SilenzioAssordante

La Strega e il Custode...


Tre zampe di tarantola, due denti di serpente, sette bacche di biancospino si trovano facilmente anche nel bosco, sul piccolo lago, tuttavia due chele di granchio erano una cosa parecchio rara da quelle parti.Morgana la strega del piccolo lago, però, era riuscita a farsi procurare un corpulento e aggressivo granchio da Barabao, un folletto che per motivi di lavoro andava molto spesso al mare.Il granchio dal colore rosso scuro si agitava sul fondo di un secchio, ancora ricoperto d’alghe dall'odore pungente e salmastro.Morgana guardava trasognata l’agitarsi del piccolo lago all'imbrunire e le nuvole che si coloravano d'arancio nel cielo che a levante si faceva più scuro.Ai bordi del piccolo lago tra felci e muschi crescevano vistosi fiori d'acqua bianchi e rosa circondati da piante galleggianti, piccole ranocchie si riposavano su grandi foglie e al primo rumore si tuffavano in acqua lasciando solamente dei cerchi concentrici a testimonianza del loro esserci.“Questa è notte di la luna piena” bisbigliò Morgana immobile all’enrata della sua casa: un imponente, alta e secolare quercia.Una civetta si posò tra i rami lanciando al cielo il suo avvilito richiamo.La strega accese un fuoco, un chiarore emerse nella notte e in fretta i piccoli rami iniziarono a scoppietare, le fiamme presero vita, palpitando nell’aria illuminarono i suoi lunghi capelli.Fiamme vive a gettare ombre sul suo viso segnato, brillanti occhi verde mare dal taglio esotico la facevano somigliare a una gatta.Ha mani di strega, magre, lunghe, dita sottili rassomiglianti a scheletrici artigli.Le ossute dita scorrono lentamente l'antico libro degli incantesimi dalle pagine ingiallite e polverose.“Ho bisogno delll’acqua” Morgana inorridì, l’acqua ceramente non è un elemento primario per una strega.In quel momento iniziò a levarsi il vento, gli alberi si curvarono e tremarono sotto la sua furia, ululava il vento passando tra le rocce.Il lungo abito  nero di Morgana si gonfiò, i lunghi capelli ora la avvolgevano, ora galleggiavano nell’aria.I piedi nudi iniziarono a sprofondare nel fango lacustre, mentre la strega, cercando di bagnarsi il meno possibile, avvicinava la brocca all’acqua.Improvvisamente un lucente pesce rosso dai riflessi bronzei, le intimò:“Non osare di rubare l’acqua del piccolo lago, brutta ladruncola!”Più esterefatta che impaurita Morgana rispose:“Vattene e fai attenzione , se non vuoi che ti faccia diventare un pesce affumicato!”Il grande pesce rosso sembrò obbedire ma mentre Morgana si riavvicinava all'acqua con un guizzo improvviso saltò fuori dal lago e con un forte colpo di coda inzuppò la povera strega.Inorridita Morgana lasciò cadere il recipiente che piano piano affondò.“Guarda cosa'hai combinato” gridò.Il pesce rosso sorridendo guardò divertito la povera strega, l'abito inzuppato, i lunghi capelli bagnati e increspati come piccoli serpenti e un po’ pentito disse:“Sono Meldon, il custode delle stelle del piccolo lago”.Disratto dall’insolita confusione un anziano gufo in un agitare d’ali si levò da un ramo, planando verso il secchio della strega e con gli artigli arpionò il prezioso granchio rosso.Morgana e Meldon osservarono inermi la scena.La strega crollò sulle ginocchia ed iniziò a piangere affranta.Le sue lacrime caddero nel piccolo lago disperdendo bagliori argentei.“Non potrò mai più fare il mio incantesimo”, mormorò singhiozzando.Meldon pensieroso allora le chiese: “Era per questa ragione che volevi l’acqua del piccolo lago?”Impietrita, con gli occhi fissi nella notte, la strega rispose:“Tre zampe di tarantola, due denti di serpente, sette bacche di biancospino e due chele di granchio da far bollire in una notte di plenilunio. La mistura avrebbe permesso di tramutarmi in un folletto d’acqua e, per qualche ora, prendere parte al gran ballo del piccolo lago”.Meldon in quel momento si chiese perché una strega, che con una pozione o con un colpo di bacchetta può trasformare qualsiasi cosa, volesse andare a quel ballo, tra pesci e folletti.Ma non ebbe il coraggio di domandarlo.