A sera si sbarrano porte e finestre, si vive avulsi dal mondo di fuori, si sta come talpe sepolti nel cuor della terra. Non tornasse ancora l'aurora a risvelarci all'altra creatura che inesorabile giudica, non pone attenzione alla lacrima che cuoce, scendendo, la guancia per le incertezze congenite che l'anima, il cuore attanagliano, non saremmo nessuno se non per noi stessi sepolti nel gelido cuor della villa. Ma i giorni non hanno riposo, volano verso la fine, si riducono verso l'avello, s'eclissan per sempre nel cuor degli abissi di tempo, d'anonimo spazio. Rimane una dolce, un'amara memoria di ciņ che si fece o non fece, di ciņ che si disse o non disse; si guarda al futuro con fede o con ansia secondo che l'anima ride o il cuore, inconsolabile, piange.
A SERA
A sera si sbarrano porte e finestre, si vive avulsi dal mondo di fuori, si sta come talpe sepolti nel cuor della terra. Non tornasse ancora l'aurora a risvelarci all'altra creatura che inesorabile giudica, non pone attenzione alla lacrima che cuoce, scendendo, la guancia per le incertezze congenite che l'anima, il cuore attanagliano, non saremmo nessuno se non per noi stessi sepolti nel gelido cuor della villa. Ma i giorni non hanno riposo, volano verso la fine, si riducono verso l'avello, s'eclissan per sempre nel cuor degli abissi di tempo, d'anonimo spazio. Rimane una dolce, un'amara memoria di ciņ che si fece o non fece, di ciņ che si disse o non disse; si guarda al futuro con fede o con ansia secondo che l'anima ride o il cuore, inconsolabile, piange.