettiamo che Egli abbia un vero Figlio: se questo Figlio unigenito di Dio di cui riferiscono gli evangelisti fosse anch'egli una creatura per quanto la più alta di tutte non potremmo dire che il Padre sia veramente tale bensì che egli e' solo un Creatore: l'espressione UNIGENITO attribuito a Gesù tante volte nel vangelo significa appunto UNICO GENERATO, (dunque non creato). La natura del Figlio e' identica alla natura del Padre allo stesso modo che un padre umano genera un figlio di natura umana.

 

L'amore che nasce tra Dio Padre e Dio Figlio genera lo Spirito Santo: la famiglia di Dio e' veramente il prototipo della famiglia umana, ecco fin dove si spinge la somiglianza dell'uomo con Dio: un vero capolavoro solo se concepito un insieme di persone, una famiglia appunto. Possiamo anche dire che ogni volta che si tradisce o si ferisce l'unità della famiglia si deturpa l'immagine della Trinità di cui è segno.
Cerchiamo perciò di imitare il più possibile l'amore trinitario riportandolo sul piano umano per divenire simili a Dio.

 
 
 

LA COSA PIU' IMPORTANTE

Post n°80 pubblicato il 08 Settembre 2009 da dioama
 

Ci si affanna e preoccupa di mille cose durante le nostre giornate stressanti. Piene di ansie e anche di giustificati motivi in quanto dobbiamo pure mandare avanti la nostra baracca.
Però, a parte le cose veramente necessarie, si rischia di dimenticare la cosa in assoluto più importante: la salvezza. E quindi apriamo gli occhi e soprattutto il cuore all'unica cosa che Vale: il nostro Salvatore, una Persona venuta in carne ed ossa per offrirci proprio questo. Non lasciamoci confondere le idee dai tanti imbonitori del mondo; "non vi è sotto il cielo nessun altro Nome mediante il quale noi possiamo essere salvati", all'infuori di quello di Gesù, che solo può guidarci in una selva così intricata e altrimenti incomprensibile quale è la nostra vita umana. 

 
 
 

L'AMORE PIU' GRANDE

Post n°79 pubblicato il 07 Settembre 2009 da dioama
 


ECCO LGesù, nonostante vivesse nella gloria del Padre dall'eternità, per salvare noi uomini peccatori, lasciò l'onnipotenza del cielo e si fece povero, soffrì la persecuzione, la fame, la sete, la fatica, il lavoro, il sudore di sangue, l'incomprensione, il rifiuto, la condanna dei capi religiosi e civili e del popolo, il tradimento o il rinnegamento dei suoi più intimi, si sottopose a sputi, schiaffi, frustate, sanguinamenti, strattonate, denudamento, derisione, disprezzo, bastonate sul capo calcato da spine, trasporto di un pesante legno, disidratazione, cadute, escoriazioni, e dopo essere stato stiracchiato per poterlo brutalmente inchiodare alla croce, anche la sfida quale ultima tentazione da parte dei suoi aguzzini: se Dio è suo amico lo salvi, se è Figlio di Dio scenda ora dalla croce... E anche dopo la morte non ha avuto tregua: una lancia gli ha trapassato il petto raggiungendo il cuore e facendone uscire sangue e siero.
E' stato sfibrato, dissanguato, lacerato, martoriato; per me, per te, per tutti.
Di quale amore non sarà degno una Persona così, che ci ha amati a tal punto da rinnegare completamente Se stesso per offrirsi a noi in modo così vertiginosamente inconcepibile? Si è realmente gettato giù nel profondo del nostro abisso mortale per raggiungerci anche lì, nel baratro in cui avevamo meritato di andare. Anche in questo Egli ha dimostrato di essere il Figlio di Dio.
 
 
 

la SINDONE E' UNA PROVA INDIRETTA DELLA RESURREZIONE

Post n°77 pubblicato il 03 Settembre 2009 da dioama
 

Le sofferenze di Cristo, dalla sua nascita povera e tribolata, e soprattutto l'"ora" angosciosa della sua Passione, profetizzata in tanti scritti dell'Antico Testamento ma soprattutto nei salmi ci viene descritta nei Vangeli e trova la piena conferma nella Sindone che è il documento più sorprendente della storia umana: ci mostra al vivo un Uomo che ha sofferto tutte le cose profetizzate e descritte nei Libri Sacri, che è morto in croce dopo una passione immane , ma ci mostra che è anche risorto; infatti se quel morto  fosse rimasto avvolto nel telo oltre il terzo giorno avrebbe iniziato a decomporsi e quindi impedendo che l'immagine rimanesse visibile; se invece qualcuno avesse rimosso il telo avrebbe provocato lo sfrangiamento dei bordi delle macchie di sangue, cosa che invece non è avvenuto. Questo significa che l'Uomo avvolto nella Sindone ha attraversato le fasciature senza che nessuno le abbia rimosse, come se le avesse attraversate, uscendone. 

 
 
 

LA BELLEZZA DI DIO

Post n°76 pubblicato il 01 Settembre 2009 da dioama
 

 Spesso pensiamo a Dio come  un giudice giusto ma severo, talora come un vecchio con la lunga barba bianca pronto ad emettere verdetti. Pochi pensano invece che Egli, ideatore e creatore di tutte le meraviglie del creato è innanzitutto Padre, ma soprattutto essendo l'Autore di tutte le bellezze e le perfezioni che possiamo riscontrare nella Creazione E' EGLI STESSO BELLEZZA E PERFEZIONE INCREATA. La nostra mente limitata non può immaginare una simile bellezza e se potesse vederla anche per un solo istante vorrebbe morire alla vita presente. A volte si perde la testa per una semplice creatura terrestre. Cosa accadrebbe se si riuscisse a vedere il Creatore di tutte le bellezze?

 

 
 
 

COS'E' LA VERITA'?

Post n°75 pubblicato il 28 Agosto 2009 da dioama
 

Pilato fece a Cristo questa domanda: cos'è la verità?

Cristo aveva detto: IO SONO la via, la VERITA' e la vita.

E' Lui la verità e non un pensiero o una ideologia umana.

In Lui il Padre ci ha comunicato tutto e non ha altro di più grande, di più vero, di più amabile da offrirci. Si è offerto con il Figlio all'umanità per dargli la verità salvatrice.

Non rifiutiamo questo irripetibile dono offertoci con una passione senza limiti

 
 
 

La Via dellaVerità che porta alla Vita

Post n°74 pubblicato il 21 Agosto 2009 da dioama
 

I mulini di Dio macinano molto lentamente ma terribilmente fine.

Occorre saper attendere pazientemente perchè le cose saranno portate a compimento con giustizia, sapienza e misericordia.

Non laciamoci portare lontano da Cristo, perchè Lui solo è la Via della Verità che porta alla Vita.

 
 
 

TENTAZIONE ESTREMA

Post n°73 pubblicato il 19 Agosto 2009 da dioama
 

Sotto l'albero della Croce dicevano al Crocifisso: "se sei il Figlio di Dio scendi ora dalla Croce (Mt 27,40)"
Estrema tentazione per Gesù: se fosse sceso poteva interrompere le sue sofferenze, poteva acquistare fama e affermare il suo potere. In un solo colpo le tre tentazioni del deserto furono riproposte nel momento culminante della sua missione.
dice il Vangelo:
Lu 4,13 Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato.
Il tempo fissato è quello che Gesù stesso definisce: "ora delle tenebre".
E proprio durante quell'ora da più parti veniva proposta a Gesù di far uso del suo potere mostrato verso tanti altri, per salvare se stesso. Anche il ladrone alla sua sinistra lo incitava a fare questo.
Ma Gesù aveva già ricacciato indietro il diavolo, quando, per bocca dello stesso Pietro voleva distoglierlo dalla Croce che Egli gli preannunciava (Mat 16,23 Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».)

