DolceMarea

Soul jazz...


Ed era là... c’era così tanta gente intorno a lei... ma non sarebbe potuta mancare, non quella sera... erano mesi che durava questo intenso e vibrante “supplizio” dettato da un sali scendi di emozioni giocate intorno ad un sussurro, ad una voce, ad un sottofondo musicale...  poi c’erano le foto, le lettere, i fiori, i messaggi infilati nei posti più impensati e lei sapeva sempre dov’erano... era quel sapere senza conoscere che la turbava e la rendeva febbrile nel suo spasmodico desiderio di dare un volto, un sorriso, due labbra... e le mani che ardentemente desiderava sul proprio corpo...  un corpo non più fanciullesco, ma con la maturità e la cura che la rendeva speciale agli occhi di chi la stava cullando in quel limbo di attenzioni e profumi che invadevano l’aria, i sensi e le atmosfere…  la sala era invasa da gente…  doveva essere una serata jazz,  lei che il jazz  l’aveva sempre sentito alla radio per caso, o in casa di amici che volevano “educarla a quell’arte”…  ma non l’aveva mai catturata… e si limitava ad ascoltare... e a lasciare che le note scorressero...  ad un certo punto fra tutto quel brusio infinito di voci e di rumori di sottofondo…  un soffio nel microfono... e un abbassamento di luci, non c’erano sedie nella sala, ma solo poltroncine sparse un po’ ovunque... e  angoli  più o meno appartati che davano però, sempre la possibilità di accedere con lo sguardo al piccolo palco montato per l’occasione.   Si era vestita adottando la semplicità con un tocco di raffinatezza, senza sembrare né troppo sensuale né troppo studentessa… i capelli raccolti  slanciavano ulteriormente il suo profilo  e il vestito lasciava intravedere le lunghe gambe anche senza bisogno di tacchi... che però per l’occasione aveva indossato… voleva esser lei, ma con un pizzico di vanità che è femmina… sapeva che si sarebbero incontrati quella sera,  lui le aveva dato quell’appuntamento, ma non aveva specificato nulla,  non le aveva dato un punto di riferimento... o qualcosa che avrebbe potuto farle intendere... ecco è lui… stava cercando un angolo per appartarsi mentre la luce era così soffusa… e poi d’un tratto quella nota calda… bassa… profonda e sensuale…  il Sax… la sala di colpo muta in ascolto di quel canto d’amore… di quel racconto di emozioni... lei alzò lo sguardo in cerca di chi mai potesse suonare uno strumento con così tale passione  e struggimento… la luce mostrava un uomo… non più giovane, un uomo che si muoveva lentamente assecondando lo strumento… la melodia...  il resto del gruppo era in ombra…  non riusciva a staccare gli occhi da quell’uomo, non poteva staccare gli occhi da quel volto… una dedica d’amore… un viaggio di poesia… lacrime che sgorgano dagli occhi stupiti…  un corpo che vibra dal desiderio di unione…  e la gioia di un ritrovamento mai  pensato... e nemmeno lontanamente immaginato… il jazz… che magia d’atmosfere e di carezze... lei  si abbandonò… e quando i suoi occhi  tornarono sul palco,  lui non c’era più... altri strumenti supplivano la sua assenza.Non aveva bisogno di cercarlo… perché sua era la mano intorno ai suoi fianchi...  suo il  fiato caldo che sentiva sul collo…