Law&Life

Appunti sul diritto ed Internet. Questo blog non intende svolgere attività concorrenziale di alcun tipo con testata giornalistica o prodotto editoriale.

 

IL PICCOLO GLOSSARIO

Tra i post di questo Blog ce ne saranno alcuni marcati: "DIRITTO - Voce del piccolo Glossario".  In essi saranno raccolti e pubblicati alcuni termini utilizzati sia nel diritto sia in internet. 
La definizione sarà  sintetica e semplice.
Chiunque potrà contribuire, inviando una sua definizione.
La voce sarà pubblicata con l'indicazione della fonte (e/o dell'autore o il suo nickname) e corredata da una breve e sintetica bibligrafia e/o sitografia di rinvio. La raccolta si atterrà alla filosofia Open Source ed Open Access. Questo significa che tutti potranno contribuire, con le proprie competenze, alla creazione del documento, con l'intento di condividere la conoscenza e di arricchire quella altrui e che tutto sarà a "consultazione aperta", ossia on line gratuitamente. Il fine è semplice: fornire un piccolo dizionario  "tascabile" che sia utile, sintetico e senza eccessive pretese, ma esauriente e chiarificatore. Non dovranno essere riportate voci estrapolate con copia-e-incolla  da altri testi (nel rispetto del diritto d'autore), ciò, eventualmente, compoterebbe l'esclusione dal progetto e la cancellazione della voce.

 

 

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ROVESCIO - Perle di ottimismo. N. 1.

Post n°49 pubblicato il 09 Luglio 2010 da orioeluna
 

L’idea mi è venuta leggendo un bel dossier di FocusExtra (estate 2010)
sulle figure eroiche della storia.

Leggendolo ho avvertito una ventata  di ottimismo!

Non solo brutture, stupri, violenze fini a se stesse, assassini, terrorismo, morti…
ma anche uomini in grado di dare “testimonianza”. Uomini grandi ed uomini piccoli.
Santi e persone “normali”.  

Ma eroi. Molti di loro “per caso”. Ma pur sempre eroi.

Sarebbe bello ricordarsi di loro nei momenti peggiori. Per poter andare avanti
nel quotidiano. Il loro coraggio può aiutare ancora. A capire che l’uomo non è capace
solo delle peggiori nefandezze ma anche, a volte, di grandi atti. Dettati
da coraggio. o semplicemente da altruismo, forse da amore o da incoscienza? Mah non so’. Pero’ l’hanno fatto. Ed è stato bello.
Forse non per loro (molti ci hanno
rimesso la vita) ma per noi si’.
Indubbiamente.

Ed allora mi piacerebbe ricordarne alcuni. Periodicamente. Da annoverare nella sezione “ROVESCIO”, anche se con il “DIRITTO” avrebbero molto a che fare.

Piccole perle di ottimismo. Piccole perle di bontà. Che male non possono fare.
A queste persone, dovunque siano ora, un grazie. Per quello che hanno fatto
e che continuano a fare.

Tra le tante, tantissime persone che mi piacerebbe ricordare:

Giorgio Perlasca (1910-1992), Giusto tra le Nazioni
Rosa Parks (1913 – 2005) , Eroina dei diritti civili in America
Paolo Foglia ( morto nel 2002),  l’eroe del Ticino
Thilly Smith (1994 -      ), maremoto in Thailandia
Simone Neri (morto nel 2009), l’angelo di Gampilieri (Messina)
Madre Teresa (1910 – 1997), premio Nobel per la pace nonché Santa.

 E cosa dire dei carabinieri e degli agenti (anche di quelli segreti e di quelli infiltrati il cui operato nessuno conosce ne conoscerà mai). Dei medici impegnati in zone a rischio, dei vigili del fuoco. Del ragazzo che ti passa accanto e ti sorride quando hai più bisogno di un sorriso. Del vecchietto che ti guarda e ti chiede come stai quando non vorresti parlare e sei costretta a farlo. Del giornalista che scrive la verità, e solo quella, e non si fa tentare della fama a tutti costi, scegliendo così di rimanere un oscuro e semisconosciuto giornalista per tutta la vita.

A tutti GRAZIE.