Se Cristo avesse ceduto a tale tentazione, umanamente fortissima, non avrebbe attuato la redenzione e non avrebbe neppure mostrato la via dell'umiltà e del rinnegamento di se che aveva insegnato agli altri.
Ma non cedette e compì fino in fondo la sua missione di immolarsi per la redenzione umana.
Ed in quel contesto anche la santa Madre, Maria, non chiese al Figlio, quello che chiedevano gli altri uomini: che il frutto che pendeva da quell'Albero venisse tolto contro la volontà del Signore stesso. Contrariamente alla prima donna che staccò il frutto che non aveva il permesso di togliere, la nuova Donna non cedette alla tentazione e si sottomise al volere di Dio, e accettò con lo strazio del cuore, ma senza opporre resistenza, che quel Frutto servisse come cibo di Vita per tutti gli uomini.

 
 
 

IL DONO DELLA PERSEVERANZA

Post n°72 pubblicato il 08 Agosto 2009 da dioama
 

Perché si dovrebbe chiedere a Dio la perseveranza, se non è concessa da lui ? Non sarebbe forse una richiesta beffarda, se si pregasse dal Signore quello che si sa che Egli non concede, e che quindi, se non è lui a concederlo, è in potestà degli uomini? Così pure sarebbe una beffa e non un rendimento di grazie, se si rendesse grazie a Dio di una cosa che Egli non ha donato né compiuto. Ma quello che ho detto precedentemente 6 lo ripeto anche adesso: Non ingannatevi, dice l'Apostolo, non ci si può prendere gioco di Dio 7. O uomo, Dio è testimone non solo delle tue parole, ma anche dei tuoi pensieri; se chiedi con sincerità e fede qualcosa all'immensa ricchezza di lui, devi credere di ricevere quello che chiedi da Colui a cui lo chiedi. Non onorarlo con le labbra mentre in cuore t'innalzi sopra di lui, nella convinzione che tu possiedi da te stesso quello che fingi di pregare da lui. O forse non sarà vero che questa perseveranza si richiede a lui? Chi sostiene ciò non ha bisogno di essere confutato dalle mie argomentazioni, ma piuttosto d'essere caricato delle preghiere dei santi. Ce n'è forse uno fra di essi che non chieda a Dio di perseverare in lui? Nella stessa preghiera che è detta domenicale, perché fu il Signore ad insegnarcela, quando i santi pregano si capisce che praticamente non chiedono quasi altro che la perseveranza.

 
 
 

Evento eucaristico straordinalrio sotto gli occhi di Papa Giovanni Paolo II

Post n°71 pubblicato il 21 Luglio 2009 da dioama

Vi invito a vedere questo eccezionale video che documenta un evento sicuramente eccezionale

http://www.youtube.com/watch?v=LYLYWCvki5I

 

 
 
 

Il TAU sul Volto della Sindone

Post n°70 pubblicato il 21 Luglio 2009 da dioama
 
Foto di dioama

 

Se si osserva attentamente l'immagine del Volto impresso sulla Sindone, che ho scelto come allegato, si può notare, che dall'intersezione tra l'ombreggiatura del naso e quella delle sopracciglia, viene a formarsi una forma di CROCE, piantata su un altopiano costituito dall'ombreggiatura dei baffi.

Fateci caso e ditemi se non è singolare il fatto che anche in questo particolare si è avverata in Cristo la parola profetica di Ezechiele:

 

Ez 9,4 Il Signore gli disse: «Passa in mezzo alla città, in mezzo a Gerusalemme e segna un tau sulla fronte degli uomini che sospirano e piangono per tutti gli abomini che vi si compiono».

 

Ora sul volto della Sindone risulta esserci proprio un “Tau” che riporta il segno del tipo di passione e morte subita da Chi vi fu avvolto

 
 
 

PERCHE' TANTI MALI (3)

Post n°69 pubblicato il 15 Luglio 2009 da dioama

 

Dalla Scrittura si possono ricavare molte ragioni che spiegano l’esistenza del male sulla terra.

Is14,12Come mai sei caduto dal cielo, Lucifero, figlio dell'aurora? Come mai sei stato steso a terra, signore di popoli? 13 Eppure tu pensavi: Salirò in cielo, sulle stelle di Dio innalzerò il trono, dimorerò sul monte dell'assemblea, nelle parti più remote del settentrione. 14 Salirò sulle regioni superiori delle nubi, mi farò uguale all'Altissimo. 15 E invece sei stato precipitato negli inferi, nelle profondità dell'abisso!...

Per la conseguenza del peccato originale commesso liberamente dai progenitori:

Ro 5,18

 …per la colpa di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna,….

Per il rispetto di Dio della libertà individuale e collettiva che spesso sceglie il male

De 30,19

Prendo oggi a testimoni contro di voi il cielo e la terra: io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza…

Ap 3,20

Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me.

Per l’esplicarsi delle leggi di una natura stravolta dal peccato, che l’uomo a volte subisce e con cui deve cercare di interagire:

Ro 8,22

Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; 23 essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo

Mat 7,26

Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. 27 Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande».

Lu 13,4

O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 5 No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».

2Co 11,24

…tre volte ho fatto naufragio, ho trascorso un giorno e una notte in balìa delle onde. 26 Viaggi innumerevoli, pericoli di fiumi, pericoli di briganti, pericoli dai miei connazionali, pericoli dai pagani, pericoli nella città, pericoli nel deserto, pericoli sul mare, pericoli da parte di falsi fratelli; 27 fatica e travaglio, veglie senza numero, fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità…

 

Per effetto o conseguenza di qualche colpa

Mat 9,2

 

Ger 14,10

Così dice il Signore di questo popolo: «Piace loro andare vagando, non fermano i loro passi». Per questo il Signore non li gradisce. Ora egli ricorda la loro iniquità e punisce i loro peccati.

Per correggere e condurre al ravvedimento:

Ed ecco, gli portarono un paralitico steso su un letto. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: «Coraggio, figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati».

Quelle elencate qui di seguito sono tra le più evidenti:

Per un atto libero di ribellione di Lucifero che ha trascinato altri nella sua insensata decisione

Ebrei 12,5-7

. "-Figlio mio, non disprezzare la disciplina del Signore, e non ti perdere d’animo quando sei da Lui ripreso; perche il Signore corregge quelli che Egli ama, e punisce tutti coloro che riconosce come figli.- Sopportate queste cose per la vostra correzione. Dio vi tratta come figli; infatti qual è il figlio che il padre non corregga?"

Ebrei 12,11

"E’ vero che qualunque correzione sul momento non sembra recar gioia, ma tristezza: in seguito, tuttavia, produce un frutto di pace e di giustizia in coloro che sono stati addestrati per mezzo di essa"

2Macc 6,12

Io prego coloro che avranno in mano questo libro di non turbarsi per queste disgrazie e di considerare che i castighi non vengono per la distruzione ma per la correzione del nostro popolo.

1Cor 5,5

questo individuo sia dato in balìa di satana per la rovina della sua carne, affinché il suo spirito possa ottenere la salvezza nel giorno del Signore…

Sap 12,2Per questo tu castighi poco alla volta i colpevoli e li ammonisci ricordando loro i propri peccati, perché, rinnegata la malvagità, credano in te, Signore.

Le 26,23

Se nonostante questi castighi, non vorrete correggervi per tornare a me, ma vi opporrete a me, anch'io mi opporrò a voi.

Sal 118,71

Bene per me se sono stato umiliato, perché impari ad obbedirti.

Per far maturare e acquisire delle virtù:

Ro 5,3… noi ci vantiamo anche nelle tribolazioni, ben sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata 4 e la virtù provata la speranza.

Per prevenire che si radichi o si sviluppi qualche vizio:

 

2Cor.12,7

Perché non montassi in superbia per la grandezza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne, un inviato di satana incaricato di schiaffeggiarmi, perché io non vada in superbia. 8 A causa di questo per ben tre volte ho pregato il Signore che l'allontanasse da me. 9 Ed egli mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza». Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. 10 Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora che sono forte.

Per mettere alla prova la fedeltà dei credenti

Giob 1,9

2Cor 8,1

Vogliamo poi farvi nota, fratelli, la grazia di Dio concessa alle Chiese della Macedonia: 2 nonostante la lunga prova della tribolazione, la loro grande gioia e la loro estrema povertà si sono tramutate nella ricchezza della loro generosità.

