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Cross medialità: quando il giornale si portava nella tasca del jeans..

Post n°57 pubblicato il 20 Febbraio 2015 da ilmiviso
 

(: ti rispondo così Lubopo, con un piccolo viaggio nel mondo del giornale di carta..)

Il giornale nella tasca posteriore anni '70, mito e icona impegnata, 


quando il giornale si portava nella tasca del jeans i quotidiani rappresentavano la principale fonte di informazione soprattutto politica, i giornali più politicizzati portati nella tasca del pantalone o che spuntavano dall'Eskimo, erano il simbolo dell'impegno intellettuale, della collocazione in precise aree di pensiero per lo più extraparlamentari, estreme all'arco costituzionale dell'epoca. Una copia di Lotta Continua che sporgeva dalla tasca dei pantaloni era un gesto di sfida profondamente legato alle manifestazioni di pensiero giovanilie, non sempre ortodosso, legato al '68 e a quella rivoluzione culturale. Soprattutto informazione, il giornale stampato, le diverse testate, la notizia al mattino dei quotidiani  era e rappresentava per una percentuale sempre più crescente di italiani il buon rito di apertura, presenza e vigilanza del mondo, il giornale era l'icona dell'operaio, del padre di famiglia, dell'impegnato, di uomini che partecipavano al diritto dell'informazione e ne assolvevano il dovere morale. Essere informati era l'esercizio della libertà. La salvaguardia della democrazia, essere informati era il pane quotidiano.


Oggi i giornali come il moleskine, il libretto utilizzato da Picasso, Van Gogh, Hemingway  o il mac, la reflex, e il libro giusto Hemingway, Baudelaire, Joyce sottolineati e ricchi di post it.  sono considerati accessori da finto intellettuale per sembrare interessante e informato verso tutti i fatti d'attualità e soprattutto di politica;

la rivoluzione comunicativa apportata da Internet nell'ultimo decennio ha dato una sostanziale spinta alla riduzione di consumo di giornali ( - 7%) e periodici (-17 %), l'evoluzione digitale della specie e l'immediatezza della rete esaurisce la notizia sul web (continua..)

 

 

Tu (i tuoi genitori)  che giornale siete ?

in tasca dei pantaloni, ai tavolini del bar, come ci viviamo le notizie oggi, con quale imprinting ?

 

La penna di Doty

Commenti al Post:
lubopo
lubopo il 20/02/15 alle 13:33 via WEB
Il Quotidiano e la Memoria Inizi anni ’60, i miei ricordi vanno alle lunghe passeggiate domenicali fatte con mio padre Roberto, militante del Partito Comunista Italiano. La passeggiata era legata alla diffusione dell’Unità, il quotidiano fondato da Antonio Gramsci. Ogni giovedì aspettavo che uscisse l’inserto dedicato a noi ragazzi. Divenni anch’io un “Pioniere dell’Unità”. Salto temporale e siamo alla fine degli anni ’60. Frequentavo il primo liceo scientifico ed ebbi la fortuna di avere come docente di lettere un giovane Antonio Vitolo (attualmente Analista didatta AIPA/IAAP, docente a contr. II Sc. di Spec. Clin. Psicologia 1 – Università “La Sapienza”). Ebbene con Antonio (così lo chiamavamo - era il 1969- ) l’attività didattica iniziava tutti i giorni con la lettura comparata delle principali testate nazionali. Da lì imparai il concetto di “notizia” ovvero che è il racconto di un fatto interpretato secondo propri punti di vista. I punti di vista erano, ovviamente, legati agli interessi politici ed economici della proprietà che controllava quell’organo di informazione. A 15 anni si rifletteva sull’Industria Culturale e come essa rispondesse alle regole del profitto così come qualsiasi altro comparto industriale… Nuovo salto temporale, 2009. Il primo docuweb cross-mediale prodotto in Italia http://www.corriere.it/spettacoli/speciali/2010/giallo-a-milano/ buona “navigazione” a chi non lo conosce. (segue)
 
 
ilmiviso
ilmiviso il 20/02/15 alle 14:04 via WEB
Cresciuta a Paese Sera, immancabile il giornale come le mimose l'8 marzo e le richieste ai prof più comunisti di non interrogarci, almeno noi donne, quel giorno. Ripensandoci il giornale in tasca sembrava più un fenomeno maschile e con un pizzico di nostalgia ricordo gli alternativi , capelli lunghi, liberi e col giornale nella tasca dei pantaloni, noi, più sui periodici: Noi donne o Due più con l'inserto sulla sessualità femminili, rilegato al centro della rivista e sigillato..(continua..)
 
lubopo
lubopo il 20/02/15 alle 15:42 via WEB
Poi a metà degli anni ’70 Eugenio Scalfari scompaginò il panorama editoriale italiano sottraendo lettori soprattutto a Paese sera e all’Unità. La sede napoletana di quest’ultima - in via Cervantes - continuò ad essere una vera e propria fucina di giovani talenti. Peppe D' Avanzo, Antonio Polito, Federico Geremicca, Marco De Marco, Procolo Mirabella, Silvestro Montanaro, Angelo Russo, Guido Ruotolo, Fabrizio Feo, Nunzio Ingiusto,Vito Faenza, Marino Marquardt… erano gli inizi degli anni ’80. Tutti lì, in tre stanzetta a pigiare ininterrottamente i tasti delle mitiche lettere 22. Molti di loro collaborarono con NTV, l’emittente televisiva regionale dove lavoravo come video reporter. NTV faceva parte del circuito televisivo creato e diretto dal giovane Veltroni: la NET (Nuova Emittenza Televisiva) di cui Michele De Lucia nel libro Il Baratto ne ricostruisce, a tratti, la storia. (continua)
 
red67ag
red67ag il 08/03/15 alle 15:49 via WEB
Oggi c'è una omologazione anche nei giornali...negli anni della contestazione ci si distingueva e dal modo di vestire capivi anche l'orientamento politico...nel '69 entrai già in fabbrica a Milano avevo 15 anni mi trovai in pieno autunno caldo...i giornali più letti erano il quotidiano dei lavoratori, lotta continua, servire il popolo, lotta comunista, umanità nova e la rivista anarchica...altra epoca altra generazione, pensa che scioperavamo per solidarietà verso altri lavoratori di azienda in crisi! Inimmaginabile oggi una cosa simile...anche il crollo del muro ha contribuito alla sconfitta della sinistra storica. Ciao Doty :)
 
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