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DIRITTO - Tavola Rotonda sull'Open Access


DIRITTO - Tavola Rotonda sull'Open Access Il giorno 15 maggio 2010, si è svolta a Camerino, presso la ns Univerità, una Tavola Rotonda dal titolo "Istruzione, Ricerc ed Open Access. Il Sapere tra libertà, limiti e diritti".La Sala degli stemmetti era gremita.  Molti i giovani studenti delle scuole superiori. Pochissimi i ricercatori, i docenti e gli studenti universitari ...Sono intervenuti esperti dei vari settori:Giuristi (Aliprandi - Iannuzzi);Avvocati (Siae dr. Mallìa)Docenti delle Scuole superiori (Marcelli)Ricercatori del CNR (Pietrangelo)e della Fondazione Crui (Rossi). Di seguito riporto il mio brevissimo intervento a presentazione dell'iniziativa.Le Relazioni saranno pubblicate in modalità Open Access sul ns sito Bibliotecario di Ateneo.   ****************************************************************Cos'è l'Open Access e qual è la relazione che lega l'ISTRUZIONE la RICERCA e l'OPEN ACCESS fra di loro? La risposta è contenuta nella seconda parte del titolo dato a questa Tavola Rotonda e cioè nella frase"Il Sapere tra libertà, limiti e diritti". Il Sapere è dunque la parole chiave dell'incontro. Il Saper inteso come CONOSCENZA collettiva e cioè  come un insieme di Informazioni (di natura scientifica e non solo) che rappresentano il frutto dell'esperienza che un singolo individuo (lo studioso/il ricercatore) acquisisce  in un determinato campo e che elabora ed analizza al fine di  acquisirne una  visione completa, condividendone i risultati  con gli altri consociati. La Condivisione è, dunque, una fase essenziale della ricerca, perché se ognuno tenesse per sé la propria Conoscenza (che potremmo definire "individuale" in contrapposizione a quella "collettiva") la Conoscenza stessa  non avrebbe più senso. Alla base del Sapere c'è, dunque, un fine ultimo che è la Condivisione della Conoscenza. La Condivisione permette, infatti, che la Conoscenza possa essere considerata come res,  un bene (direbbe il giurista) di "pubblica utilità". Possa cioè soddisfare un' Utilità che non è limitata al singolo individuo ma è sociale. L'Utilità sociale a sua volta giustifica un'ulteriore esigenza  che è quella di formare le giovani menti, perché queste possano contribuire, in futuro, a loro volta, a sviluppare la Conoscenza collettiva ... e permettere, quindi, alla comunità di migliorare e di svilupparsi. Sostanzialmente di progredire. Abbiamo, quindi, una sorta di catena logica, che vede strettamente legati fra loro:Sapere - Conoscenza - Ricerca - Condivisione - Utilità sociale - Formazione - Istruzione. In questo contesto si inserisce la pesante crisi finanziaria che coinvolge tutti gli ambiti dell'Istruzione, sia Scolastica sia Universitaria.Oggi ci troviamo, nostro malgrado, a subire  una situazione estremamente difficile sia per l'istruzione sia per la ricerca. Mancano i finanziamenti e questo provoca delle grosse limitazioni sia alla Ricerca, intesa cioè come attività di studio "puro", sia alla possibilità di condividerne i risultati, pubblicizzandola e rendendola accessibile a tutti.In questo modo la Ricerca, qualora riesca a sopravvivere e ad essere comunque prodotta, finirà col rimanere completamente isolata e fine a se stessa, cesserà di avere un ruolo determinante nella creazione della Utilità sociale e quindi nello sviluppo della società. Diventa, dunque, importante non solo fare ricerca ma anche pubblicare i risultati della ricerca. Le tecnologie, oggi, ci vengono incontro anche in questo.Grazie ad esse, può essere superato il problema, non indifferente per un giovane ricercatore, di cercare ed ottenere quei fondi necessari per pubblicare i risultati dei propri studi su riviste specializzate, scientificamente valide. Un modo per superare questo problema è rappresentato dall'utilizzo di un sistema OA, basato cioè sull'Open Access.  Cos'è  l'Open Access e quanto può aiutarci (aiutare tutti noi:   ricercatori - docenti e discenti) ci verrà detto dagli esperti che seguiranno. Io mi limito a ricordare che l'Open Access (OA) è nato soprattutto con lo scopo di arginare l'esponenziale aumento dei costi di abbonamento ai periodici scientifici (cosa che di fatto contribuisce a togliere fondi alla ricerca) promuovendo nuovi modelli di comunicazione con l'obiettivo di rendere l'informazione scientifica accessibile gratuitamente a tutti. Per quanto riguarda la "gratuità" dell'informazione,  occorre chiarire che il discorso è molto complicato e personalmente non sono in grado di affrontarlo in questo contesto. Forse è un argomento che verrà accennato da qualche altro relatore durante questa tavola Rotonda. Posso affermare che, personalmente non sono d'accordo sulla "gratuità" dell'accesso all'informazione in genere, a quella scientifica in particolare. Si è visto, infatti, che alla gratuità non sempre corrisponde una qualità dei contenuti informativi offerti.Tuttavia, grazie a queste nuove tecnologie, i costi di accesso all'informazione scientifica (e non solo) verrebbero notevolmente abbattuti o comunque sensibilmente ridotti, permettendo un accesso più immediato alla Conoscenza da parte dell'utente finale (il discente). Resta il problema del valore scientifico della pubblicazione dei propri studi, effettuata  in questa modalità, in quanto non vengono utilizzati i sistemi classici (ed indubbiamente assodati) della pubblicazione su cartaceo. Non si utilizzano, cioè, come fonte dell'informazione, le Riviste che, proprio perché scientificamente rilevanti, sono in grado di dare un valore, o comunque uno spessore scientifico, al prodotto in esse pubblicato. Il problema, tuttavia, a mio modesto parere, potrebbe  essere superato (fermo restando che ci troviamo di fronte ad un problema di non facile soluzione) dalla tipologia stessa del nuovo strumento utilizzato per rendere pubblici i risultati dei propri studi e della propria ricerca. Soprattutto laddove si decida di pubblicare un lavoro scientifico in un sito web Universitario o in un web  di un Istituto di ricerca, per cui la validità dei prodotti scientifici pubblicati viene, in qualche modo, "automaticamente certificata"  dalla natura stessa della fonte (o struttura) ospitante. Creando, di fatto, una sorta di autoreferenzialità. Un ultimo (non per importanza, ovviamente) accenno inevitabile è riservato al diritto. In particolar modo al Diritto d'autore proiettato in un ambiente estremamente duttile ed evanescente qual è quello digitale. Questo ambiente incide sia sulle modalità di espressione del diritto che l'autore ha sulla propria produzione intellettuale, sia sulle modalità di fruizione del prodotto culturale che viene "digitalizzato" e reso immediatamente fruibile.Da qui l'esigenza, soprattutto da parte dello studioso del diritto, di prendere atto  che il diritto d'autore di stampo tradizionale rappresenta, ormai, un sistema  anacronistico, per cui bisogna rivolgere l'attenzione a nuove forme di accesso al prodotto intellettuale. Di tutto questo parleremo insieme oggi, sperando non tanto di dare delle facili soluzioni a difficili problemi, bensì di confrontarci e di scambiare le nostre conoscenze al fine di condividere le nostre esperienze per poter  creare una base comune da cui partire ed iniziare a sperimentare nuove forme di Sapere. Io ho concluso, vi ringrazio per l'attenzione e formulo a tutti noi un cordiale BUON LAVORO.