Tank man - Pechino 1989.
Il primo della serie. Semplice e misterioso come tutti gli Eroi per caso.
La foto di lui davanti ai carri armati cinesi ha fatto il giro del mondo. Ed è diventata il simbolo dell’eroismo. Quell’omino in bianco e nero (camicia bianca, immacolata, e pantaloni neri) con due buste della spesa per mano che si prende gioco di una lunga fila di carri cinesi. Che li blocca, che sale su uno di essi, che sembra parlare con i militari dentro … che fine ha fatto?

Non si sa.
E non si conosce con certezza neanche il nome.
Qualcuno dice che si chiama(va?) Wang Lianxi qualcuno Wang Weilin.
Persino Internet non riesce a rendergli giustizia.
Se si fa una ricerca con Google digitando

rivolta studenti Pechino 1989 foto carri armati Wang Lianxi”
si ottengono solo  8 risultati (0,58 secondi),
Di cui:

--- > it.wikipedia.org/wiki/Il_rivoltoso_sconosciuto
--- > geograficamente.wordpress.com/.../il-nodo-irrisolto-del-massacro-di-piazza-tienanmen-vent’anni-dopo-ritorna-nella-cina-di-ad..

--- > www.liquida.it/piazza-tienanmen/

--- > it.blogbabel.com/tag/il%20rivoltoso%20sconosciuto/

--- > wapedia.mobi/it/Il_rivoltoso_sconosciuto

--- > www.blogcatalog.com/blogs/il-vanga/posts/tag/politica+estera/

--- > vagnone.wordpress.com/category/archivio/ragionpolitica-2009/

--- > wikipedia.virgilio.it/wikipedia/.../Il_rivoltoso_sconosciuto


Il risultato cambia di poco se si mette l’altro nominativo:
“rivolta studenti Pechino 1989 foto carri armati Wang Weilin”
Circa 26 risultati (0,60 secondi) 
Di cui: 

Che fine ha fatto Tank man (come l’hanno soprannominato i giornalisti dell’epoca) ?
La sua storia mi ricorda tanto il film “Eroe per caso”, quando, in una scena finale, 
il protagonista si trova coinvolto di nuovo e di nuovo suo malgrado a salvare qualcuno, e togliendosi le scarpe dice al figlio … beh è da rivedere.   

Riporto di seguito una delle tante frasi che nel film [sequenza iniziale] Dustin Hoffman dice al figlio, per dargli una "lezione di vita", dopo aver rifiutato l'elemosina a un mendicante: Devi resistere all'impulso di fare del bene a certa gente: sono tutti fasulli, si approfittano del tuo buon cuore. Molti di loro se la passano meglio di noi. L'unico a cui pensare è il sottoscritto medesimo. Ti sembrerà cinico, ma è un cavolo di giungla quella in cui viviamo. Ed è per questo che bisogna sempre volare basso, capito? Ricordatelo: sempre volare basso!
 Ma gli angeli, si sa, non volano basso!

 

 
 
 

DIRITTO - black-out di Internet

Post n°48 pubblicato il 06 Luglio 2010 da orioeluna
 

 

È proprio vero che le cose possono nascere in un modo e finire
col trasformarsi in qualche cosa di esattamente opposto.

E' quanto sta accadendo negli USA. Patria di Internet, culla madre
dell'open source, creatrice del free software e dei movimenti
GNUtella ora fa un'affermazione incredibile:
"USA - Guerra tecnologica. Casa Bianca pronta
a ordinare black-out di Internet in caso di emergenza".

 

E pensare che internet era stata potenziata e sviluppata 
in ambiente militare (nel quale non era nata) proprio
nell'intento di sostituire, in caso di attacco nucleare,
i tradizionali canali di comunicazione!

Oggi  che il pericolo può concretizzarsi in un cyber-attacco,
il Senato americano sta cercando di conferire al Presidente
 il "potere di bloccare i circuiti della rete nel caso si presenti"
un simile rischio.

 Il provvedimento sembra sia ancora a livello di "proposta di legge"
ed è stato presentato a giugno (2010) al Senato americano
(suo principale promotore è, un senatore del Connecticut, Lieberman,
eletto nelle liste Democratiche). 

