NOVILUNIO[…]Novilunio di settembre!Tal chiaritateil giorno e la notte commistisul letto del marenon lieti non tristieffondono ancora,che tu vedi ancoranella sabbia le ondedel vento, le ormedei fanciulli, le conchevacue, le algheargentine,gli ossi delle seppie,le guainedelle carrube,e vedi nella sieperosseggiar le nudebacche delle rose caninee nel campo la pannocchiadalla barba d'orolucere, che al pleniluniosu l'aia il coroagreste monderà con canti,e nella vignail grappolo d'oroche già fu sonoro d'api,e nel verziere il ficoche dall'ombelico stillail suo miele,e su la soglia del tuguriobiancheggiar la conocchiadell'antica madre che fila,che fila sempre.[…](GABRIELE D’ANNUNZIO, Alcyone)CAVE D’AUTUNNOsu cui discende la primavera lunaree nimba di candore ogni frastaglio,schianti di pigne, abbagliodi reti stese e schegge,ritornerà ritornerà sul gelola bontà d’una mano,varcherà il cielo lontanola ciurma luminosa che ci saccheggia.(EUGENIO MONTALE, da Ossi di seppia)ULTIMO CANTOSolo quel campo, dove io volga lentol'occhio, biondeggia di pannocchie ancora,e il solicello vi si trascolora.Fragile passa fra' cartocci il vento:uno stormo di passeri s'invola:nel cielo è un gran pallore di viola.Canta una sfogliatrice a piena gola:Amor comincia con canti e con suonie poi finisce con lacrime al cuore.(GIOVANNI PASCOLI, da Myricae)Ormai l’estate volge al termine, nonostante qualche coda di caldo, si sente che quei giorni di luglio e di ferragosto si allontanano. Le giornate si accorciano e questo contribuisce a infonderci nell’animo, anche inconsapevolmente perché illusi da qualche sporadica ondata di afa, che ormai ci avviciniamo a quella “stagione di mezzo” che chiamiamo autunno. Una stagione “strana”, ambigua per certi versi, come ci testimoniano le poesie scelte per quest’occasione: un momento sospeso, di passaggio, tra l’estate che spesso indugia a lasciarci e l’inverno, che ci aspetta nei mesi a venire. I giorni sono “non lieti e non tristi”, come li definisce D’Annunzio, nella poesia Novilunio, tratta da una delle sezioni più malinconiche e belle dell’Alcyone e che ha per titolo Sogni di terre lontane. Sulla spiaggia ci sono ancora le “orme” di qualche bagnante, nei campi biondeggiano le ultime spighe, ma nelle vigne splendono i grappoli destinati a diventare vino.Per questo carattere transitorio che lo contraddistingue, l’autunno ci ricorda la primavera: le giornate fresche, il cielo sereno senza quella patina opaca e opprimente di afa, quel sole piacevolmente caldo. Allora ecco Montale con la sua splendida ed eloquente immagine della “primavera lunare” che è accompagnata da quella delle reti dei pescatori abbandonate sulla spiaggia e di altre “schegge”, altri relitti lasciati dal mare, forse sono ossi di seppia; ma questa figura non deve farci pensare alla prima raccolta montaliana, in quanto in Cave d’autunno si respira l’aria di una poesia, quella delle Occasioni, piena di incanto epifanico e di voci misteriose, dove il mare non svolge più la medesima funzione degli Ossi di seppia. Il passaggio ad una nuova stagione porta con sé un messaggio di speranza: verrà una mano, anzi ritornerà una mano, buona, che sfiderà il gelo dell’inverno e della tristezza della vita e varcherà quel cielo che sentiamo così lontano, che rappresenta la felicità tanto desiderata dall’uomo contemporaneo ed altrove espresso come l’al di là di una “muraglia con cima cocci aguzzi di bottiglia”.Molto più struggente è la poesia del Pascoli, tratta dalla famosa raccolta Myricae: il poeta, in una campagna che si prepara per accogliere l’inverno, guarda con nostalgia all’ultimo campo di grano che ancora biondeggia, mentre il cielo perde man mano tutti i suoi più dolci colori e diventa viola, il colore della tristezza. A rendere più cupa l’atmosfera, ricorre l’immagine del vento che trascina con sé “cartocci”, foglie probabilmente, o comunque qualcosa di estremamente leggero e fragile, caduco, come le vanità umane.Anche il canto - l’ultimo canto che si ode in campagna – ci ammonisce: l’amore, dopo le sue gioie e le sue folli illusioni, è destinato a finire.