Giac 1,12

Beato l'uomo che sopporta la tentazione, perché una volta superata la prova riceverà la corona della vita che il Signore ha promesso a quelli che lo amano.

1Pt 1,7 …

perché il valore della vostra fede, molto più preziosa dell'oro, che, pur destinato a perire, tuttavia si prova col fuoco, torni a vostra lode, gloria e onore nella manifestazione di Gesù Cristo:

2Pt 2,9

Il Signore sa liberare i pii dalla prova e serbare gli empi per il castigo nel giorno del giudizio…

Lu 22,31

Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano; 32 ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede;

Ap 2,10

Non temere ciò che stai per soffrire: ecco, il diavolo sta per gettare alcuni di voi in carcere, per mettervi alla prova e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e ti darò la corona della vita.

Ap 3,10

Poiché hai osservato con costanza la mia parola, anch'io ti preserverò nell'ora della tentazione che sta per venire sul mondo intero, per mettere alla prova gli abitanti della terra.

Per purificare e perfezionare i credenti

Sal 25,2

Scrutami, Signore, e mettimi alla prova, raffinami al fuoco il cuore e la mente.

Mal 3,3

Siederà per fondere e purificare; purificherà i figli di Levi, li affinerà come oro e argento, perché possano offrire al Signore un'oblazione secondo giustizia.

At 14,22

rianimando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede poiché, dicevano, è necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di Dio.

Giov 16,33

Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!».

per conseguire un fine provvidenziale di bene per molti:

 

Gen 50,20
"Io sono Giuseppe, il vostro fratello, che voi avete venduto per l’Egitto. Ma non vi rattristate e non vi crucciate per avermi venduto quaggiù, perché Dio mi ha mandato qui prima di voi per conservarvi la vita"

Gen 45,4-5

"Se voi avevate pensato del male contro di me, Dio ha pensato di farlo servire a un bene, per compiere quello che oggi si avvera: far vivere un popolo numeroso".

Ro 8,28

Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno.

Lu 24,25

Ed egli disse loro: «Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! 26 Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?».

Eb 2,10

Ed era ben giusto che colui, per il quale e del quale sono tutte le cose, volendo portare molti figli alla gloria, rendesse perfetto mediante la sofferenza il capo che li ha guidati alla salvezza.

Per rendere partecipi delle sofferenze di Cristo a beneficio del Suo Corpo mistico

Col 1,24

Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa.

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Tanti motivi sono sufficienti per rispondere alla domanda: "Perché Dio, se può e vuole, non toglie tanti mali dal mondo? In sintesi la risposta è che Egli li toglierà al momento opportuno dopo che anche i mali saranno serviti a far maturare noi o altri o a farci dare un contributo per il Suo disegno di salvezza.

 

 
 
 

PERCHE' TANTI MALI (2)

Post n°68 pubblicato il 15 Luglio 2009 da dioama
 
Tag: MALE

Siccome non è estraneo ai nostri mali, né incapace di risolverli, Dio sa come trovare la soluzione agli errori, alle colpe e ai danni prodotti dall’uomo che non ha né desiderati né predeterminati Lui, altrimenti sarebbe andato contro se stesso, ma che essendo onnisciente sapeva in anticipo che si sarebbero concretizzati.

Prima ancora che l’uomo decidesse di rovinare il meraviglioso disegno originario, Dio sapeva come avrebbe dovuto porvi rimedio (cf Gen.3,15). E allo stesso modo Dio sa già come rimediare ai mali provocati da ogni uomo, facendo in modo che non venga lesa la libertà umana che Egli stesso ha donato, che le leggi della natura trovino la loro attuazione, che non venga meno la Sua stessa libertà, che l’uomo non debba credere per forza alla Sua esistenza e non si debba piegare coercitivamente e immediatamente alla Sua volontà.

Vi sono ancora altri fattori di cui Dio deve tener conto, che risultano dalla Scrittura e in determinati casi anche dall’osservazione: quelli legati all’azione degli angeli ribelli, la cui libertà viene anch’essa rispettata da Dio. Essi spingono l’uomo al male e provocano il male essi stessi. Se Dio impedisse loro di esercitare la libera attività, potrebbe risultare che Egli rinunci a mostrare anche ad essi la sua pazienza, di non saper accettare le loro sfide concedendo loro di mettere alla prova la fedeltà umana. (cf. libro di Giobbe e Luca 21,31). Ma anche la loro azione non sfugge alla prescienza e alla provvidenza divina che ha posto ad essi dei limiti. Se gli operatori del male non avessero delle restrizioni avrebbero già distrutto tutto il creato. (cf Sal.123,1-8). Infatti nel mondo vi sono, oltre a tanti mali, anche tanti esempi e operatori del bene, compresa l’opera costante e benefica degli angeli fedeli a Dio. Infatti nonostante tutte le atrocità, l’umanità non si è ancora estinta e la Chiesa nonostante tutti gli attacchi dall’interno e dall’esterno, continua la sua missione (cf.Mt,16,18). Dio sostiene ancora tutto il creato, perché, se togliesse il Suo sostegno, esso non esisterebbe più. (cf. Col. 1,16-17) E’ comunque da ricordare che il male dispiegherà il massimo della sua potenza di inganno e di crudeltà nel tempo finale, relativamente breve per divina disposizione, in cui i credenti saranno sottoposti a una prova eccezionale. (cf.2Tess.2,3 e Matt.24,12-22 cf.Catechismo art.675)

Di fronte a tale quantità e complessità di fattori, Dio procede in modo da interagire con l’uomo e con gli altri esseri invisibili, tutti da Lui dotati di libertà e di dignità, nonché con le leggi della natura da Lui creata, con la massima discrezione, saggezza, giustizia e soprattutto con il Suo Amore anche quando non vediamo il suo operare.

Egli può tuttavia sospendere, o diversamente orientare qualsiasi evento della natura o qualsiasi decisione degli esseri creati con un intervento soprannaturale, come supremo ordinatore, sommamente libero e onnipotente, quando lo ritiene necessario per un suo imperscrutabile disegno.

Stando a quanto ci riferisce non solo la Scrittura ma anche la narrazione di tante vicende umane apprendiamo che ci sono stati molti interventi soprannaturali ma, almeno secondo la nostra osservazione, è più frequente vedere il normale svolgimento dell’ordine naturale delle cose.

Dalla Scrittura si evince che questi eventi straordinari hanno il fine di risolvere non tanto il problema contingente ma di essere un segno manifesto (cf.Gv.6,26) per offrire a noi la prova che Dio non è lontano dall’uomo, non è indifferente, non gli è nemico ma innamorato di lui, e che è in grado di risolvere qualsiasi problema anche se evidentemente ritiene necessario non risolvere tutto come vorremmo noi (cf.Mt 24,6). In sostanza tutto è possibile a Dio ma non tutto è conveniente che faccia, tutto possiamo anche chiedergli ma non tutto ci gioverebbe (cf.Giac.4,3).

Tali interventi divini non rispondono a delle regole fisse che gli uomini possano padroneggiare. Infatti non è scontato che la Fede e la preghiera e neppure l’essere osservanti dei comandamenti, producano automaticamente un determinato risultato così come ce lo aspetteremmo. (cf. Ger.15,10-21 e Sal. 9,22ss) Permise che venissero decapitati Giovanni Battista e Giacomo apostolo ma fece liberare Pietro dal carcere in modo soprannaturale da un angelo.

Ogni tentativo di forzare le decisioni divine sconfinerebbe nella superstizione o peggio nella magia che è uno dei più gravi mali che gli uomini possano fare, in quanto anziché piegare la volontà di Dio, pur di ottenere ciò che si pretende, si rischia di essere asserviti ai demoni che disponendo di talune facoltà potrebbe sembrare che arrechino qualche beneficio.