 Il provvedimento dovrebbe consistere nel riconoscere
al Presidente degli Stati Uniti il potere di oscurare Internet,
bloccandolo attraverso direttive impartite tramite Dipartimento
di Sicurezza Nazionale ai maggiori Internet provider,
motori di ricerca e compagnie di software (in pratica
ogni società che opera nei diversi settori di Internet
o dei sistemi informativi degli Stati Uniti e che risulti iscritta
in un' apposita lista "strategica" del governo).
Tutte queste realtà dovranno "immediatamente
adeguarsi a ogni misura di sicurezza e di emergenza
decisa dal dipartimento dell'Homeland Security", 
qualsiasi violazione sarà punita con multe
e provvedimenti cautelativi.

 Il suo nome tecnico è  "Protecting Cyberspace as a National Asset Act"
(Pcnaa), ma è ormai conosciuto come "Internet Kill Switch"
(interruttore che uccide Internet).

La proposta, tuttavia, non sembra rappresentare una novità
nel settore in quanto sia nel 2009 sia nel marzo del 2010
ci sono stati altri tentativi simili.

A sostegno di Internet gioca la sua natura profondamente
e rivoluzionariamente democratica. Natura che tutti amiamo
e che ha ormai permeato di se' il modo di vivere e di comunicare
di tutti noi.

A sostegno del Pcnaa (e simili) c'è il sacrosanto
diritto ad una cyber-difesa contro un eventuale cyber-terrorismo.

Il testo della proposta è riportato da alcuni siti, fra questi:

http://www.europa451.it/uploads/2/8/4/9/2849645/cyberbill.pdf 

Qualcuno ha detto:

"Chi in nome della sicurezza, limita la libertà, non ha diritto
né alla libertà né alla sicurezza".

Ma riflettendo è condivisibile anche il concetto opposto
e cioè: esiste la libertà senza sicurezza?

Cosa dire? La solita risposta, ossia: ai posteri
l'ardua sentenza!

Ad maiora!

 

 

Sitografia suggerita:

 http://rassegna.governo.it/testo.asp?d=47896470

 http://avvertenze.aduc.it/censura/notizia/guerra+tecnologica
+casa+bianca+pronta+ordinare_118722.php
 

 http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=5851 

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/tecnologia/
grubrica.asp?ID_blog=30&ID_articolo=7799&ID_sezione=38&sezione
=

 

http://eliotroporosa.blogspot.com/2010/06/usa-una-proposta-di-legge
-per-spegnere.html

 

 
 
 

DIRITTO - Il caso Google USA contro il caso Google Italia 1 a 0

Post n°45 pubblicato il 28 Giugno 2010 da orioeluna
 

Forse potremmo intitolare così questo post.

Gli Stati uniti si sono pronunciati sulla vicenda Google/Youtube ed il diritto d’autore. Youtube (e Google che ne ha preso il controllo, divenendone proprietario), chiamata in causa dalla Viacom (per violazione del diritto d’autore, appunto) ha visto respingere la richiesta della Viacom di un risarcimento danni di un miliardo, da un Tribunale di NY (il giudice Louis Stanton, la sentenza è del 24 giugno 2010).

Viacom è composta da un insieme di media televisivi e della comunicazione, fra i quali la Paramount e la MTV.  

Praticamente si sono scontrati due colossi dell’intrattenimento e della comunicazione.

La normativa richiamata dal giudice americano è il DMCA (Digital Millenium Copyright Act) il quale prevede una sorta di tutela-immunità del gestore “di un sito web per le violazioni al copyright fatte dai propri utenti, qualora intervenga in modo tempestivo dopo una segnalazione” rimuovendoli dal sito stesso.

Sembra che la Viacom non sia stata molto contenta della decisione e che ricorrerà in Appello, motivando il suo ricorso verso una sentenza che considera “difettata” in quanto il giudice avrebbe interpretato erroneamente il DMCA.

 

In Italia i giudici sembrano esprimersi in modo diverso. Vedi il caso  Google (YouTube) nel procedimento contro RTI e l'ordinanza del 24 novembre 2009 del Tribunale di Roma. In Italia la normativa di riferimento è il d.lgs. n. 70 del 2003 che riconosce una “non responsabilità” in capo al provider/prestatore per i contenuti immessi dai propri utenti e ne prevede una responsabilità solo qualora venga a conoscenza dei contenuti illeciti e non li rimuova prontamente (art. 16 d.lgs. n. 70 del 2003).