AUTUNNO: "L'EQUINOZIO DELLA VITA"
NOVILUNIO[…]Novilunio di settembre!Tal chiaritateil giorno e la notte commistisul letto del marenon lieti non tristieffondono ancora,che tu vedi ancoranella sabbia le ondedel vento, le ormedei fanciulli, le conchevacue, le algheargentine,gli ossi delle seppie,le guainedelle carrube,e vedi nella sieperosseggiar le nudebacche delle rose caninee nel campo la pannocchiadalla barba d'orolucere, che al pleniluniosu l'aia il coroagreste monderà con canti,e nella vignail grappolo d'oroche già fu sonoro d'api,e nel verziere il ficoche dall'ombelico stillail suo miele,e su la soglia del tuguriobiancheggiar la conocchiadell'antica madre che fila,che fila sempre.[…](GABRIELE D’ANNUNZIO, Alcyone)CAVE D’AUTUNNOsu cui discende la primavera lunaree nimba di candore ogni frastaglio,schianti di pigne, abbagliodi reti stese e schegge,ritornerà ritornerà sul gelola bontà d’una mano,varcherà il cielo lontanola ciurma luminosa che ci saccheggia.(EUGENIO MONTALE, da Ossi di seppia)ULTIMO CANTOSolo quel campo, dove io volga lentol'occhio, biondeggia di pannocchie ancora,e il solicello vi si trascolora.Fragile passa fra' cartocci il vento:uno stormo di passeri s'invola:nel cielo è un gran pallore di viola.Canta una sfogliatrice a piena gola:Amor comincia con canti e con suonie poi finisce con lacrime al cuore.(GIOVANNI PASCOLI, da Myricae)Ormai l’estate volge al termine, nonostante qualche coda di caldo, si sente che quei giorni di luglio e di ferragosto si allontanano. Le giornate si accorciano e questo contribuisce a infonderci nell’animo, anche inconsapevolmente perché illusi da qualche sporadica ondata di afa, che ormai ci avviciniamo a quella “stagione di mezzo” che chiamiamo autunno. Una stagione “strana”, ambigua per certi versi, come ci testimoniano le poesie scelte per quest’occasione: un momento sospeso, di passaggio, tra l’estate che spesso indugia a lasciarci e l’inverno, che ci aspetta nei mesi a venire. I giorni sono “non lieti e non tristi”, come li definisce D’Annunzio, nella poesia Novilunio, tratta da una delle sezioni più malinconiche e belle dell’Alcyone e che ha per titolo Sogni di terre lontane. Sulla spiaggia ci sono ancora le “orme” di qualche bagnante, nei campi biondeggiano le ultime spighe, ma nelle vigne splendono i grappoli destinati a diventare vino.Per questo carattere transitorio che lo contraddistingue, l’autunno ci ricorda la primavera: le giornate fresche, il cielo sereno senza quella patina opaca e opprimente di afa, quel sole piacevolmente caldo. Allora ecco Montale con la sua splendida ed eloquente immagine della “primavera lunare” che è accompagnata da quella delle reti dei pescatori abbandonate sulla spiaggia e di altre “schegge”, altri relitti lasciati dal mare, forse sono ossi di seppia; ma questa figura non deve farci pensare alla prima raccolta montaliana, in quanto in Cave d’autunno si respira l’aria di una poesia, quella delle Occasioni, piena di incanto epifanico e di voci misteriose, dove il mare non svolge più la medesima funzione degli Ossi di seppia. Il passaggio ad una nuova stagione porta con sé un messaggio di speranza: verrà una mano, anzi ritornerà una mano, buona, che sfiderà il gelo dell’inverno e della tristezza della vita e varcherà quel cielo che sentiamo così lontano, che rappresenta la felicità tanto desiderata dall’uomo contemporaneo ed altrove espresso come l’al di là di una “muraglia con cima cocci aguzzi di bottiglia”.Molto più struggente è la poesia del Pascoli, tratta dalla famosa raccolta Myricae: il poeta, in una campagna che si prepara per accogliere l’inverno, guarda con nostalgia all’ultimo campo di grano che ancora biondeggia, mentre il cielo perde man mano tutti i suoi più dolci colori e diventa viola, il colore della tristezza. A rendere più cupa l’atmosfera, ricorre l’immagine del vento che trascina con sé “cartocci”, foglie probabilmente, o comunque qualcosa di estremamente leggero e fragile, caduco, come le vanità umane.Anche il canto - l’ultimo canto che si ode in campagna – ci ammonisce: l’amore, dopo le sue gioie e le sue folli illusioni, è destinato a finire.