Cani...my family

Lucky's story


Per il mio decimo compleanno i miei genitori mi proposero di passare la giornata in una località di mare, non molto lontano da casa nostra. Durante il tragitto però mio padre parcheggiò la macchina sotto un palazzo molto alto, ci chiese di aspettare un attimo mentre lui andava a fare una commissione veloce. Quando tornò apri lo sportello posteriore e posò un cesto bianco accanto a me. Il cesto era bellissimo, pieno di nastri e fiocchi azzurri ed era di un bianco candido che spiccava insieme a quel celeste, aveva un lungo manico. Dentro c'eri tu . Ero una bambina, ti ho guardata meravigliata, dormivi. Ti ho preso in braccio e ti ho messo sulle gambe, tu dormivi ancora. Ho pochissime foto di quando eri cucciolo, quando ci penso me ne rammarico sempre. Eri stupendo, così tenero, avevo persino paura di toccarti, non volevo farti male. All'epoca eri il cane in voga, il tuo manto maculato ti aveva reso famoso. Mentre tu dormivi una lunga discussione sul nome, mio padre scherzando riproponeva il solito: "Ugo". Alla Massimo Troisi, un nome breve così viene subito e "non esce scostumato". Io invece ho voluto Lucky come il cucciolo di Pongo e Peggy. Lucky, fortunato ma l'unica fortunata sono stata io. Avevo 10 anni quando sei entrato nella mia vita, ora ne ho 25 e per grazia di Dio ancora sei qui con me e sei un cane meraviglioso. Sei buono, non ho mai dovuto insegnarti nulla, chiunque potrebbe farti qualunque cosa, non ti ribelli mai, non ti sei mai ribellato, anche se i bambini ti tiravano le orecchie o se te le tirassero ora, tu paziente non batteresti un ciglio. Sia con gli altri cani che con i gatti tu sei così, sei bonaccione, tranquillo. Potrei scrivere tanto e tanto, mi guardi con occhi pieni d'amore, hai bisogno di me, mi dai serenità con la tua spensieratezza, mi rendi felice col tuo camminare baldanzoso..ho temuto di perderti alcuni mesi fa, una nostra mancanza, la mancanza di una mentalità stupida, meridionale, anziana. Ti hanno dato da mangiare delle ossa, perché ai cani piacciono le ossa, i cani mangiano le ossa..ecco la falsa convinzione, lo stupido stereotipo, l'inutile convenzione. In una notte sei cambiato, il crollo precipitoso, ti rifiutavi di mangiare, di camminare, l'emorragia interna, sangue nelle feci, quell'orribile giorno in cui vomitasti sangue, una quantità di sangue indicibile, il tuo candido muso bianco pieno di sangue, io tuo occhi giravano all'indietro e la domanda nel mio cuore, la domanda per capire, la domanda per non soffrire, per credere di potersi preparare in qualche modo a tutto, al peggio, la fatidica domanda: non ce la farà a superare la notte? Avevi perso così tanto sangue, avevi freddo, tremavi, i tuoi occhi stanchi, il tuo sguardo chiedeva una sorta di misericordia/aiuto/pietà. Cercavo segni, positivi o negativi che fossero. Oggi sembra voler camminare, il cuore mi batteva un po' di più, oggi non mi guarda neppure, il mio cuore sprofondava, oggi mi ha scodinsolato quando l'ho chiamato. Vederti soffrire, non poter far nulla. Flebo, flebo per un mese, uno scheletro ogni giorno di più, venirti a controllare 2 o 3 volte la notte per vedere se respiravi ancora. Giorni lunghissimi, giorni di speranza, di attesa..rimboccarti le coperte, spremerti gli omogeneizzati in bocca, forzarti per farti mangiare. Hai lottato mio gladiatore, piccole migliore, giorno dopo giorno. Prima hai smesso di vomitare sangue, poi hai smesso di fare sangue nelle feci, poi hai smesso di vomitare l'acqua che bevevi. Dovevi solo cominciare a mangiare, eri tutt'ossa, nonostante i miglioramenti, se non avessi cominciato a mangiare non c'era molto da fare. Un giorno, sotto consiglio di mia madre, ti portai a messa, quella di S.Antonio Abbate protettore degli animali, ci sarebbe stata la benedizione degli animali. Quando tornammo a casa quella sera tu cominciasti a mangiare ed io volevo festeggiare, mangiasti abbastanza e di gusto.Non facevo altro che dirlo e ripeterlo a tutti. Oggi a distanza di 4 mesi stai bene, sei tornato in piena forma e quando ricordo tutto ciò mi emoziono perché penso che mi è stato concesso ancora del tempo per viverti e averti accanto.