 

La decisione italiana sembra, tuttavia,  fare riferimento non tanto alla figura del provider quanto a quella dell’editore affermando che nel caso in questione YuoTube  non può esimersi “dal ruolo editoriale”  del controllo.

 

Una considerazione.

Durante le mie ricerche ho notato una notizia del luglio 2008, in cui lo stesso Giudice aveva stabilito che YouTube/Google doveva  fornire alla Viacom il database “con i nomi dei visitatori di YouTube, i video guardati, gli indirizzi IP, il numero di click sui video coperti da copyright” (vedi l’articolo comparso su IlSole24ore.com del 4 luglio 2008 (http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Tecnologia%20e%20Business/2008/07/youtube-google-copyright-database.shtml?uuid=eb67a502-49b4-11dd-a982-7bc783a7745b&DocRulesView=Libero#) . La causa intentata da Viacom a Google anche all’epoca si basava sulla violazione del copyright.

 

I dubbi e la confusione restano ed è proprio il caso di dire "ai giudici l'ardua sentenza".

 

 

 
 
 

DIRITTO - Tavola Rotonda sull'Open Access

Post n°44 pubblicato il 17 Giugno 2010 da orioeluna
 

DIRITTO - Tavola Rotonda sull'Open Access

Il giorno 15 maggio 2010, si è svolta a Camerino, presso la ns Univerità, una Tavola Rotonda dal titolo "Istruzione, Ricerc ed Open Access. Il Sapere tra libertà, limiti e diritti".

La Sala degli stemmetti era gremita.  Molti i giovani studenti delle scuole superiori. Pochissimi i ricercatori, i docenti e gli studenti universitari ...

Sono intervenuti esperti dei vari settori:

Giuristi (Aliprandi - Iannuzzi);

Avvocati (Siae dr. Mallìa)

Docenti delle Scuole superiori (Marcelli)

Ricercatori del CNR (Pietrangelo)

e della Fondazione Crui (Rossi).

 

Di seguito riporto il mio brevissimo intervento a presentazione dell'iniziativa.

Le Relazioni saranno pubblicate in modalità Open Access sul ns sito Bibliotecario di Ateneo.  

 

****************************************************************

Cos'è l'Open Access e qual è la relazione che lega l'ISTRUZIONE la RICERCA e l'OPEN ACCESS fra di loro?

 

La risposta è contenuta nella seconda parte del titolo dato a questa Tavola Rotonda e cioè nella frase

"Il Sapere tra libertà, limiti e diritti".

 

Il Sapere è dunque la parole chiave dell'incontro.

 

Il Saper inteso come CONOSCENZA collettiva e cioè  come un insieme di Informazioni (di natura scientifica e non solo) che rappresentano il frutto dell'esperienza che un singolo individuo (lo studioso/il ricercatore) acquisisce  in un determinato campo e che elabora ed analizza al fine di  acquisirne una  visione completa, condividendone i risultati  con gli altri consociati.

 

La Condivisione è, dunque, una fase essenziale della ricerca, perché se ognuno tenesse per sé la propria Conoscenza (che potremmo definire "individuale" in contrapposizione a quella "collettiva") la Conoscenza stessa  non avrebbe più senso.

 

Alla base del Sapere c'è, dunque, un fine ultimo che è la Condivisione della Conoscenza.

 

La Condivisione permette, infatti, che la Conoscenza possa essere considerata come res,  un bene (direbbe il giurista) di "pubblica utilità". Possa cioè soddisfare un' Utilità che non è limitata al singolo individuo ma è sociale.

 

L'Utilità sociale a sua volta giustifica un'ulteriore esigenza  che è quella di formare le giovani menti, perché queste possano contribuire, in futuro, a loro volta, a sviluppare la Conoscenza collettiva ... e permettere, quindi, alla comunità di migliorare e di svilupparsi. Sostanzialmente di progredire.

 

Abbiamo, quindi, una sorta di catena logica, che vede strettamente legati fra loro:

Sapere - Conoscenza - Ricerca - Condivisione - Utilità sociale - Formazione - Istruzione.

 

In questo contesto si inserisce la pesante crisi finanziaria che coinvolge tutti gli ambiti dell'Istruzione, sia Scolastica sia Universitaria.

