Dialogo

riflessioni


 In questi giorni a Roma, si stanno celebrando le conclusioni dell'anno sacerdotale. L'intento abbastanza evidente, visto il raduno   di alcune migliaia di preti (si parla di diecimila) è di porre anche un riparo alle vicende dolorose degli ultimi tempi, sulla pedofilia dei preti. Io credo che questa sia la solita forma di voler mostrare i muscoli della propria potenza, cercando di diffondere sicurezza agli stessi preti e ai crisitani offesi  dai nostri peccati. Io dubito di queste 'celebrazioni': non porteranno nessuna purificazione nè possibilità di ripararsi per il futuro. Il santo curato d'Ars, che si vuole ricordare, assieme a tanti preti straordinari da don Mazzolari a don Milani, da don Guanella a don Orione fino a don Gnocchi, o ai più recenti don Luigi e al compianto don Picchi, non erano soliti presentarsi con 'celebrazioni' o manifestazioni: vivevano invece con passione e zelo carismatico la loro vocazione che si tramutava in 'amore e carità'. E' questa la vera dimensione formativa che oggi manca nei nostri  seminari e nei    centri di formazione. Chi riesce oggi, dagli uomini del vertice della chiesa, trasmettere la 'sequela' a Gesù e al vangelo? Dove sono la povertà della chiesa, l'entusiasmo per il 'popolo di Dio, per i poveri e gli ultimi? Quale motivazione guida i giovani (scarsissimi) a intraprende la via al sacerdozio o alla vita religiosa?