Gesù pur implorando di essere risparmiato dal bere il calice amaro della passione non ottenne quel risultato, ma accolse il volere del Padre. Paolo pur pregando ripetutamente per essere affrancato da quella che definiva "la spina nella carne", non ottenne ciò che avrebbe desiderato lui ma ciò che il Signore riteneva strettamente necessario (cf 2Cor.12,7 ss); accade invece talora che ottenga un miracolo chi non se lo aspetta o chi addirittura non crede. Paolo era persecutore dei Cristiani quando ottenne per Grazia straordinaria di essere chiamato a diventare il più grande promotore del cristianesimo. Dio non ha debiti con nessuno e anche gli eventuali meriti umani sono da attribuire alla sua Grazia e ai suoi doni, nulla infatti potremmo fare senza di Lui: quindi non possiamo far valere diritti, anche se Lui saprà ricompensare ciascuno secondo il proprio operato al momento opportuno, e comunque certamente nel giorno del giudizio. (cf Rom 2,6) La Fede, la carità e la preghiera, avvicinano al Bene e permettono che si riduca il male. Dio si serve anche dei suoi fedeli per ridurre il male nel mondo e soccorrere tanti che soffrono. Quando apparentemente non ci ascolta è perché sta operando in un modo che recherà vantaggi diversamente ma più opportunamente di come ce lo aspettiamo e non solo a noi stessi. La Passione e morte di Cristo se fosse stata evitata, come egli aveva umanamente implorato in quel momento, non avrebbe prodotto il massimo beneficio possibile all’umanità.

Dio in realtà sempre ascolta le preghiere esaudendole nel modo più conveniente e per questo Gesù assicura che se la sua parola resta in noi, il Padre concederà ciò che chiediamo (cf.Gv.15,7): ma questo presuppone l’uniformarsi alla sua volontà (cf.1Gv 5,14); inoltre non si precisa né come né quando lo concederà: questo dobbiamo lasciarlo decidere a Lui. Nell’immediato potrebbe concedere di essere fortificati per fronteggiare la situazione emergente, per resistere nelle prove, per avere le ispirazioni opportune e agire con la prudenza del caso evitando mali maggiori, per agire convenientemente in quelle cose che competono a noi; in ogni caso la preghiera è il mezzo ordinario per chiedere umilmente ed ottenere anche grazie straordinarie se Dio lo desidera. Però se non vediamo il risultato delle nostre preghiere, dobbiamo essere certi che Dio opera continuamente come ci assicura Gesù, "il Padre mio opera sempre, e anch’io opero" (Gv.5,17) "nel segreto" (cf.Mt 6,6) cercando di condurre tutto e tutti alla salvezza nel rispetto di ciascuno e donando comunque la grazia attuale strettamente indispensabile. (cf.2Cor.12,9)

Possiamo supporre, esaminando diversi testi della Scrittura, che Dio abbia cercato di adottare pazientemente una serie di misure nei confronti degli uomini facendoli maturare progressivamente in un clima di reciproco rispetto.

Questa ipotesi trova riscontro ad esempio nella vicenda del popolo eletto che viene liberato dalla schiavitù attraverso numerosi e grandiosi interventi divini, ma anche attraverso lunghi e penosi silenzi. Trascorsero ben 430 anni di schiavitù degli ebrei in Egitto, quando Dio decise di provvedere alla loro liberazione (cf Gal.3,17), annunciando a Mosè: "ho veduto l’afflizione del mio popolo e sono sceso per liberarlo" (Esodo 3,7) . Ci vollero poi altri 40 anni di tribolazioni nel deserto prima di arrivare alla terra promessa, che però Mosè vide solo da lontano, e molti ebrei infedeli non videro affatto. Abramo dovette attendere di essere centenario prima di avere Isacco quale unico figlio, che oltretutto gli fu anche chiesto in sacrificio rischiando quindi di non poter mai vedere realizzata la promessa di avere una discendenza numerosa come le stelle del firmamento. Ma Abramo ebbe fede e gli fu concessa la discendenza promessa, che però nella vita terrena intravide soltanto. La vita terrena di Gesù fu una pena continua e un grande apparente fallimento. Avendo tanti esempi come questi, dobbiamo fare solo un atto di FIDUCIA in Dio e rimanergli FEDELI. E’ questa la Fede che ci è chiesta. Dobbiamo credere che quando vi è qualcosa di ingiusto, doloroso e insopportabile, il Padre attraverso il Figlio soffre con noi ma non rimane inerte e sa già come operare per trovarne la soluzione, anzi, tiene conto di tutti i fattori in gioco per portare tutto a compimento nei tempi necessari. Anche quando una vicenda si concludesse definitivamente e negativamente con la sconfitta e con la morte, che presto o tardi, più o meno dolorosamente si verifica per tutti, il maggior male potrà essere in realtà risolto definitivamente e positivamente nella gioia del Suo Regno che a noi non è ancora dato sperimentare né misurare. Gesù infatti assicura che i capelli dei suoi fedeli son tutti contati (Luca 12,7) e li invita a non temere la morte del corpo, ma solo la morte dell’anima (cf Mt 10,28), per evitare la quale, Egli ha restituito al Padre il frutto che era stato con superbia tolto, offrendo se stesso con estrema umiliazione come frutto a Lui gradito e perfetto, sull’albero della Croce, al fine di risolvere alla radice il vero male che è il peccato e la morte spirituale che ne è l’ultima conseguenza. L’astuzia del serpente ha sempre cercato di corrompere il bene per conseguire il male, mentre la sapienza del Creatore si propone di far concorrere anche i mali, al bene di coloro che sperano in Lui, finché un giorno tutto sarà risolto, secondo giustizia e misericordia. (cf.Isaia 42,14 e 65,17-18 Rom.8,28 2Pietro 3,13 Matt.5,1 ss) . Sta ora a noi e alla nostra libertà accettare questo dono gratuito di salvezza.

 
 
 

PERCHE' TANTI MALI

Post n°67 pubblicato il 15 Luglio 2009 da dioama
 
Tag: MALE

 

 

Nella cronaca quotidiana ci sono sempre tragedie che spengono la vita di tante persone, come le catastrofi che avvengono in natura, gli attacchi terroristici, o altri eventi disastrosi.

Nella storia passata e recente vi sono state innumerevoli guerre e distruzioni, i regimi totalitari hanno sterminato molte diecine di milioni di persone, e ai nostri giorni sono stati eliminati miliardi di esseri viventi con l’aborto volontario.

Al di là degli eventi collettivi, ognuno di noi a livello individuale soffre dolori, malattie fisiche o psicologiche, incidenti e morte. 

Non di rado accade di veder soffrire anche persone timorate di Dio e che si sforzano di servirlo, e di vedere al contempo persone che non si preoccupano affatto né di Dio né di osservare i suoi comandamenti, i quali appaiono felici nella loro spensieratezza ed opulenza, ostentata talora orgogliosamente e a volte a discapito di altri che vengono da essi sfruttati, maltrattati, e finanche uccisi.

E’ normale porsi la domanda: Perché Dio non interviene? Perché sembra non preoccuparsi di noi? Come si spiegano tanti mali e come si conciliano con un Dio che noi riteniamo onnisciente, onnipotente, amorevole e giusto? In una delle espressioni attribuite a Epicureo già queste domande venivano poste in modo sottile:"La divinità o vuol togliere i mali e non può; o può e non vuole; o né vuole né può, o infine, vuole e può. Se vuole e non può, è impotente; e la divinità non può esserlo. Se può e non vuole è invidiosa, e la divinità non può esserlo. Se non vuole e non può, è invidiosa e impotente e la divinità non può esserlo. Se vuole e può, che è la sola che le è conforme, donde viene l’esistenza dei mali e perché non li toglie?"

 

 

Coloro che non sono riusciti a trovare una risposta sensata a queste domande, e non hanno visto intervenire Dio per risolvere subito e positivamente le sofferenze umane,

hanno concluso che Egli non esiste, o che se esiste gode nel farci soffrire oppure che ci ha abbandonati a noi stessi.

 

L’orientamento della nostra fede e della nostra vita, dipende molto dalla risposta a questa importante domanda che non è né semplice né scontata. Tuttavia facendo ricorso ai mezzi che abbiamo a disposizione, è anche ragionevole sperare di trovare una risposta valida.

