Post n°32 pubblicato il 30 Novembre 2013 da d0lcevelen0
Si blocca ogni tanto, il meccanismo perfetto. Mette sassi nelle tasche a contrastare la sua avidità di altitudine, la sua fame di stelle. Abbranca l'aria, artiglia la terra, impedisce che il forte vento lo diffonda, lo faccia volare, consentendogli solamente di aggrovigliarsi. Avanza a fatica, il forte vento lo spintona, ma socchiude gli occhi e recita una preghiera, con segretezza, la litania gli filtra dalla testa alle labbra chiuse, si spegne, che ai verbi nega di uscire. Si inginocchia per attenuare l'impeto della natura, assorbe, incassa. Prosegue, il cammino è molto più difficile di quanto vorrebbe, ma percorrerlo deve, mettersi al riparo, celermente, il prima possibile. Incespica, si rimette in piedi, scivola, e si rialza. L'orgoglio e la logica sorreggono, unici complici, la sua risolutezza. Ma crolla nuovamente, graffiandosi le ginocchia, strappando i jeans. Si guarda piangendo, cercando vanamente di riparare quel danno. Non riesce, e più di ogni cosa non deve. Protende le mani verso quel cielo fatato, che a ragione, elude chi mai si è pentito e mai confessato. Però è giusto così. Due braccia lo sollevano.
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