Do it better

il minimo sindacale


Per anni ho sdoganato come concetto elementare il fatto che se ad un appuntamento “lui” non ti prende come speravi, la via più breve per tagliar corto ed evitare di dargliela, lasciando un buon ricordo di te, sia un sano pompino.Premetto che sto assolutamente entro quella percentuale di donne che amano farlo, che non hanno nessun problema a sperimentare sapori nuovi e che godono proprio nel vedere il piacere del partner.Sulle modalità abbiamo già scritto  e magari, se ci saranno segnalati spunti interessanti da approfondire ritorneremo, quindi mi limiterò ad articolare il concetto.Si sa, non esiste uomo che non gradisca questo tipo di attenzioni. Quindi, tutte le volte che mi sono trovata alle strette, ho utilizzato quest’arma per levarmi d’impaccio. Ad un appuntamento, se le cose non prendevano la piega desiderata, ripiegavo in “ritirata”, e se al primo appuntamento non seguiva un secondo è proprio perché non c’era stato nessun tipo di feeling.Lo so, risulta un modo di fare un po’.. meccanico, ma c’è stato un periodo della mia vita in cui i partner si susseguivano come i giorni della settimana, e questo rappresentava l’unico modo per togliersi di torno gli incidenti di percorso senza strascichi. Ora, qualche strascico c’era, visto che quasi sempre chiedevano di rivedersi, ma anche in questo, sono riuscita a fare in modo che il secondo appuntamento venisse chiesto dopo essersi salutati. E si sa, via mail, sms e telefono dire “no, grazie” è assolutamente più semplice.Diciamo che l’ottica del minimo sindacale è comprensibile solo aggiungendo che non ho mai avuto problemi, qualora ci fossero i giusti presupposti, a fare sesso la prima volta che ci si vedeva.Da qui, un viaggio sul treno, piuttosto lungo con cambio a metà percorso. Poco dopo la partenza sul mio scompartimento sale un tipo niente male. Mi si siede di fronte e inizia a guardarmi. Io ricambio, divertita dalla totale mancanza di imbarazzo da parte sua, che continua imperterrito a farmi una radiografia molto accurata (che avesse a cuore la mia salute??). Il sospetto trova fondamento, giacchè al momento del cambio mezzo, io lascio che lo scompartimento si svuoti per tiraregiù con calma i miei bagagli, che lui si offre di portarmi “dove?”. Così gli racconto dove sto andando e si offre di accompagnarmi fino all’altro treno. Fa una breve telefonata da una cabina (parliamo del 92, i cellulari erano delle scatole nere da due chili possedute solo da manager e principalmente ancorate in maniera indissolubile sull’auto di rappresentanza), spiega che tarderà un poco e mi scorta fino al nuovo convoglio. Che, strani incastri del destino, è già lì, sui binari che mi attende. Non partirà prima di un paio d’ore, quindi è deserto. Lui sale, mi sistema i bagagli sulla cappelliera e riprende a radiografarmi. Mentre mi bacia, chiudo le tendine. Decido di ringraziarlo e, come se nulla fosse, gli slaccio i pantaloni, mi siedo di fronte a lui, e mi applico nella mia personalissima concezione di minimo sindacale. Sarà che lui non se lo aspetta e che la situazione è potenzialmente pericolosa, ma il tutto si svolge molto in fretta. Mentre si ricompone vedo anche un velo dell’imbarazzo che non aveva prima. Decisamente non se l’aspettava. Non ho mai conosciuto il suo nome.