Molti grandi pensatori cristiani hanno affrontato questo difficile argomento dal punto di vista filosofico e teologico: basti ricordare s.Agostino e s.Tommaso d’Aquino. Le loro stringenti argomentazioni restano tuttora fondamentali e portano a comprendere molti aspetti del problema del male. Basti qui ricordare alcune loro deduzioni basilari: se esistesse un Dio del male, assoluto e perfetto nel male, tenderebbe a distruggere anche se stesso, il che è assurdo; quindi solo il Bene assoluto, che è l’unico Dio ha una sussistenza eterna e permette che tutte le cose abbiano una origine, un ordine, un’armonia; il male quindi non è che una diminuzione, una deviazione o una deformazione del bene. L’allontanamento da questo Bene, porta al male. In sostanza anche il principale agente del male deve necessariamente essere stato creato con tutta la perfezione della sua natura, compresa quindi la libertà per mezzo della quale poteva decidere se allontanarsi dal sommo Bene.

 

La riflessione che segue è fatta in modo semplice e si avvale della osservazione, della ragione e soprattutto della Rivelazione, che ci permette di conoscere, cercando tra le "carte" del principale "Indagato", i motivi del suo agire.

Dalla osservazione possiamo rilevare che la natura possiede delle leggi di ordine fisico, chimico, dinamico o di altro genere, attraverso cui generalmente ciò che accade è l’effetto di una determinata causa.

Attraverso l’esplicarsi delle leggi inscritte nella creazione, ( la natura con i propri moti, e l’uomo con i propri atti positivi o negativi), si producono dei miglioramenti oppure dei danni che si possono ripercuotere su lui stesso, o sui propri simili, sia immediatamente che successivamente, anche sui propri stessi discendenti per la legge della ereditarietà. Ad esempio l’immissione nell’atmosfera, nei mari o nei terreni di tante sostanze nocive può causare malattie anche mortali a piante, animali ed uomini per molte generazioni. Altre volte i processi naturali sono indipendenti dall’azione dell’uomo e se non ben conosciuti, o possibilmente evitati, possono causare disastri come ad esempio le tempeste, le valanghe, i terremoti ecc

 

L’uomo, sfruttando la conoscenza delle leggi della natura può intervenire decidendo liberamente molte cose, sia individualmente che insieme ad altri uomini, i quali determinano in base alle loro decisioni degli effetti che saranno positivi o negativi costruttive o distruttive, per far vivere o far morire e questo ci permette di dedurre che l’uomo possiede la libertà di scegliere tra il bene e il male con innumerevoli sfumature che possono accentuare l’una o l’altra possibilità. Una decisione individuale o collettiva può determinare una serie di effetti che si ripercuoteranno su essi stessi o su altri individui interferendo con l’altrui libertà, limitandola o promuovendola. Tanto per fare un esempio, le statistiche ci confermano che quando aumenta l’uso del fumo, della droga o dell’alcol si ha un maggior numero di effetti negativi anche mortali e la responsabilità non può essere imputata a Dio ma a chi ne usa pur sapendo dei rischi che si corrono o si fanno correre ad altri indirettamente. Se poi pensiamo a tanti sfruttamenti, violenze, soprusi, eccidi che si perpetuano tra gli uomini possiamo dedurre che è possibile generalmente fare del male in aperto contrasto con i comandamenti di Dio, senza che Egli intervenga subito in modo straordinario per impedire né l’attuazione né le conseguenze di questo male. E’ chiaro però che la responsabilità di questi mali non è da imputare a Dio come talora si potrebbe a torto pensare. (cf. Mal.3,13 ss)

Se noi non fossimo liberi di scegliere tra il bene e il male, sia come responsabili di noi stessi, sia come responsabili della natura che è affidata alle nostre cure, saremmo semplicemente degli automi programmati a senso unico e quindi incapaci di sentimenti e decisioni autonome, di esprimere una nostra creatività, di coltivare un qualsiasi vero sentimento, né di amare sinceramente nessuno: in sostanza non saremmo affatto degli esseri a cui è stato fatto il dono prezioso della libertà, come elemento irrinunciabile della nostra perfezione originaria, ma solo dei sudditi programmati e costretti ad ubbidire. Anche per questo dovremmo far fruttare le nostre capacità facendo uso della nostra libertà nel rispetto delle leggi di Dio e della natura, al fine di realizzarci, senza attendere passivamente che le cose ci provengano solo dall’alto, anche se è certo che Dio aiuta gli uomini di buona volontà.

Possiamo ancora pensare che se Dio intervenisse nel modo che vorremmo noi, per impedire agli uomini di commettere un qualsiasi tipo di errore colpevole o meno, voluto o involontario, per quanto ci è dato di scoprire, si avrebbero comunque diversi problemi evidenti, quali ad esempio:

- un impedimento, una violazione costante dell’esercizio della libertà umana che invece per essere un vero bene deve essere rispettato.

- Dio sarebbe costretto a fare una serie continua di prodigi per affermare il Suo potere e limiterebbe la Sua libertà di intervenire solo quando e come lo ritenesse opportuno.

- violerebbe continuamente le leggi della natura che Egli ha creato dovendo provvedere a impedire il compiersi di ogni errore o di ogni danno conseguente.

- toglierebbe a tutti la possibilità e il merito di esercitare la Fede e le altre virtù, in quanto risulterebbe continuamente evidente e ingombrante la Sua presenza, avvertita come repressiva e oppressiva.

Un intervento costante di Dio per interferire, limitare o annullare la responsabile autorealizzazione dell’uomo e le sue libere decisioni, sarebbe perciò inopportuno. Tuttavia Dio non è mai né indifferente nè assente dalla scena umana lasciando che ognuno si arrangi o faccia tutto a proprio capriccio. Ha dato degli ordinamenti sia scritti che incisi nella coscienza individuale, che se tutti ne tenessero conto si avrebbe armonia sia nell’uomo stesso che nella natura, mentre invece tutto è stato stravolto (cf.Rom.8,22). Comunque Dio non manca di illuminare gli uomini per guidarli in ciò che Egli desidera per il nostro bene, di far sentire i suoi richiami amorevoli, di far annunciare la sua Parola che contiene tutto quanto all’uomo è necessario sapere, né manca di assisterlo in tanti modi, prevenendo, accompagnando e seguendo tutti; ma poi vuole che ognuno decida liberamente se corrispondere o meno ai suoi richiami che fa sentire nella coscienza. Purtroppo però molti seguono il richiamo materiale del piacere, del potere o del prevalere e tutto ciò comporta innumerevoli mali a sé e agli altri.

Paradossalmente in questo nostro mondo non sempre avviene ciò che Dio vuole ma spesso ciò che non vorrebbe, anche se noi credenti potremmo pensare che tutto è direttamente voluto e determinato da Dio. La prova più evidente di questo è che i Comandamenti, dati da Dio quale espressione del suo volere per il bene degli uomini, non sono quasi mai messi in pratica; e quindi ciò che accade in noi o intorno a noi è spesso il risultato non della compiacenza di Dio ma della Sua contristata sopportazione.

Quando Gesù dice che non cade a terra un passero senza la volontà del Padre, intende dire che tutto accade per permissione di Dio, ma non che tutto gli è gradito. Dio è la causa prima di tutte le cose e non si potrebbe far nulla se Lui non avesse dato inizio alla creazione e non permettesse ciò che noi decidiamo liberamente di fare, ma non è direttamente responsabile delle cause seconde e cioè degli effetti conseguenti ai nostri continui errori, anche se li tollera o li permette in vista di motivazioni che cercheremo di individuare nella Scrittura.

 

 

Quando diciamo: "Sia fatta la tua volontà" oltre a chiedere che tutto si svolga secondo i progetti di Dio, dovremmo anche intendere "sia fatta da noi la Tua volontà" oppure "sia fatta la tua volontà come rimedio ai nostri errori".