Oggi ci troviamo, nostro malgrado, a subire  una situazione estremamente difficile sia per l'istruzione sia per la ricerca.

 

Mancano i finanziamenti e questo provoca delle grosse limitazioni sia alla Ricerca, intesa cioè come attività di studio "puro", sia alla possibilità di condividerne i risultati, pubblicizzandola e rendendola accessibile a tutti.

In questo modo la Ricerca, qualora riesca a sopravvivere e ad essere comunque prodotta, finirà col rimanere completamente isolata e fine a se stessa, cesserà di avere un ruolo determinante nella creazione della Utilità sociale e quindi nello sviluppo della società.

 

Diventa, dunque, importante non solo fare ricerca ma anche pubblicare i risultati della ricerca.

 

Le tecnologie, oggi, ci vengono incontro anche in questo.

Grazie ad esse, può essere superato il problema, non indifferente per un giovane ricercatore, di cercare ed ottenere quei fondi necessari per pubblicare i risultati dei propri studi su riviste specializzate, scientificamente valide.

 

Un modo per superare questo problema è rappresentato dall'utilizzo di un sistema OA, basato cioè sull'Open Access. 

 

Cos'è  l'Open Access e quanto può aiutarci (aiutare tutti noi:   ricercatori - docenti e discenti) ci verrà detto dagli esperti che seguiranno.

 

Io mi limito a ricordare che l'Open Access (OA) è nato soprattutto con lo scopo di arginare l'esponenziale aumento dei costi di abbonamento ai periodici scientifici (cosa che di fatto contribuisce a togliere fondi alla ricerca) promuovendo nuovi modelli di comunicazione con l'obiettivo di rendere l'informazione scientifica accessibile gratuitamente a tutti.

 

Per quanto riguarda la "gratuità" dell'informazione,  occorre chiarire che il discorso è molto complicato e personalmente non sono in grado di affrontarlo in questo contesto. Forse è un argomento che verrà accennato da qualche altro relatore durante questa tavola Rotonda. Posso affermare che, personalmente non sono d'accordo sulla "gratuità" dell'accesso all'informazione in genere, a quella scientifica in particolare. Si è visto, infatti, che alla gratuità non sempre corrisponde una qualità dei contenuti informativi offerti.

Tuttavia, grazie a queste nuove tecnologie, i costi di accesso all'informazione scientifica (e non solo) verrebbero notevolmente abbattuti o comunque sensibilmente ridotti, permettendo un accesso più immediato alla Conoscenza da parte dell'utente finale (il discente).

 

Resta il problema del valore scientifico della pubblicazione dei propri studi, effettuata  in questa modalità, in quanto non vengono utilizzati i sistemi classici (ed indubbiamente assodati) della pubblicazione su cartaceo. Non si utilizzano, cioè, come fonte dell'informazione, le Riviste che, proprio perché scientificamente rilevanti, sono in grado di dare un valore, o comunque uno spessore scientifico, al prodotto in esse pubblicato.

 

Il problema, tuttavia, a mio modesto parere, potrebbe  essere superato (fermo restando che ci troviamo di fronte ad un problema di non facile soluzione) dalla tipologia stessa del nuovo strumento utilizzato per rendere pubblici i risultati dei propri studi e della propria ricerca. Soprattutto laddove si decida di pubblicare un lavoro scientifico in un sito web Universitario o in un web  di un Istituto di ricerca, per cui la validità dei prodotti scientifici pubblicati viene, in qualche modo, "automaticamente certificata"  dalla natura stessa della fonte (o struttura) ospitante. Creando, di fatto, una sorta di autoreferenzialità.

 

Un ultimo (non per importanza, ovviamente) accenno inevitabile è riservato al diritto.

 

In particolar modo al Diritto d'autore proiettato in un ambiente estremamente duttile ed evanescente qual è quello digitale. Questo ambiente incide sia sulle modalità di espressione del diritto che l'autore ha sulla propria produzione intellettuale, sia sulle modalità di fruizione del prodotto culturale che viene "digitalizzato" e reso immediatamente fruibile.

Da qui l'esigenza, soprattutto da parte dello studioso del diritto, di prendere atto  che il diritto d'autore di stampo tradizionale rappresenta, ormai, un sistema  anacronistico, per cui bisogna rivolgere l'attenzione a nuove forme di accesso al prodotto intellettuale.