“Come mai non volevi che prendessi l’acqua?” domandò Morgana.Meldon con fierezza rispose: “Perché sono il custode delle stelle, nelle notti quiete e di bel tempo esse arrivano per fare il bagno, guarda, si tuffano”, confessa additando il riflesso di una stella cadente sull'acqua del lago.Morgana alzò lo sguardo e si accorse che la superficie scura dell'acqua era illuminata da migliaia di stelle, parevano starci tutte nel piccolo lago, perfino la luna, la candida dama della notte liberava meravigliosi riflessi argentei.“E’ un grande segreto” avvisò Meldon con fare contegnoso.“Le stelle si divertono come non mai nuotando nel lago e quando la notte sta per finire ritornano in cielo. Se tu fossi riuscita a prendere dell’acqua, avresti portato via anche qualche stella, una catastrofe!”.“Ma allora nessuno potrà mai prendere dell'acqua dal piccolo lago?” chiese dubbiosa Morgana.“Certamene che si può, ma solamente durante le notti in cui il cielo è nuvoloso, oppure di giorno, quando le stelle riprendono fiato, non nuotano!” rispose il pesce rosso.“Ora però rilassati, mitiga il tuo istinto ed entra in acqua, sii fiduciosa. Sono un pesce magico io!” le suggerì Meldon.“Già, o con la vecchiaia sto rimbecillendo o qualche cosa di vero esiste, non ho mai visto un pesce che parla”.Morgana inspirando ed espirando profondamente, dominando la sua paura per l’ acqua entrò lentamente nel piccolo lago.Improvvisamente un delicato vortice li avviluppò entrambi e si ritrovarono sott’acqua. Morgana incredula ed esterefatta si rese conto di poter parlare e respirare, anche la sotto.Ora si muoveva con eleganza, fluttuando tra pesci di mille colori, rane rosse e verdi, alghe filiformi e migliaia di stelle.“E’ meraviglioso” pensò, e in quel mentre ecco attaccare una musica, il gran ballo del piccolo lago, pesci e folletti d’acqua iniziarono a danzare al suono di un’orchestra disposta su una grande conchiglia.Il suo lungo abito nero sembrava il calice capovolto di un fiore, carezzevoli ciocche di capelli sfuggivano dall’acconciatura a incorniciare il contorno del suo volto.In quel mentre Meldon le porse una collana di lucide perle nere dicendo:“Trentun lacrime di strega piovute nel lago si sono tramutate in pietre preziose, è per te”.Danzò per l'intera notte Morgana, come in una fiaba.Ma come tutti sanno i sogni finiscono sempre all’alba.“Ti ringrazio Meldon per questo meraviglioso regalo, è stata una notte magnifica”.Lui sorrise e guardandola negli occhi e a bassa voce le disse: “Adesso però desidero regalarti una stella per rammentare questo lago”.“Ma non si possono regalare le stelle” brontolò Morgana.“Oohh si! ” rispose Meldon uscendo dal lago.“"Apri la mano” le sussurrò sorridendo il pesce rosso posandole sul palmo una conchiglia.“Da questo momento quando avrai voglia di ascolare il suono del lago avvicina l’orecchio e senti, senti la sua voce”.Proseguì Meldon: "Durante la notte, poi, posala sul balcone, riempila d’acqua e vedrai che una stella scenderà a nuotare”.“Addio Morgana”.“Addio Meldon”.Morgana si fermò un istante, un ultimo sguardo al lago, il freddo si stava facendo sentire, doveva tornare a casa, alla sua grande secolare quercia.Tutto adesso è tornato come prima, il libro degli incantesimi, il vestito nero, i lunghi capelli scompigiati.Una sola cosa è cambiata, al collo ora porta una collana di trentun lacrime di strega.“Tre zampe di tarantola, due denti di serpente, sette bacche di biancospino e due chele di granchio”.Alle bimbe piace tanto......