SilenzioAssordante

Le tre fate...


La Fata del camminoProcedevo per pazzia e disincanto rasente le mura secolari, dove l’edera intreccia i colori della sua costanza.A momenti la posa dei bassorilievi scolpiva nell’attimo l'esistenza di un atono insulto alle forestiere vite passate.Eppure, comparsa la tua forma, mi ha venato la fronte un inviolabile sorriso, il tuo tocco di donna fata spalanca radure nel metropolitano intrico e il nostro stringerci confida un’alto incanto ai cantoni ed agli archi, all’universo.La Fata cadutaLe fate risucchiano il colore endemico. Cineree di veleni eterei ai crocicchi bloccano la mano già solerte a impugnare la lama infelice.Nelle piazze grigie sculture elevano ansie del cielo disattese.La fata dei mari è apparsa per fermare Ulisse e la sua meraviglia azzurrina si spande sul ponteggio.Ha nello sguardo una disarmonia di dolore e delicatezza per la voce ferita.Satura di acque e cieli adesso descrive alberi verdeggianti e consistenze, a ondate, di grano nel vento.Piange i piovaschi della fioritura e fantastica sfumature per scomparire.La Fata perdutaCome se la scogliera potesse sottrarsi al suo mare ho cercato di sfuggirti, a misconoscere il tuo abisso e la limpidezza.Lasciami l'orma del tuo respiro, portami dentro il cuore come un randagio trascurato, perché io possa fiutare le tracce delle tue pulsazioni e soffrire di rimando o beare delle rimanenze dei tuoi incanti, farmi pizzo delle tue maniche, agli estremi del gesto poco lontano dalla tua carezza, sperso nel tuo sconcerto, risonanza dolente del tuo essere in fuga, anelito di desiderio dietro la tua follia.