 

Di tutto questo parleremo insieme oggi, sperando non tanto di dare delle facili soluzioni a difficili problemi, bensì di confrontarci e di scambiare le nostre conoscenze al fine di condividere le nostre esperienze per poter  creare una base comune da cui partire ed iniziare a sperimentare nuove forme di Sapere.

 

Io ho concluso, vi ringrazio per l'attenzione e formulo a tutti noi un cordiale BUON LAVORO.

 

 
 
 

DIRITTO - Un po' di storia sulla proprietà intellettuale.

Post n°43 pubblicato il 14 Febbraio 2010 da orioeluna
 
Foto di orioeluna

Pensavo che i primi interventi per regolamentare i diritti sulle invenzioni risalissero al 1400, in territorio italiano.

Nella Repubblica Veneziana si prevedeva, già all'epoca, una sorta di statuto dei brevetti per permettere lo sfruttamento sulle proprie invenzioni. Era prevista persino una deroga ai diritti dell'inventore qualora la scoperta risultasse particolarmente utile alla collettività (l'odierna e "modernissima" utilità sociale ... ) per cui veniva permessa la libera fruizione dell' invenzione (di tipo artigianale)  da parte della intera collettività e dell’autorità stessa, senza dovere nulla all'inventore ...

In realtà si ha notizia della previsione di vere e proprie garanzie dei diritti di sfruttamento sulla propria invenzione molti secoli prima. Ad esempio già nel 500 a.c. nella Magna Grecia (odierna Calabria) era previsto il riconoscimento all'inventore degli incassi derivanti dalla propria scoperta,  per almeno un anno.

 

 
 
 

DIRITTO - A proposito di Diritto d'autore ...

Post n°42 pubblicato il 13 Febbraio 2010 da orioeluna
 

Mi e' appena giunta la notizia che è stata creata l'animazione Volete Collaborare?, versione italiana del filmato divulgativo in inglese Wanna Work Together?.

Bravo Simone Aliprandi (traduzione e speakeraggio) ed altrettanto bravo il Comune di Modena (che ha prodotto il video). Il video è rilasciato sotto licenza Creative Commons Attribution 3.0. Ve lo ripropongo dal mio blog, ma il link per vederlo on line è il seguente: http://creativecommons.it/video/voletecollaborare

 
 
 

ROVESCIO – Giù le mani da Babbo Natale!

Post n°41 pubblicato il 24 Dicembre 2009 da orioeluna
 
Foto di orioeluna

Forse non tutti sanno che l’immagine di Babbo Natale (così come la conosciamo oggi) è il frutto di una campagna pubblicitaria (vincente)  promossa dalla Coca Cola company.

Il vero Babbo Natale non era vestito di rosso, ne’ aveva il faccione rubicondo con cui ormai tutti noi lo identifichiamo. Probabilmente il suo colore preferito era il verde ed assomigliava molto più ad un folletto che ad un vecchio bonario vestito con colori sgargianti.

Il romantico Babbo Natale vestito di rosso non è quello “originale” di antica tradizione, bensì è la conseguenza di esigenze di business ed è il frutto del consumismo americano. La Coca Cola si è appropriata dell’immagine di Babbo Natale nel lontano 1931 trasformandola con i colori del proprio marchio (i colori rosso e bianco della lattina) e facendolo diventare il proprio testimonial.

Con questa campagna pubblicitaria la Coca Cola, intendeva  incrementare le vendite della bibita frizzante anche durante il periodo invernale, un periodo, cioè, di per sé sfavorevole per il mercato di prodotti simili.

La trasformazione è stata opera del disegnatore svedese Haddon Sundblom che associò il Santa Claus grassottello e vestito di bianco e rosso con la Coca Cola.

... Oh-Oh-Ohooo Buon Natale !

 
 
 

DIRITTO – A proposito di violazione di marchi: quando una mela fa la differenza …

Post n°40 pubblicato il 13 Dicembre 2009 da orioeluna
 
Foto di orioeluna

Il logo di Apple computer ha avuto una vita difficile, almeno fino al 2007.

Quando si parla di mela=apple viene subito in mente la società di computer fondata da Steve Jobs e Steve Wozniak.

