FenomenidiEmersione

La volontà (parte II)


«Volodya, ti riempio di botte!» - gridava talvolta, distratta, una madre. Era un grido di flauto strozzato, per nulla convinto e trafitto a riprese da un sibilo acuto nel fiato, uno schiocco di troppa saliva affamata nel gozzo.Fu allora che Maša la vide. Lei, piccola bimba dagli occhi di volpe, sedeva in disparte, graffiando la terra con le unghie di piedi suini. Una treccia sommersa da folta sterpaglia di ciocche bisunte pendeva di lato, coprendole in parte l’orecchio sinistro; le braccia, incrociate sul grembo, mostravano i segni di antiche e vigliacche percosse, invernali livori di adulti.Dapprima esitò, ma il richiamo di quell’animale arruffato si fece vieppiù prepotente, inducendola ad avvicinarsi. Traversato il cortile, sfilando davanti a quel crocchio di gente – nessuno sembrò farsi cruccio della sua presenza – si sedette di fianco alla bimba e parlò:– Magdalini ha un bellissimo suono! – Come fai tu a sapere il mio nome? – rispose, stupita, la bimba.– Non lo so – disse Maša – ma qui tutte portiamo quel nome. Perché resti sola? Perché non ti unisci ai bambini? Non vedi che stanno giocando?– Non stanno giocando – e in quel mentre la bimba sgranò quei suoi occhi color di nocciola – si stanno soltanto facendo paura a vicenda, perché qualcun altro ne ha fatta anche a loro; magari di più.Poi, sbuffando la frangia oleosa dagl’occhi e tendendo un braccino emaciato, squittì:– Me la leggi la mano?– Ma certo, vediamo... Tu sei stata una brava bambina... una brava bambina. Non hai fatto mai nulla per fare arrabbiare la mamma, non hai mai contrariato il papà; li hai aiutati nei campi, hai accudito le bestie finché ne avevate; hai taciuto la fame senza piangere mai. Ti sei tolta di bocca le briciole per i fratelli.Magdalini restava in silenzio, stringendo le labbra per non rivelare un sorriso.– E domani? Domani? – le chiese, impaziente.– Diverrai una bellissima donna. Saprai leggere, scrivere, fare di conto. Viaggerai su carrozze lussuose, la fame sarà solo un triste ricordo...– Poi cos’altro? Cos’altro? – incalzava la bimba.– Non avrai mai bisogno di un uomo, se non per avere dei figli che avranno i tuoi occhi soltanto. Non sarai...  – e la voce di Maša tremò – ... non sarai mai un oggetto, per niente e nessuno, nemmeno per i genitori, un amore o un’idea. Calzerai scarpe morbide e nuove, e con quelle ogni metro di terra sarà senza attrito. Possedendo te stessa, d’ogni cosa sarai proprietaria e più nulla potrà farti male...Magdalini taceva. I piedini ricurvi, che un attimo prima ruspavano pazzi la terra, ora stavano immobili, pietrificati. Maša, cosciente del suo smarrimento, carezzò quella piccola, lurida mano, ne baciò i polpastrelli uno ad uno.– Voglio farti un regalo. – si rivolse alla bimba con voce più dolce – Dietro casa, oltre il piccolo stagno, c’è un campo di elianti. Tu percorrilo tutto. Alla fine, all’incirca a due metri da un masso solcato da scanalature profonde, dal lato coperto di muschio, comincia a scavare! Il masso è vicino a una pianta d’acacia, è la sola, non puoi non vederla. Tu scava! Vai, ora !Le diede una piccola spinta e la bimba iniziò a zampettare veloce, finché non sparì dalla vista.La distesa d’elianti era in pieno rigoglio. Magdalini raggiunse la pietra coperta di muschio; col cuore impazzito, iniziò a rovistare alla base del tronco d’acacia. Nella terra, rigonfia di acqua, comparve uno scrigno. Lo estrasse e, nettatone in fretta il coperchio da un velo di mota rappresa, facendo schioccare un gancetto ferroso, lo aprì. All’interno, fasciato da un panno di seta, un astuccio intarsiato. Nell’astuccio una tasca di lana. Nella tasca un malloppo di rubli e un anello dorato. Sull’anello una scritta in rilievo: «Ščastlỳvoji doròhy – Buon viaggio».Il giorno seguente, prima ancora che i suoi genitori s’alzassero (ed era di notte, perché chi lavora nei campi è animale due volte: diurno e notturno), Magdalini già stava viaggiando su di una carrozza diretta al confine. Quanti anni lei avesse e perché si spostasse da sola a nessuno importava: possedeva dei rubli, c’è altro che conta? Anche lei non chiedeva di meglio che l’anonimato. Di fortune così, nella vita ne capita una, mai avrebbe voluto sprecarla (povertà, botte, fame: risolti per sempre). Anzi, avrebbe dovuto trovarsi anche un nome fasullo, una maschera dietro cui nulla e nessuno l’avrebbero mai più sospettata. Un forziere. Uno scrigno.Poi, d’un tratto, il cocchiere ha strozzato i cavalli tirandone il morso, ed un grido ha percosso le strade della cittadina: « Capolinea! – città di Galati! ». Il profumo del grano tostato vibrava di antica speranza. ¹ distillato casalingo ad elevata gradazione alcolica Y. Stratos ® ( La volontà, versione di prova alquanto ridotta, ma con un suo senso) Dipinto di Michael & Iness Garmash