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Un blog creato da magico540 il 18/02/2008

Corpo e Psiche

Disturbi psichici

 
 

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Post n°1 pubblicato il 18 Febbraio 2008 da magico540

Cari lettori,

chi decide di dedicare la propria professione all'Altro, a qualunque livello, deve mettersi in una condizione di ascolto e disponibilità rispetto all'interlocutore.

E se il mondo di oggi ci offre la possibilità di utilizzare anche lo spazio cybernetico per poter comunicare, questo blog vuole rappresentare l'ennesimo tentativo di apertura del mondo psicologico al grande pubblico ed essere un'occasione di scambio e discussione su differenti problemi che riguardano tanto il corpo quanto la psiche, dato che il disagio può colpire entrambi.

Negli ultimi tempi si è sempre più sentito parlare di disturbi psicosomatici. L'idea è di guardarli sotto una nuova luce, non come semplici manifestazioni ipocondriache ma come disagi significativi, comunicazioni dal profondo del nostro essere.

Talvolta la mente "cortocircuita" i propri processi, andando ad influenzare il corpo (o forse viceversa?) e da tale depistaggio possono derivare infiniti disagi che alcune volte non vengono espressi o non si sa come affrontarli.

Bene, in questo spazio si vuole dare la possibilità di poter esporre problematiche diverse, costruendo una sorta di luogo in cui dare voce ai segreti che portiamo nella psiche e talvolta nel corpo.

Inoltre, è nostra intenzione proporre diverse tematiche riguardanti i possibili percorsi terapeutici, nonché cercare di comprendere ed elaborare i disagi che vengono portati dai nostri lettori. I temi possono spaziare dal disagio adolescenziale a quello adulto, dal mentale al corporeo, dal dubbio del nostri interlocutori all'esperienza che desiderano condividere. 

Ci auguriamo di ricevere spunti interessanti su cui lavorare insieme ed offrire la possibilità di offrire maggiori informazioni riguardo le vostre domande.

Il nostro blog è un'invito alla comunicazione e all'apertura reciproca, perché troppo spesso la psicologia si è fatta roccaforte di se stessa senza dare la possibilità di capire alcune dinamiche o di comunicare le proprie scoperte al grande pubblico.

Ci auguriamo di poter essere un "portavoce" dei vostri disagi, un diario sul quale scrivere i vostri vissuti, le vostre paure, i dubbi e le esperienze, nella certezza che verranno accolti, ascoltati e chiariti nel modo maggiormente interattivo possibile.

Speriamo di intraprendere un interessante e reciproco percorso conoscitivo con tutti voi.

 
 
 

Paolo Capovilla

Post n°2 pubblicato il 05 Aprile 2008 da magico540
Foto di magico540

 

 La follia nella sua matrice originaria è un grande insieme di sesso e di violenza. E’ una affermazione profondamente vera anche se può sembrare generica.

In ogni disagio grave c’è stata una violenza subita, c’è stata una violenza percepita, ci sono state delle esperienze traumatiche che alle volte possono essere definite oggettivamente tali e altre volte no, ma  rimangono traumatiche per l’individuo che le ha vissute. Il trauma è un fatto soggettivo e la nostra psiche è il prodotto dinamico di una percezione e di un’esperienza soggettiva.

Le persone che soffrono di disturbi mentali impegnativi, mi riferisco alle patologie psicotiche, hanno impresso nel loro corpo psichico una serie di traumi che si sono accumulati e stratificati fino a manifestarsi in una situazione esplosiva, non più contenuta. Succede che queste persone comincino a delirare, a costruire deliri più o meno organizzati, a ritirarsi in se stessi da se stessi. Sono ritiri che per quanto possano essere deliranti, emarginativi, cercano di mantenere un senso, il desiderio di un senso che è stato falcidiato nella storia della loro esistenza. Il ritiro psicotico è un ritiro di difesa dal mondo sociale, pubblico, anche privato, familiare, che è il luogo privilegiato del senso umano riguardo al quale ciascuno di noi deve confrontarsi .

Ho visto da poco il lavoro artistico di Paolo Capovilla , penso di approfondire in seguito la conoscenza della sua complessa personalità. Queste righe che scrivo sono una breve riflessione sulla mia esperienza di reparto psichiatrico e di Comunità terapeutica, rispetto al disagio mentale e dell’emarginazione nei suoi rapporti con la dimensione creativa, inventiva, artistica.

In molti SPDC ( Servizio psichiatrico diagnosi e cura ) o in Comunità residenziali psichiatriche ci sono poeti, persone che scrivono racconti, gente che dipinge e costruisce oggetti, individui che creano. Ciascuno di questi lavori è utile, l’intera dimensione creativa è utile e funzionale al benessere di coloro che la sperimentano, alle volte è indispensabile per la loro stessa vita perché supplisce e supporta esistenze disgregate, vuoti interiori, orizzonti desertici. La funzionalità terapeutica e di cura  è la cosa fondamentale ma ciò non comporta però che tale dimensione terapeutica diventi o sia una dimensione artistica.

Sono molti gli artisti, i poeti, riconosciuti dal mondo intero che hanno dato di “matto” e che hanno subito in passato elettroshock, ricoveri più o meno lunghi in case di cura per malattie mentali. Le loro opere sono frutto e conseguenza della loro personalità . Che cosa  però differenzia un quadro di Francis Bacon ,  che aveva qualche problema di testa , da un’opera di una delle tante persone ricoverate nei servizi psichiatrici che dipinge cercando di disegnare sulla tela la frantumazione che ha dentro ?

La differenza è nel riuscire a costruire arte. Bacon crea un’opera d’arte pur essendo interiormente molto frantumato e percependo la disgregazione della sua anima riesce sulla tela a renderla visibile , rende visibile ciò che per natura  non  è visibile. Il talento artistico non riguarda la follia, non conosciamo ancora che cosa sia un talento ma di certo la follia nella sua caoticità non esprime  creatività, la follia è una grande normalità delirante.

Il delirio è si creativo ma è nel medesimo tempo molto ripetitivo e coatto. Il delirio di D.P.Schreber , uno dei grandi deliri riconosciuti dalla storia della psichiatria , è affascinante per la sua ricchezza  rappresentativa e per la sua immaginificazione ,ma è al contempo una grande ragnatela in cui il “delirante” è invischiato.

La follia è fissazione, coazione, disperazione silenziosa o chiassosa. Nei quadri di Paolo Capovilla si hanno alcune volte dei tratti figurativi ,segni di pennello o di mani, che evocano stereotipie mentali soffocanti ma nella maggior parte delle altre opere  si percepisce invece il distacco da quel mondo fantasmatico, si nota un altro respiro che comporta una reale dimensione artistica in cui il quadro diventa qualcosa d’altro rispetto a colui che lo produce.

Si fa arte quando ci si libera da se stessi  e dalla propria condizione di sapere quel che siamo. L’arte è una grande elaborazione della nostra vita interiore.

 

 

Giovanni Castaldi

 

Catalogo a cura di Beatrijs Lauwaert

Comune di Padova, Assessorato alle Politiche Culturali e Spettacolo

 
 
 
 

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