Il siluro rosso ferisce l'aria senza premure, una donna con gli occhi troppo marcati si finge assorta in un libro per sottrarsi alle chiacchiere dei compagni, una coppia che cerca di stirare le rughe con i continui viaggi all'estero, la caduta dal paracadute in Tunisia, l'Egitto, l'America dei canyon e una donna che dichiara 60 anni sapendo di apparire più giovane, i capelli stinti, senza luce, le labbra carnose, intreccia i suoi in Patagonia, i ghiacciai dell'Argentina, Gerusalemme, le Americhe, la donna ascolta, si sente estranea, spande sorrisi distratti e assensi di circostanza.Il treno la sputa in una stazione periferica, aspetta la coincidenza, un uomo bello, grondante fascino, alto, la pelle scura, la fissa, le si avvicina e le sussurra parole di ammirazione, lei finge che non esista, lui continua insistente a guardarla, prende il suo stesso treno, non le distoglie un attimo gli occhi di dosso. Scendono, le si affianca nuovamente, traspira voglia di sesso, le chiede se è libera. I suoi denti guasti risucchiano come un mulinello impazzito tutta la sua bellezza. Lei dice di attendere il fidanzato, finge di crederle, si allontana, si gira più volte, poi si lascia ingoiare dalla folla.La donna è sola, forse attende davvero qualcuno. La sala d'attesa è carica di gente, gente stanca, nervosa per i ritardi, una bionda col caschetto, anoressica, la borsa di gattosilvestro, calibra calorie con crackers light, una donna col cappello dal bordo maculato infila i minuti senza viaggio nel ticchettio incessante al notebook, in lontananza una ragazza cammina sgraziata sulle stampelle, il corpo disobbediente si affatica sulla striscia grigia della stazione.Si riparte, ancora il siluro rosso, sfila silente, la donna con gli occhi troppo marcati raccoglie ancora gente e cose negli occhi, a Bologna cattura uccelli danzanti sul muro, a Milano Certosa un nano con la camicia rosa dondola sulle sue gambe tozze, una donna anziana spande un odore di sudore nello scompartimento, gli occhi troppo marcati si lasciano invadere da una tristezza senza lacrime, una tristezza stopposa.
Incontri, volti, stazioni
Il siluro rosso ferisce l'aria senza premure, una donna con gli occhi troppo marcati si finge assorta in un libro per sottrarsi alle chiacchiere dei compagni, una coppia che cerca di stirare le rughe con i continui viaggi all'estero, la caduta dal paracadute in Tunisia, l'Egitto, l'America dei canyon e una donna che dichiara 60 anni sapendo di apparire più giovane, i capelli stinti, senza luce, le labbra carnose, intreccia i suoi in Patagonia, i ghiacciai dell'Argentina, Gerusalemme, le Americhe, la donna ascolta, si sente estranea, spande sorrisi distratti e assensi di circostanza.Il treno la sputa in una stazione periferica, aspetta la coincidenza, un uomo bello, grondante fascino, alto, la pelle scura, la fissa, le si avvicina e le sussurra parole di ammirazione, lei finge che non esista, lui continua insistente a guardarla, prende il suo stesso treno, non le distoglie un attimo gli occhi di dosso. Scendono, le si affianca nuovamente, traspira voglia di sesso, le chiede se è libera. I suoi denti guasti risucchiano come un mulinello impazzito tutta la sua bellezza. Lei dice di attendere il fidanzato, finge di crederle, si allontana, si gira più volte, poi si lascia ingoiare dalla folla.La donna è sola, forse attende davvero qualcuno. La sala d'attesa è carica di gente, gente stanca, nervosa per i ritardi, una bionda col caschetto, anoressica, la borsa di gattosilvestro, calibra calorie con crackers light, una donna col cappello dal bordo maculato infila i minuti senza viaggio nel ticchettio incessante al notebook, in lontananza una ragazza cammina sgraziata sulle stampelle, il corpo disobbediente si affatica sulla striscia grigia della stazione.Si riparte, ancora il siluro rosso, sfila silente, la donna con gli occhi troppo marcati raccoglie ancora gente e cose negli occhi, a Bologna cattura uccelli danzanti sul muro, a Milano Certosa un nano con la camicia rosa dondola sulle sue gambe tozze, una donna anziana spande un odore di sudore nello scompartimento, gli occhi troppo marcati si lasciano invadere da una tristezza senza lacrime, una tristezza stopposa.