Law&Life

ROVESCIO - Una gita in America. (Lungo. Prima parte)


PRIMO GIORNO. “Start spreading the news,I'm leaving today.I want to be a part of it,New York, New York. ra-papparapa – ra-papparapa …” A be’ iniziamo bene… Liza Mannelli mi sta cantando, in stereofonia direttamente nel cervello,la canzone New York  da ieri sera … e ancora debbo partire. Sono le due della mattina e manca poco. Pea, la mia cagnetta (quell’ “etta” è un eufemismo, visto la stazzadi cane lupo “bastardo doc” che si ritrova … ) è triste. Non esce neanche dalla cuccia per salutarmi. Fa l’offesa. Pazienza.Saluto Bufy e Titti, le mie due gattine (tutte le mie bestiole sono rigorosamente femmine e perciò piuttosto suscettibili!) che sembrano dirmi: “ma era proprio necessario andare?” Telepaticamente rispondo “… e dillo a me che ancora non so’ perché l’ho fatto …” ... e poi penso che mi accade sempre cosi’. Ogni volta che decido di partire (per una qualsiasi meta),il copione si ripete: prendo l’iniziativa entusiasta, strada facendo mi “ammoscio” come un fiore senz’acqua, a ridosso della partenza mi tranquillizzo solo pensando “adesso telefono e dico che mi hanno ricoerato d’urgenza in ospedale che sono in fin di vita e che non posso più partire”ed infine (vivaddio!) salgo sull’autobus e, senza appello ne’ possibilità diripensamenti, parto.Non capisco perché ogni santissima partenza per me diventaun incubo. Almeno all’inizio. Arrivo a Fiumicino. Tram tram per l’imbarco. Volo di nove ore. Arrivo a New York.Ma è una toccata e fuga. Ci fermiamo solo per dormire, smaltire il jet lag e ripartire la mattina successivaper il Canada. A New York si tornerà fra tre giorni. SECONDO GIORNO E TERZO GIORNO.La trasferta da NY a Toronto avviene in pulman G.T. Sarà il nostro “peggiore incubo” per tutta la durata della nostra visita negli States. Ci rendiamo subito conto che qui, in America non esistono le mezze misure. Quelle le abbiamo inventate noi italiani.Qui tutto è “o microscopico o macroscopico, o bollente o ghiacciato, o santo o diabolico …  e cosi’ via”.Piccolo/grande/caldo/freddo/buono/cattivo sono termini troooppo normali. L’aria condizionata del nostro bus G.T. va “a palla”.Un getto d’aria ghiacciata mi accoglie appena salgo e gli ultimi, deliziosi, sprazzi di sonno mi si cristallizzano addosso come la rugiada di Montelago nelle mattinate primaverili.Incomincio a rimpiangere i 38 gradi che mi sono lasciata alle spalle.M-e-s-c-h-i-n-a !È solo l’inizio di una lotta furiosa che si ingaggerà tra noi e l’impianto d’aria condizionata per tutta la duratadel nostro soggiorno in America. Il Canada mi accoglie a braccia aperte. È come se sapesse che potrebbe non reggere il confronto con NY e così sfodera subito tutte le sue armi … e mi lascia senza fiato.Il verde intenso, la natura incontaminata, le cascate del Niagara con la loro prorompente (!) bellezza, mi riempiono gli occhi  ed il cuore.  E dimentico per un po’ la maledizione dell’aria condizionata. Le parole ed il ritornello di New York lascianospazio ad altre immagini in cinemascope. Ora nel mio cervellosi susseguono spezzoni di film visti e brani di libri letti.Penso a Niagara, il film di Henry Hathaway con Marilyn Monroe e Joseph Cottene mi viene in mente anche il libro di James Fenimore Cooper, L’ultimo dei Moicani, anche se non ricordo bene dove sia ambientata la storia di Occhio di Falco, Chingachook e Uncas, tuttavia questi luoghi me li fanno tornare alla mente.Improvvisamente scopro che Ivan (il terribile), che poi sarebbe la nostra guida, è appassionato di cinema anche lui. Ci mette alla prova indicandoci una anonima torretta vicino alle cascate, chiedendoci cosa ci ricordava.È la torretta del famoso inseguimento in Niagara, appunto, ma il suo test non ha molto successo perché siamo tutti rapiti dalla cascate che sono uno spettacolo nello spettacolo.Quando ci arriviamo sotto con il battello, mi manca il respiro. È come se l’acqua risucchiasse l’aria attorno, mozzando il fiato. Due, tre, quattro arcobaleni compaiono all’improvviso da diverse angolazioni. Peccato non poter immortalare tanta bellezza con la macchinetta fotografica che tengo accuratamente nascosta sotto il  keeway  per paura che si bagni.La sera a cena, sulla Skylon Tower (ad una temperatura standard di 15 gradi), sorrido alla barzelletta che qualcuno racconta: “Le sposine che vengono in viaggio di nozze a Niagara hanno subito due delusioni. La seconda riguarda le cascate …”. Ed ovviamente non sono d’accordo.