The city of Dite

7/4/'300 (9)


E quei, che ben conobbe le meschinede la regina de l'etterno pianto,«Guarda», mi disse, «le feroci Erine. Quest'è Megera dal sinistro canto; quella che piange dal destro è Aletto; Tesifón è nel mezzo»; e tacque a tanto. Con l'unghie si fendea ciascuna il petto; battiensi a palme, e gridavan sì alto, ch'i' mi strinsi al poeta per sospetto.(Inf IX, 43-51)Introduzione intensiva per uno dei passi più noti e ricchi d'effetto di tutta la Commedia. Virgilio e Dante sono giunti alle porte della città nera, Dite (eheheh) quando d'improvviso vedono il cammino bloccato da spaventose creature: trattasi delle Erinni (o Furie), Aletto, Tesifone e Megera. Secondo tradizione esse rappresenterebbero le tre specie dell'ira (acuta, difficile, amara); si rivolgono ai due pellegrini con gesti e emissioni vocali di foggia bestiale, incutendo vera paura negli sventurati. Assolvendo al suo dovere di maestro e guida, Virgilio informerà Dante sulla natura delle Furie nonostante l'evidente disagio; arriverà a proteggerlo fisicamente nei versi successivi, temendo l'intervento di Medusa e facendo scudo con le sue mani allo sguardo del fiorentino. La critica pone in gran risalto il valore simbolico di questa paterna iniziativa, seguita non a caso da un altro giro di versi celebre quanto ascoso ("O voi ch'avete l'intelletti sani...") lungamente dibattuto nel contesto dell'espiazione dantesca.In immagine: Le tre Furie.