Pochi sanno che, in un primo momento, i fondatori della Apple computer  (1976) avevano scelto come proprio marchio una immagine di Newton sotto un albero di mele e solo in seguito decisero di cambiarlo con l’immagine stilizzata di una mela morsa e colorata con strisce arcobaleno.

 La storia della nascita di questo logo famosissimo è interessante. Creato nel 1977 da Rob Janoff che  lo ideò su “commissione” del suo datore di lavoro, Regis McKenna, a sua volta amico di Steve Jobs.

In un primo tempo il logo era composto da una semplice mela morsa e monocromatica.

Quando il logo fu mostrato a Jobs questi chiese che fosse aggiunto del colore.

Janoff obiettò, pragmaticamente, che un logo monocromatico “era più semplice e economico” da riprodurre, ma Jobs insistette per una mela colorata che avrebbe dato un aspetto più caldo ed umano alla propria società. Fu così che il grafico, autore del famoso logo, aggiunse le strisce colorate arcobaleno.

In realtà la mela era già il logo (dal 1968) della casa discografica  Apple Corps  dei Beatles (di proprietà di Paul McCartney, Ringo Starr, della vedova di John Lennon Yoko Ono e degli eredi di George Harrison).

Nel 1968, infatti, i Beatles decisero  di fondare una casa discografica dandole il nome di Apple Corps con il logo di una mela, una Granny Smith, verde e intera.

Fu così che iniziò una lunga controversia legale durata fino al 2007 (e sarà finita? mah … ).

Appena accortisi della possibile violazione del proprio marchio i Beatles  accusarono Steve Jobs di plagio, ottenendo nel 1981 una prima sentenza di condanna della Apple Computer  al pagamento di circa 80.000 dollari per danni causati alla Apple corps a causa dell’utilizzo di un marchio di successo altrui per  promuovere i propri prodotti.

La controversia non terminò qui. Più tardi, nel 1991, la Apple computer dovette  risarcire la Apple Corps di altri 26 milioni di dollari con l’impegno a non utilizzare il logo della mela nella stesso  ambito merceologico  discografico (in pratica un accordo in cui la Apple Computer si impegnava restare fuori dall’industria musicale).

Ma per la serie “mai dire mai” ed in barba agli accordi contrattuali (c.dd. “accordi di coesistenza”), con l’avvento dell’iPod e iTunes la Apple Computer si è trovata, suo malgrado, proiettata nel mercato digitale della musica.

Altra controversia (2006/2007) sempre promossa dalla Apple corps, ma questa volta con una sentenza  a sorpresa.  La ragione è stata data a Jobs in quanto la mela del computer s’è rivelata più famosa di quella degli scarafaggi  al punto da capovolgere la prima sentenza in quanto questa volta sarebbero proprio i Beatles a trarre (indebito) vantaggio dalla identità dei due loghi e a dover pagare la cifra di oltre 4 milioni di euro di danni alla società dei computer.

Inoltre sembra che sia stato evidenziato come, in realtà, l’avvento dell’iPod non concretizzi un business discografico della Apple ma sia semplicemente uno strumento utilizzato per “decodificare una sequenza di bit codificati in linguaggio binario” e non per produrre e diffondere musica; mentre iTunes  venderebbe “sì musica, ma non dischi, CD, o nastri”.

Pertanto secondo l’alta Corte inglese  si è in presenza di un servizio di distribuzione musicale della Apple Computers che non viola i diritti della Apple Corps. Inoltre il giudice, Anthony Mann,  ha evidenziato come la mela della discordia in questo ultimo caso contraddistingue un  negozio musicale online e non una produzione musicale, pertanto non si concretizza alcuna forma di violazione di marchio.

Per consultare il testo dell'ultima sentenza (Caso n.: HC03C02428 - IN THE HIGH COURT OF JUSTICE High Court DI GIUSTIZIA CHANCERY DIVISION Royal Courts of Justice Royal Courts of Justice - Strand, London, WC2A 2LL Strand, London, WC2A 2LL - 08/05/2006 08/05/2006) vedi all'indirizzo: http://business.timesonline.co.uk/tol/business/law/article714550.ece 

Sorge spontanea una riflessione: la mela sarà anche un frutto salutare, ma pare che porti con se’ il seme della discordia !

n.b.: La fonte da cui è stata estrapolata l'immagine delle due mele è: http://arte-cultura-recensioni.noiblogger.com/apple-computers-vs-apple-corps-il-pomo-della-discordia/

 
 
 

ROVESCIO - La storia in pillole del presepe.

