Cos'è il DOC

Un Film sul 6 maggio


La notte di giovedì 6 maggio 1976 era una notte di luna. La giornata era stata particolarmente calda. Improvvisamente, appena passate le 21, la terra tremò. Una prima volta, per poco meno di un minuto. Poi la seconda e definitiva scossa. Un’impenetrabile nube di polvere si alzò e oscurò la luna. A Gemona, Osoppo, Trasaghis, Majano, Buia, Artegna, Colloredo, Tarcento, Forgaria la gente cominciò a radunarsi nelle piazze, unici antri abbastanza ampi e sgombri da poter accogliere, lontano dai cornicioni e dalla caduta delle macerie, le donne spaventate, i bambini in lacrime e gli uomini disorientati dall’impotenza che scorreva loro nelle vene. Tutti lì, attorno a un fuoco, ad attendere l’alba, con la speranza di lasciarsi alle spalle la paura che invece gli avrebbe attanagliati per i giorni successivi, ogni qualvolta che, stesi sulle brandine di fortuna delle tendopoli, avrebbero tentato di chiudere gli occhi per abbandonarsi al sonno.Il sisma colpì 137 Comuni della regione, circa mille furono i morti, 3 mila i feriti, sventrò le case e il peso delle macerie schiacciò le automobili parcheggiate. In occasione del trentennale del terremoto, che ricorre il 6 maggio 2006, i lettori de “il Friuli” troveranno in edicola, a partire dalla prossima settimana, il dvd “Volti e voci di un terremoto. 1976-2006 Testimonianze”. Prodotto dalla Sg Video Produzioni grazie alla collaborazione della Provincia di Udine, dei Comuni di Gemona, Osoppo e Trasaghis, il documentario di 34 minuti racconta la terribile catastrofe che ha segnato profondamente la memoria e l’anima dei friulani. Nato da un’idea di Stefano Marzona, qui operatore e montatore, diretto dall’udinese Giovanni Cismondi, il filmato ripercorre la tragica notte del 6 maggio, tornando sui luoghi dell’accaduto e partendo proprio da Gemona, la città della Pedemontana ridotta in ginocchio dal sisma - del migliaio di morti, quasi 400 erano gemonesi - e in seguito diventata il simbolo del “miracolo” della ricostruzione. La particolarità del dvd è proprio di recuperare preziosi e rari filmati dell’epoca, conservati negli archivi della Cineteca del Friuli, per raccontare, senza retorica e con dovizia di dettagli storici, la reazione della popolazione colpita dal sisma. Ecco allora che si vedranno le telecamere indugiare sulle case crollate, sui primi repentini e provvidenziali interventi d’aiuto, su un trenino di legno, una bambola abbandonata o una scarpina spaiata. Il documentario riporta inoltre l’impressionante registrazione sonora della prima scossa - quella più “leggera” - effettuata casualmente da Mario Garlatti di Tricesimo mentre stava riversando un brano dei Pink Floyd dal giradischi al registratore a cassette, un’incisione che mette i brividi, risentita oggi anche da chi non ha provato la catastrofe del terremoto. A fare da corollario alle immagini, le testimonianze di coloro che vissero la tragedia sulla propria pelle, raccolte da Cismondi: un insegnante ora in pensione, un alpino dell’ottavo reggimento, una donna, chiamati a raccontare come, in effetti, l’episodio del terremoto funga da spartiacque nella storia friulana. Tant’è che ancor oggi, a trent’anni di distanza, si individua un prima (gli Anni ’60, la difficoltà di uscire dalla miseria e i primi accenni di sviluppo economico) e un dopo, quando l’aiuto e il sostegno proveniente dal mondo intero hanno fatto in modo che il Friuli smettesse di sentirsi una terra ai margini e trovasse la forza e la prontezza per cogliere le sfide della modernità. Fonte: www.ilfriuli.it