 

 

La libera volontà di Dio, per quanto possiamo dedurre, interagisce con la libera volontà dell’uomo e spesso è conseguente ad essa. Ad esempio Cristo non sarebbe stato costretto ad incarnarsi, a soffrire e morire se l’uomo non avesse deciso superbamente di diventare come Dio sostituendosi a Lui. Dio non avrebbe mandato il diluvio se gli uomini non fossero stati tanto malvagi. Prima di distruggere Sodoma e Gomorra, Dio avrebbe voluto che vi fosse almeno un manipolo di giusti per risparmiare tali città, ma non ne trovò che uno solo. Cambiò la sua volontà decisa di distruggere Ninive quando i suoi malvagi abitanti si pentirono, risparmiando la città. Così pure in tante manifestazioni della volontà divina, troviamo che il più delle volte Egli opera in modo da servirsi di taluni mali per riportare l’armonia nelle creature, analogamente a quanto fa per esempio un chirurgo che per ottenere la guarigione di un organo malato deve usare metodi e strumenti che fanno male durante l’uso ma sono finalizzati alla salute finale. Dio quindi, quando non ottiene che noi compiamo ciò che direttamente desidera e cioè la sua reale volontà, mette provvidenzialmente in atto la volontà di poter comunque trovare un rimedio, cercando di raddrizzare, restaurare o migliorare ciò che noi andiamo man mano distorcendo o distruggendo, analogamente a quanto fa un premuroso padre di famiglia che cerca di rimediare alle cadute e agli errori dei figli.

 
 
 

Post N° 65

Post n°65 pubblicato il 29 Luglio 2006 da dioama

Carissimi,

avendo molti impegni di carattere familiare, comunitario e lavorativo e non potendo per ora seguire questo blog,  mi sono riservato di tenere  aggiornato soltanto la seguente mailing list  a cui invito a iscriversi per ricevere settimanalmente un breve testo di autori cristiani di grande levatura spirituale che possono davvero aiutare a crescere e a maturare nella Fede Cattolica:

http://it.groups.yahoo.com/group/TESTIMONIARELAFEDE

 

 

Inoltre, per chi desiderasse approfondire e trovare le risposte alle tante questioni poste alla fede cattolica, basate sulla Scrittura e sulla trasmissione del deposito ereditato da quanti ci hanno preceduto nella vera fede, si invita a partecipare al seguente gruppo di discussione e di archivio:

http://communities.msn.it/DIFENDERELAVERAFEDE

 
 
 

Ascensione del Signore

Post n°64 pubblicato il 27 Maggio 2006 da dioama

Carissimi, questi giorni intercorsi tra la Risurrezione del Signore e la sua Ascensione non sono trascorsi nell`oziosità; grandi nisteri vi hanno invece ricevuto conferma, e grandi verità sono state svelate. E in questi giorni che viene abolita la paura di una morte temuta e viene proclamata non solo l`immortalità dell`anima, ma anche quella della carne. E` in questi giorni che viene infuso lo Spirito Santo in tutti gli apostoli attraverso il soffio del Signore (cf. Gv 20,22) e che, dopo aver ricevuto le chiavi del Regno, il beato apostolo Pietro si vede affidata, con preferenza sugli altri, la cura del gregge del Signore (cf. Gv 21,15-17). E in questi giorni che il Signore si affianca ai due discepoli in cammino (cf. Lc 24,13-35) e che, per sgombrare il terreno da ogni dubbio, contesta la lentezza a credere a coloro che tremano di spavento. I cuori che egli illumina sentono ardere la fiamma della fede, e quelli che erano tiepidi diventano ardenti quando il Signore apre loro le Scritture. Al momento della frazione del pane, si illuminano gli sguardi di coloro che siedono a mensa; i loro occhi si aprono per veder manifestata la gloria della loro natura, molto piú beatamente di quelli dei principi della nostra specie ai quali il crimine apporta confusione.

Tuttavia, dato che gli spiriti dei discepoli, in mezzo a queste meraviglie e ad altre ancora, continuavano a scaldarsi in inquieti pensieri, il Signore apparve in mezzo a loro e disse: La pace sia con voi (Lc 24,36; Gv 20,26). E perché non restasse in loro il pensiero che andavano rimuginando nella mente - credevano, infatti, di vedere un fantasma e non un corpo -, rimproverò loro i pensieri contrari al vero e mise sotto i loro occhi esitanti i segni della crocifissione che serbavano le sue mani e i suoi piedi, invitandoli a toccarli attentamente; aveva voluto conservare, infatti i segni dei chiodi e della lancia per guarire le ferite dei cuori infedeli. Cosí, non è da una fede esitante, bensì da una conoscenza molto certa, che affermeranno che la natura che stava per sedere alla destra del Padre, era la stessa che aveva riposato nel sepolcro.

Durante tutto questo tempo, carissimi, intercorso tra la Risurrezione del Signore e la sua Ascensione, ecco dunque a cosa volse le sue cure la Provvidenza di Dio; ecco ciò che essa volle insegnare; ecco ciò che essa mostrò agli occhi e ai cuori dei suoi; perciò si riconoscerà come veramente risorto il Signore Gesú Cristo che era davvero nato, aveva sofferto ed era morto. Così i beati Apostoli e tutti i discepoli, resi timorosi dalla sua morte sulla croce, e che avevano esitato a credere alla sua Risurrezione furono a tal punto riconfermati dall`evidenza della verità che quando il Signore si levò verso le altezze dei cieli, non solo non furono presi da tristezza alcuna, bensì furono ripieni da una grande gioia (cf. Lc 24,52). E, in verità, grande e ineffabile era la causa di quella gioia, allorché in presenza di una santa moltitudine, la natura umana saliva al di sopra delle creature celesti di ogni rango, superava gli ordini angelici e si elevava al di sopra della sublimità degli arcangeli (cf. Ef 1,21), non potendo trovare a livello alcuno, per elevato che fosse, la misura della sua esaltazione fintanto che non venne ammessa a prender posto alla destra dell`eterno Padre, che l`associava al suo trono di gloria dopo averla unita nel Figlio suo alla sua stessa natura.

L`Ascensione di Cristo è quindi la nostra stessa elevazione e là dove ci ha preceduti la gloria del capo, è chiamata altresì la speranza del corpo.

Lasciamo dunque esplodere la nostra gioia come si deve e rallegriamoci in una fervorosa azione di grazie: oggi, infatti, non solo siamo confermati nel possesso del paradiso, ma siamo anche penetrati con Cristo nelle altezze dei cieli; abbiamo ricevuto piú dalla grazia ineffabile di Cristo di quanto non avevamo perduto per la gelosia del Maligno. Infatti, coloro che quel virulento nemico aveva scacciato dal primo soggiorno di felicità, il Figlio di Dio li ha incorporati a sé per collocarli in seguito alla destra del Padre. 

Leone Magno Sermo 73 [60], 2-4

 
 
 

IL DOVERE DI AMARE

Post n°63 pubblicato il 20 Maggio 2006 da dioama
 
Tag: AMORE

“Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati... Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri”.

L’amore, un comandamento? Si può fare dell’amore un comandamento, senza distruggerlo? Che rapporto ci può essere tra amore e dovere, dal momento che uno rappresenta la spontaneità, l’altro l’obbligo?

Bisogna sapere che vi sono due generi di comandi. C’è un comando o un obbligo che viene dall’esterno, da una volontà diversa dalla mia, e vi è un comando o obbligo che viene dal di dentro e che nasce dalla cosa stessa. La pietra lanciata in aria, o la mela che cade dall’albero è “obbligata” a cadere, non ne può fare a meno; non perché qualcuno glielo impone, ma perché c’è in essa una forza interna di gravità che la attira verso il centro della terra.

Allo stesso modo, vi sono due modi secondo cui l’uomo può essere indotto a fare, o a non fare, una certa cosa: o per costrizione o per attrazione. La legge e i comandamenti ordinari ve lo inducono nel primo modo: per costrizione, con la minaccia del castigo; l’amore ve lo induce nel secondo modo: per attrazione, per una spinta interna. Ciascuno infatti è attratto da ciò che ama, senza che subisca alcuna costrizione dall’esterno. Mostra a un bambino un giocattolo e lo vedrai slanciarsi per afferrarlo. Chi lo spinge? Nessuno, è attratto dall’oggetto del suo desiderio. Mostra il Bene a un’anima assetata di verità ed essa si slancerà verso di esso. Chi ve la spinge? Nessuno, è attratta dal suo desiderio.

