Non sotto questo cielo di dolore, non su questa terra di sciagura muover passi, vorrei alzar la voce, vorrei sussurrare i miei tormenti. Su altre terre meno complicate, con strade sgombre d'inciampi, trabocchetti; sotto altri cieli più pietosi, più disposti ad ascoltare i miei lamenti, più caldi, più accoglienti, meno lontani di questo irraggiungibile né in realtà, né con l'ausilio della fantasia vorrei vivere. Una terra dove sempre regnasse primavera, dove sbocciassero fiori variegati con varietà infinita di fragranze, con moti d'aria che si lasciasser cavalcare da sogni, da speranze, dalle fantasie che soli rendono la vita un dolce eden. Ma questi cieli, queste terre sono parti vani della mente, illusioni, miraggi com'acque correnti, palme onuste di frutti in deserti immensi sommersi dalla luce del sole, della timida selene o delle stelle. Così è fato ch'io cammini o posi, ch'io mi stia sotto questi cieli, su quest'amara terra, che mi contenti di quel che mi si diede, mi si concede al tempo presente, mi si concederà in avvenire fin quando mi si lascerà essere un vivente oppresso da indicibili tormenti senza lagnarmi col prossimo mio, con me stesso.
Non sotto questo cielo
Non sotto questo cielo di dolore, non su questa terra di sciagura muover passi, vorrei alzar la voce, vorrei sussurrare i miei tormenti. Su altre terre meno complicate, con strade sgombre d'inciampi, trabocchetti; sotto altri cieli più pietosi, più disposti ad ascoltare i miei lamenti, più caldi, più accoglienti, meno lontani di questo irraggiungibile né in realtà, né con l'ausilio della fantasia vorrei vivere. Una terra dove sempre regnasse primavera, dove sbocciassero fiori variegati con varietà infinita di fragranze, con moti d'aria che si lasciasser cavalcare da sogni, da speranze, dalle fantasie che soli rendono la vita un dolce eden. Ma questi cieli, queste terre sono parti vani della mente, illusioni, miraggi com'acque correnti, palme onuste di frutti in deserti immensi sommersi dalla luce del sole, della timida selene o delle stelle. Così è fato ch'io cammini o posi, ch'io mi stia sotto questi cieli, su quest'amara terra, che mi contenti di quel che mi si diede, mi si concede al tempo presente, mi si concederà in avvenire fin quando mi si lascerà essere un vivente oppresso da indicibili tormenti senza lagnarmi col prossimo mio, con me stesso.