Post n°39 pubblicato il 11 Dicembre 2009 da orioeluna
 

Presepe deriva dal latino praesēpĕ, praesaepis (dove praesepe è il nominativo singolare e praesepium è il genitivo plurale). Indica "recinto per il bestiame, stalla, scuderia, mangiatoia".

Il primo presepe si fa risalire al 1223 e fu voluto da San Francesco.  

Il più antico presepe italiano è del 1280  (si trova nell'oratorio del Presepio sotto la Cappella Sistina in Santa Maria Maggiore a Roma), creato da Arnolfo di Cambio.

Il presepe napoletano sembra risalire ad un periodo anteriore a quello "tradizionale" e cioè al 1205 (in alcuni documenti si parla di un presepe, di questo periodo, nella Chiesa di S. Maria), mentre si ricorda un presepe ad Amalfi nel 1324, presente nella "cappella del presepe di casa d'Alagni".

A Caserta, nel Palazzo Reale c'è l'esempio più bello di presepe napoletano in terracotta, con pezzi del '700.

E' nel '600 che lo scenario del presepe si "allarga" arricchendosi di ambienti riproducenti la vita quotidiana, in puro gusto barocco, con riproduzioni di taverne, macellerie, negozi di stoffe e fruttivendoli. Michele Perrone è tra gli artisti più conosciuti dello stile.

Il presepe napoletano è, in realtà,  un'opera d'arte ed ogni figura ha un proprio significato.

Il vinaio (o oste detto anche Cicci Bacco) è contrapposto al significato religioso della morte del Messia (dove il vino ed il pane sono i doni con i quali viene istituita l'Eucaristia). La figura di Cicci Bacco è un retaggio di antiche divinità pagane (Bacco è il dio del vino e dell'ebrezza) ed è rappresentato nel presepe napoletano davanti alla propria osteria attorniato da fiaschi di vino (o con un fiasco di vino in mano).

Il pescatore è un altro personaggio tipico del presepe ed indica il pescatore di anime, oltre al fatto che con il pesce si ricorda il simbolo dei primi cristiani perseguitati.

 Anche i luoghi che vengono riprodotti nel presepe mapoletano hanno un preciso significato.

Ad esempio il ponte rappresenta "il passaggio" tra il mondo dei vivi e quello dei morti, ma è anche un simbolo esoterico collegato alla magia.

 Il mercato ha una simbologia complessa ed affascinante. Nel presepe napoletano del ‘700 venivano rappresentate, in una sorta di spaccato quotidiano, i principali commerci che si svolgevano durante l'anno, per cui ad ogni "mestiere" era collegato un mese. Il macellaio/salumiere  indicava il mese di Gennaio, il venditore di formaggio rappresentava il mese di Febbraio, il pollivendolo quello di Marzo, ad Aprile corrispondeva il mercante di uova, la fruttivendola (venditrice di ciliege) rappresentava il mese di Maggio; a Giugno corrispondeva il mestiere del panettiere; a Luglio quello del venditore di pomodori  e ad Agosto il venditore  di cocomeri; mentre il contadino/seminatore indicava il mese di Settembre; ad Ottobre corrispondeva il vinaio, a Novembre il venditore di castagne ed, infine, a Dicembre la figura del pescivendolo.

 Una simbologia ricca e complessa è rappresentata dall'acqua. In ogni presepe c'è un fiume, dove l' acqua che scorre equivale alla vita,  oppure un pozzo che sta ad indicare il collegamento tra il sotterraneo e la superficie.

 

 
 
 

ROVESCIO - Il presepe

Post n°38 pubblicato il 10 Dicembre 2009 da orioeluna
 

E' Natale e tempo di presepi.

Io l'ho fatto da sola. A mano. Case, scale, osterie, piazzette, colonne romane, dapprima costruite con materiali di uso comune (scatole per scarpe, ad esempio, stuccate) e poi dipinte a mano ... L'esperienza è stata bellissima e la soddisfazione enorme. Guardate le foto nel mio Album.

 BUON NATALE!

 

 
 
 
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