Ma se è così – se noi, cioè, siamo attratti spontaneamente dal bene e dalla verità che è Dio –, che bisogno c’era, si dirà, di fare, di questo amore, un comandamento e un dovere? È che, circondati come siamo da altri beni, noi siamo in pericolo di sbagliare bersaglio, di tendere a dei falsi beni e perdere così il Sommo Bene. Come una navicella spaziale diretta verso il sole deve seguire certe regole per non cadere dentro la sfera di gravità di qualche pianeta o satellite intermedio, smarrendo la propria traiettoria, così noi nel tendere a Dio. I comandamenti, a partire dal “primo e più grande di tutti” che è quello di amare Dio, servono a questo.

Tutto ciò ha un impatto diretto sulla vita e sull’amore anche umano. Sono sempre più numerosi i giovani che rifiutano l’istituzione del matrimonio e scelgono il cosiddetto amore libero, o la semplice convivenza. Il matrimonio è una istituzione; una volta contratto, lega, obbliga a essere fedeli e ad amare il partner per tutta la vita. Ora, che bisogno ha l’amore, che è istinto, spontaneità, slancio vitale, di trasformarsi in un dovere?

Il filosofo Kierkegaard da una risposta convincente: “Soltanto quando c’è il dovere di amare, allora soltanto l’amore è garantito per sempre contro ogni alterazione; eternamente liberato in beata indipendenza; assicurato in eterna beatitudine contro ogni disperazione”. Vuole dire: l’uomo che ama veramente, vuole amare per sempre. L’amore ha bisogno di avere come orizzonte l’eternità, se no, non è che uno scherzo, un “amabile malinteso” o un “pericoloso passatempo”. Per questo, più uno ama intensamente, più percepisce con angoscia il pericolo che corre questo suo amore, pericolo che non viene da altri che da lui stesso. Egli sa bene infatti di essere volubile e che domani, ahimè, potrebbe già stancarsi e non amare più. E poiché adesso che è nell’amore vede con chiarezza quale perdita irreparabile questo comporterebbe, ecco che si premunisce “vincolandosi” ad amare per sempre. Il dovere sottrae l’amore alla volubilità e lo ancora all’eternità. Chi ama, è ben felice di “dovere” amare; questo gli sembra il comandamento più bello e liberante del mondo.

P.Raniero Cantalamessa

 
 
 

La sofferenza di Colui che ama

Post n°62 pubblicato il 07 Maggio 2006 da dioama
 
Tag: AMORE

Dio sofferente per amore, libero della libertà dell’amore e vulnerabile nel dolore d’amore, è il Dio che può dare senso alla sofferenza del mondo, perché l’ha fatta propria e redenta: questo senso è l’amore. La morte della Croce è la morte della morte, perché sull’albero della vergogna il Figlio di Dio si è consegnato alla morte per darci la vita e renderci capaci di trasformare con Lui il dolore in amore, la fine in nuovo, sorprendente inizio. Nel silenzio del Sabato Santo Gesù abbandonato ha raggiunto le profondità della vittoria della morte e le ha inghiottite: la sua «discesa agli inferi» è «annunzio di salvezza anche agli spiriti che attendevano in prigione» (1Pt 3,19), garanzia che Egli ha riconciliato col Padre l’universo intero, e perciò anche i protagonisti della storia precedente alla sua venuta, in quanto aperti e disposti nella speranza all’alleanza con Dio. La possibilità di salvezza offerta a tutti è il Vangelo liberante della Croce e del Sabato Santo: la sofferenza di Dio è l’altro nome del Suo amore salvifico, aperto a tutti, possibile per ciascuno oltre ogni misura di stanchezza, nonostante e al di là di ogni incapacità o umana impossibilità di amare .

 
 
 

AMATEVI COME IO VI AMO

Post n°61 pubblicato il 06 Maggio 2006 da dioama
 
Tag: AMORE

Dal dono dell'impossibile amore, offerto dal Figlio sulla Croce, nasce la Chiesa, la comunità dei figli resi tali dal Figlio, l’Amato. Che la Chiesa sia la Chiesa dell’amore non è un’affermazione retorica, ma ha un fondamento reale, come mostra una parola usata nel Nuovo Testamento soprattutto in Giovanni: "kathòs", "come". "Amatevi come io ho amato voi" (Gv 15,12; cf. 13,34). "Che essi siano uno, come noi siamo uno" (Gv 17,21. 22), sono frasi in cui si evidenzia il triplice senso di questo "kathòs" - "come": la Chiesa viene dalla Trinità, dall’amore che lega il Padre e il Figlio nello Spirito; è immagine della Trinità; e tende verso la Trinità. Il "kathòs" sta a dire che i discepoli vivono nello Spirito uniti al Figlio crocifisso e risorto alla presenza del Padre. Il cristiano non è che il discepolo partecipe dell’amore sofferente di Dio: «Non è l’atto religioso a fare il cristiano, ma il prender parte alla sofferenza di Dio nella vita del mondo»!( D. Bonhoeffer, Resistenza e resa, o. c., 441: lettera del 18 luglio 1944). L’"agape" è la legge fondamentale della comunità di quanti credono nella rivelazione dell’amore sofferente del Padre avvenuta in Gesù.

La grande differenza fra l’atteggiamento religioso, semplicemente pagano, e il cristianesimo si misura precisamente su questa partecipazione alla sofferenza di Dio: lo ha espresso in modo mirabile in una poesia del tempo della prigionia Dietrich Bonhoeffer: «Uomini vanno a Dio nella loro tribolazione / piangono per aiuto, chiedono felicità e pane, / salvezza dalla malattia, dalla colpa, dalla morte. / Così fanno tutti, tutti, cristiani e pagani. / Uomini vanno a Dio nella sua tribolazione, / lo trovano povero, oltraggiato, senza tetto né pane, / lo vedono consunto da peccati, debolezza e morte. / I cristiani stanno vicino a Dio nella sua sofferenza» (Cristiani e pagani. Poesia, in Resistenza e resa, o.c., 427). Il "kathòs" ci fa dunque comprendere che la Chiesa vive della legge fondamentale dell’accoglienza e del dono: lasciarsi amare dal Padre per Cristo nello Spirito sulla Croce, per amare poi il Padre per Cristo nello Spirito amandoci gli uni gli altri. Fare compagnia al dolore di Dio per l’altro: è questo il senso dell’amore rivelato e donato da Gesù. Perciò, "allelon – allelous" – "gli uni – gli altri" è la formula che nel Vangelo di Giovanni corrisponde al "kathòs": se il "come" dice il rapporto tra noi e la Trinità, "allelon-allelous" dice il rapporto della reciprocità fra di noi. È la carità di Dio a fondare la carità fraterna!

L’interrogativo essenziale, allora, diventa quello di entrare nel cuore del Padre perché il frutto di riconciliazione e di vita nuova che sgorga dal suo amore sofferente si esprima nella nostra esistenza e nella storia e il possibile, impossibile amore ci abiti. La grande tradizione della fede ha una risposta tanto netta, quanto ininterrotta a questo interrogativo, proclamata come un "canto fermo" con la testimonianza vissuta dei santi, prima che con i concetti e con le parole: il luogo dell’incontro, la porta che introduce nel cuore paterno e fa fare esperienza della sofferenza misericordiosa di Dio, è la preghiera e in particolare il suo vertice e la sua fonte, la liturgia. È questa la grande scuola dell’amore, dove il Padre accoglie i Suoi figli e la Sua misericordia li rende creature nuove, libere e liberanti nella storia. Nella liturgia il cristiano non sta davanti a Dio come uno straniero, ma entra nelle profondità di Dio, prega "in Dio", lasciandosi avvolgere dal mistero della Trinità, facendo compagnia alla sofferenza di Dio e partecipando alla Sua vittoria sulla morte e sul male.

