Il cuore nostro, alla nostra età sempre più fiacca, sempre più proibitiva, smarrisce quel sano e forte aire che lo distingueva nella giovinezza e, più ancora, nella più spensierata fanciullezza. Il cuore nostro, tanto tempo addietro, era come cicale su ramo o tronco d'ulivo, di imponente quercia a cantare a squarciagola al caldo sole di troppo lunghe, luminose, abbaglianti estati. Che tempi quei lontani tempi! S'andava scalzi come fece mamma, si correva spensierati dietro a grilli, a lucertole infinite per carcerarle nel palmo della mano a farne oggetto di trastullo onde lasciare in qualche modo i tempi scorrere di cuori di giorni annegati nell'impazzar del sole. Allora non c'erano in casa i mostri d'oggigiorno a tenerci prigionieri d'una sedia, a far andare non le gambe, ma le dita, gli occhi smarriti nel cuore d'uno schermo a inseguire il moto vorticoso impresso a Entità senz'anima, ad accapigliarsi fra di loro, farsi ipotetico molto molto male con ipotetiche morti, ipotetico versamento di sangue virtuale. Non noi stessi in perenne movimento, ma immagini senz'anima nel cuore; semplici marionette guidate da fili virtuali su uno schermo, mentre noi ce ne stiamo imbalsamati su sedie, su letti, su poltrone a sognar sogni inventati da chissà quali diaboliche geometrie di sconosciute menti. Un tempo noi eravamo in perenne movimento ad esercitare tendini, giunture, muscoli, fantasia vulcanica, manualità nella piena, sana manualità nella piena libertà di spazi scevri di pericoli, di agguati, che evitavano infinite, inaudite fisiche e morali sofferenze. Quanto camminare, quanto correre, quanto gridare in primavera-estate in libere campagne, in periferie, tra gruppi di case, su strade senza pericolose macchine in arrivo, in folle corsa, quanti giochi inventati lì per lì con ogni possibile strumento fornito a buon mercato dal circostante ambiente! Noi ci annoiavamo se chiusi in una stanza, non ci consumavamo gli occhi dinanzi ad uno schermo, non ci stressavamo il sistema nervoso prestando eccessiva, vuota attenzione a virtuali marionette che sembrano agire ai nostri giorni tassativamente al nostro posto Noi creature umane sempre più demandiamo alla scienza, alla tecnologia il nostro fare, il nostro dire, il nostro andare e venire così atrofizzando il nostro vivente movimento, la fantasia, la nostra creativa intelligenza, sembriamo andarne soddisfatti con ipotetici lauti guadagni materiali e spirituali a buon mercato, felici come pasque tutti quanti!
IL CUORE NOSTRO
Il cuore nostro, alla nostra età sempre più fiacca, sempre più proibitiva, smarrisce quel sano e forte aire che lo distingueva nella giovinezza e, più ancora, nella più spensierata fanciullezza. Il cuore nostro, tanto tempo addietro, era come cicale su ramo o tronco d'ulivo, di imponente quercia a cantare a squarciagola al caldo sole di troppo lunghe, luminose, abbaglianti estati. Che tempi quei lontani tempi! S'andava scalzi come fece mamma, si correva spensierati dietro a grilli, a lucertole infinite per carcerarle nel palmo della mano a farne oggetto di trastullo onde lasciare in qualche modo i tempi scorrere di cuori di giorni annegati nell'impazzar del sole. Allora non c'erano in casa i mostri d'oggigiorno a tenerci prigionieri d'una sedia, a far andare non le gambe, ma le dita, gli occhi smarriti nel cuore d'uno schermo a inseguire il moto vorticoso impresso a Entità senz'anima, ad accapigliarsi fra di loro, farsi ipotetico molto molto male con ipotetiche morti, ipotetico versamento di sangue virtuale. Non noi stessi in perenne movimento, ma immagini senz'anima nel cuore; semplici marionette guidate da fili virtuali su uno schermo, mentre noi ce ne stiamo imbalsamati su sedie, su letti, su poltrone a sognar sogni inventati da chissà quali diaboliche geometrie di sconosciute menti. Un tempo noi eravamo in perenne movimento ad esercitare tendini, giunture, muscoli, fantasia vulcanica, manualità nella piena, sana manualità nella piena libertà di spazi scevri di pericoli, di agguati, che evitavano infinite, inaudite fisiche e morali sofferenze. Quanto camminare, quanto correre, quanto gridare in primavera-estate in libere campagne, in periferie, tra gruppi di case, su strade senza pericolose macchine in arrivo, in folle corsa, quanti giochi inventati lì per lì con ogni possibile strumento fornito a buon mercato dal circostante ambiente! Noi ci annoiavamo se chiusi in una stanza, non ci consumavamo gli occhi dinanzi ad uno schermo, non ci stressavamo il sistema nervoso prestando eccessiva, vuota attenzione a virtuali marionette che sembrano agire ai nostri giorni tassativamente al nostro posto Noi creature umane sempre più demandiamo alla scienza, alla tecnologia il nostro fare, il nostro dire, il nostro andare e venire così atrofizzando il nostro vivente movimento, la fantasia, la nostra creativa intelligenza, sembriamo andarne soddisfatti con ipotetici lauti guadagni materiali e spirituali a buon mercato, felici come pasque tutti quanti!