SilenzioAssordante

“ILLUMINA CIO' CHE AMI SENZA TOCCARNE L'OMBRA”

 

 

 

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Senza tempo...

Post n°51 pubblicato il 21 Marzo 2014 da d0lcevelen0


Il vascello faceva acqua.
Tante volte ne ha avuto la sensazione, dopo il primo periodo di incantevole navigazione.
Inoltre il sole era sparito. E la terraferma non si vedeva proprio.
Era solo, in mezzo al mare, sopra una barca che stava affondando.
Guardandosi intorno vedeva solamente mare. Mare amato in cui tanto aveva bramato navigare.
Ma non aveva alternative, doveva saltare.
Così ad un certo punto ha lasciato il vascello al suo destino e ha iniziato a nuotare.
Non so per quanto tempo l'ha fatto, forse per diversi giorni.
Talvolta per rifiatare faceva il morto e il mare, che è sempre stato suo amico, lo portava.
Ha visto pesci di ogni razza. Alcuni lo hanno fatto ridere, altri lo hanno spaventato.
Si è lasciato cullare lungamente e lungamente, riprendendo le forze, ha nuotato.
Deve anche aver pianto, a momenti. Tuttavia le lacrime sono salate e il mare le incorpora volentieri.
Poi ha cominciato ad intravvedere qualche cosa.
Qualche cosa in silenzio stava cambiando sul suo orizzonte e quando infine è riuscito a mettere a fuoco l'ha visto.
Il mare lo stava richiamando a casa, lo stava riportando al Faro.
Si è lasciato posare su quella spiaggia che pressocchè non aveva più forze.
E' rimasto a guardare.
Quello che vedeva sopra di lui era di sicuro il suo Faro, però, era abitato.
Attorno al tavolo, sotto il pergolato, parlavano vivacemente una donna dai capelli fluenti, dai tratti e dall'accento gitano, e un uomo.
L'uomo era di spalle e non poteva vederlo in viso. La donna accanto a se teneva e accarezzava tre bellissimi gatti. Sotto al tavolo invece oziava una cagnolina color nocciola dall'aria paciosa.
I due non smettevano di parlare e sorridere. Sembravano due fanciulli ma probabilmente erano due vechietti.
Dopo poco l'uomo si alzò, facendo scappare i tre gatti, e fece qualche passo in direzione del mare.
In quell'istante ha capito che stava sognando, perchè quell'uomo era lui.
Di sicuro doveva essere passato tanto tempo. Lo avvertiva non tanto dal suo aspetto fisico, quanto dall'essenza di perfezione che diffondeva.
Restò lì parecchio tempo, come sbirciando in uno dei futuri possibili.
E mentre si chiedeva se avvenire può supportare il plurale, venne colpito alle spalle da una tavola di legno ricurva portata dal mare.
Non gli ci volle molto a riconoscere un pezzo del suo vascello.
Quello su cui, un po' scolorito dall'impeto del mare, si poteva ancora comprendere il suo nome:
"Respiro d' Amore Imperituro".

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Un blog di: d0lcevelen0
Data di creazione: 22/04/2011
 

 
 

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