Celebrare, pregare, perciò, non significa tanto amare Dio, quanto lasciarsi amare da Lui: in tal senso, la preghiera ci introduce nel cuore del Padre rendendoci capaci anzitutto di ricevere, di attendere il dono dall’alto nella pazienza e nella perseveranza piene dello stupore dell’amore. La preghiera cristiana, personale e liturgica, è perciò esperienza notturna più che solare di Dio: il Padre non lo vedi, né lo catturi; ti lasci piuttosto contemplare da Lui. Celebrare è lasciarsi amare da Dio, è "passio" prima che "actio", accoglienza del mistero, prima e più che impresa umana: "pati divina". Ed è alla scuola della liturgia - "memoria passionis et resurrectionis Domini" - che si comprende come la condivisione dell’umanità del Dio sofferente non ha nulla del dolorismo pessimista, è anzi affermazione decisa della potenza della resurrezione: «La vittoria sul morire rientra nell’ambito delle possibilità umane, la vittoria sulla morte si chiama resurrezione. Non è dall’ars moriendi, ma è dalla resurrezione di Cristo che può spirare nel mondo presente un nuovo vento purificatore... Vivere partendo dalla resurrezione: questo significa Pasqua» (D. Bonhoeffer, Resistenza e resa, o.c., 314: lettera del 27 marzo 1944)).

Chi sta davanti al mistero del Padre nel grembo della Trinità Santa, nascosto con Cristo in Dio (cf. Col 3,3), dimora anche nel seno della storia: è così che nella liturgia la Trinità e la storia giungono ad incontrarsi. La preghiera, personale e liturgica, è il terreno d’avvento della Trinità nella storia, il luogo di alleanza fra la storia eterna di Dio e la storia degli uomini, il pegno della speranza che fa pregustare il giorno in cui il mondo intero sarà la patria di Dio e Dio sarà tutto in tutti. È nella preghiera, personale e liturgica, che la sofferenza del mondo incontra la sofferenza divina e ne viene redenta: è in essa che ciascuno può aprire la porta all’Agnello che bussa (cf. Ap 3,20) e gustare con Lui la Cena delle nozze. Esprime questo incontro dell’amore divino con la passione del mondo e della passione di Dio con la ricerca del cuore umano inquieto, il poeta mistico per eccellenza, San Giovanni della Croce (Cántico espiritual, Strofa 15), con parole che - nel succedersi degli ossimori - evidenziano il paradosso del Dio che viene (Mi Amado…), il paradosso della finitudine e del dolore umani ("la noche… la música callada, la soledad sonora") e il loro abbraccio nell’amore "compassionato", donato dall’alto e accolto dalla fede nella cena che ricrea ed innamora:

«Il mio Amato...

placida la notte

prossima al levarsi dell’aurora,

la musica taciuta,

la solitudine sonora,

la cena che ricrea e innamora».


da una meditazione di Mons. Bruno Forte sull'amore di Cristo per la Chiesa immagine dell'amore che dev'esserci tra i coniugi e anche  tra tutti  i credenti.

 
 
 

La potenza della debolezza di Dio

Post n°60 pubblicato il 05 Maggio 2006 da dioama
 

La «patria» dell’Amore è entrata nell’«esilio» del peccato, del dolore e della morte, per farlo suo e riconciliare la storia con sé: Dio ha fatto sua la morte, perché il mondo facesse sua la vita. «Qui sta la differenza decisiva rispetto a qualsiasi religione. La religiosità umana rinvia l’uomo nella sua tribolazione alla potenza di Dio nel mondo, Dio è il deus ex machina. La Bibbia rinvia l’uomo all’impotenza e alla sofferenza di Dio; solo il Dio sofferente può aiutare. In questo senso si può dire che l’evoluzione verso la maggiore età del mondo, con la quale si fa piazza pulita di una falsa immagine di Dio, apre lo sguardo verso il Dio della Bibbia, che ottiene potenza e spazio nel mondo grazie alla sua impotenza» (D. Bonhoeffer, Resistenza e resa, a cura di A. Gallas, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo 1988, 440: lettera del 16 luglio 1944). Il Dio biblico non è l’occulta controparte contro cui lanciare le bestemmie del dolore umano, ma è in un senso più profondo «il Dio umano, che grida nel sofferente e con lui e interviene a suo favore con la sua croce quando egli nei suoi tormenti ammutolisce» (J. Moltmann).

 
 
 

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I SALMI profetizzano la passione di Cristo e la Sindone reca impresso tutto quello che i Vangeli hanno descritto di Lui. Un documento impressionante scritto a caratteri di sangue.
 

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INTERA IMPRONTA FRONTALE DELL'UOMO DELLA SINDONE

 

"Ma voi chi dite che IO SIA ?

 TU SEI

 Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio,

tu sei il Messia inviato dal Padre,

tu sei l'Eterna vivente Parola

fatto uomo come noi.

Tu sei la via, sei la verità,

tu sei la vita e la risurrezione,

chi crede in te, anche se muore

vivrà in eterno.

Tu sei il buon Pastore che offre la sua vita

tu sei il mite Agnello di Dio,

Tu sei il Maestro e sei il Signore

ma anche nostro Servitor.

Tu sei il chicco di grano caduto

su questa terra per poter morire

e produrre una nuova spiga matura,

Tu sei il Risorto.

 

Tu sei il Pane vivo disceso dal cielo

che sazia la fame di ogni credente,

tu sei la vite che porta il buon frutto

per la nostra sete.

Tu sei la luce che illumina l’uomo

tu sei l'amico e sei il fratello

Tu sei il fuoco che scalda i cuori

Tu sei l'Amore.

Tu sei la sorgente dell'acqua viva

Tu sei la Roccia che mai non vacilla

Tu sei il Signore dei signori

Tu sei il Re dei re.

Tu sei il Principio Tu sei la Fine

sei il Primo e l'Ultimo, l'Alfa e l'Omega,

Tu sei il Giudice Misericordioso,

Tu sei il Salvatore.

Tu sei il Vittorioso Leone di Giuda

Tu sei lo Sposo che la Sposa attende

tu sei Colui che è e che viene:

Tu sei il Signore Gesù !.

 

In cambio del tuo povero cuore Gesu' ti dona il Suo che è un fuoco di Amore eterno

 

Croce di Gesù Cristo
Aspro germoglio
del giardino dell’agonia,
albero senza rami
in cui tutto porta frutto,
croce di Gesù Cristo,
tu affondi le radici
nella roccia
e la roccia diventa
suolo fecondo
capace di accogliere il seme.

Segno di alleanza
dello Spirito e del sangue,
polo del mondo,
asse del tempo,
segnale di un passaggio
e di un superamento,
croce di Gesù Cristo,
sei il memoriale
del nostro futuro.

Croce levata in alto,
braccia spalancate,
croce su cui è scritto
il comandamento nuovo,
tu tracci la via
di Dio nell’uomo.
Mostrando il prezzo
dell’uomo in Dio,
croce di Gesù Cristo,
tu cancelli
il debito dei giorni antichi
e ci rendi
debitori dell’amore.

Segno d’infamia
e segno di gloria,
tu dichiari che il Signore
è il servo.
Firma di Dio
al termine della sua storia,
tu ci chiami
a vivere oggi
nella morte di un Altro
divenuto nostro,
croce di Gesù Cristo.

(Preghiera cistercense)

 

IL TUO VOLTO SIGNORE IO CERCO

DOVE ANDREMO NOI SIGNORE?

TU SOLO HAI PAROLE DI VITA.

 

AMA

Spiegazione del simbolo:

AMA VERTICALMENTE DIO,

ORIZZONTALMENTE IL PROSSIMO

A= ASSIDUITA', AFFABILITA'

A= AMICIZIA, AFFETTO

LE A DAI QUATTRO ANGOLI

HANNO LA PUNTA SEMPRE

RIVOLTE VERSO L'ALTO, DIO.

AL CENTRO DELLA CROCE

FORMATA DALLE A, SI TROVA

UNA M CHE INDICA MARIA,

NEL CUORE DELL'AMORE.

I QUATTRO BRACCI DELLA

CROCE,  SONO CIRCONDATI

DALLE ALI DELLA COLOMBA

SIMBOLO DELLO SPIRITO,

INSCRITTO NEL

CERCHIO DELL'INFINITO

AMORE DEL PADRE,

IN UN GRANDE ABBRACCIO

TRINITARIO

 
 
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