La scatola dei sogni

Italia


Molte persone mi chiedono: “Ma a che ti serve una laurea in lettere e filosofia?”.Ebbene, a questa banale domanda, la cui risposta - data da molti è “Per insegnare, per fare lo scrittore”, so dare una risposta ben più precisa. Dopo qualche anno di studio, mi sto veramente rendendo conto dell’utilità di questo corso di laurea e vorrei rendervi partecipi di ciò. Un laureato in lettere non è solo un semplice aspirante insegnante e sterile conoscitore della letteratura italiana, ma corretto bagaglio di storia, di latino, geografia e filosofia. Ha in se la cognizione che l’Italia è la sorgente della cultura mondiale ed è culla della civiltà.Un laureando in lettere ha una missione da compiere: insegnare la rettitudine al popolo italiano sin dalla tenera età, dilettando, sulla base dei supremi principi ed esempi dei maestri della scrittura italiana; deve avere il sacrosanto potere di rendere leggera anche una lettura di Manzoni e spremere fino in fondo le parole di una poesia di Leopardi per somministrarne il succo anche al più fannullone, facendogli gustare e non leggere le parole. Il laureando in lettere insegna alla gente il prestigio del proprio dialetto e la venerabilità dell’italiano. Il vero laureato in lettere ha imparato a conoscere i giganti sui quali voi tutti vi reggete con facilità e talvolta con noia e disprezzo; conosce le conseguenze della politica di oggi e raramente guarda al mondo contemporaneo con gli occhi della soggettività. Il letterato non è scrittore millantatore. Il letterato autentico scrive quando c’è ed ha qualcosa da dire e denuncia alla luce del sole le ingiustizie avvolte dalle tenebre. Il letterato insegna la morale, quella vera, non il senso della castrazione o la dissoluzione: sa vivere e grazie a passaggi segreti è riuscito a trovare la chiave per raggiungere una serenità e un equilibrio trasmissibile agli altri. Il vero laureato in lettere non conserva per se la sua cultura ma la regala agli altri per fargli il dono, lo stupendo dono, di essere considerati veri cittadini italiani. Il vero letterato ricorda alla popolazione chi erano veramente i Romani, i Normanni, i Longobardi, i Papi, Napoleone, Garibaldi, Mazzini, e li guarda tutti dalla stessa altezza.Pertanto, non me lo chiedete più. La mia missione la sto compiendo, la mia croce la sto portando. Voglio insegnare la cultura italiana non attraverso i limitati e limitanti programmi scolastici come un insegnante annoiato, ma a tu per tu, rendere coscienti – tutti – che il latino non serve solo per imparare a scrivere ma vi decora di grazie e vi rende cittadini d’Italia. E quale squallore più grande è per noi italiani, ed è già un dono che vi faccio chiamandovi tali, vedere commenti strazianti su video che circolano in internet, di gente del nord che diffama gente del sud, e gente del sud che inveisce contro quelli del Nord.Mi rendo conto che nemmeno Cavour voleva l’unità d’Italia ma se c’è stata, dovrà pur significare qualcosa. Significa che Iddio che la creò ha affidato tutto alla nostra grande umanità che in fondo al cuore è ancora viva. Ci ha regalato in sogno di essere uniti dopo secoli di sottomissione ai superbi re del mondo. Oltretutto, ci ha permesso di essere uniti alle altre grandi nazioni d’Europa... e ancora viviamo in questo stato di intolleranza? Se solo sapeste all’estero quanto ci invidiano la cultura italiana, non avreste nemmeno più il coraggio di camminare per le strade della vostra città: vi sentireste in colpa, umili e infimi.Chinate il capo all’Italia e invece di fuggire all’estero e prima di imparare l’inglese, aprite solo per un attimo un libro di latino, prendete la prima parola che vi capita sott’occhio e scoprite come quella parola, più che in ogni altra lingua, si sia perpetuata nei secoli, abbia vinto la barriera di spazio e di tempo – seppur mutando ed erodendosi - e si sia radicata nella vostra mente sin dal momento in cui l’avete appresa. Non mi meraviglio se gli adolescenti compiono oscenità e crudeltà nelle aule, avendo persino il coraggio di riprenderle con i telefonini (colpa dei genitori e degli insegnanti boriosi); non mi meraviglio se a Napoli c’è l’immondizia che dilaga (i veri napoletani non c’entrano); non mi meraviglio se tanti ragazzi e ragazze vivono in uno stato di depressione avanzata rischiando il suicidio (ci sono Maria De Filippi, Simona Ventura & Co.); non mi meraviglio se in Italia c’è la disoccupazione (non è vero!).Fuggiamo, fuggiamo, con la speranza di trovare una terra promessa. Ma a che pro, quando possiamo costruirla proprio qui? Non aspettate i politici che promettono e poi mangiano. Noi possiamo destare veramente l’Italia, conoscendone ogni suo lato più disparato e amandola in ogni sua forma. Alzatevi e camminate!Noi abbiamo Dante, Noi abbiamo Michelangelo, Noi abbiamo l’Etna e il Vesuvio, Noi abbiamo Pirandello, Noi abbiamo Manzoni, Noi abbiamo Riccardo Cocciante, Mina, Renato Zero, De Andrè e Battisti, Noi abbiamo Luca Ronconi, Mariangela Melato, Noi abbiamo i Comencini, Noi Abbiamo Totò e Alberto Sordi, Noi abbiamo la reggia di Caserta e il duomo di Milano, Noi abbiamo il parco nazionale del Cilento, Noi abbiamo Catullo, Plauto, Cicerone, Virgilio e tanti altri. Noi abbiamo noi... e questo già può bastare.Noi abbiamo il possesso totale dell’umanità e osiamo dare le perle ai Porci. ITALIANI, IN NOME DI DIO, SVEGLIATEVI DAL SONNO DELL’IGNORANZA. L’ITALIA E’ UN PUZZLE I CUI TASSELLI SONO I VOSTRI DIALETTI. CALZATE LO STIVALE E MOSTRATELO FIERAMENTE. FATE DELL’ITALIA UN MONDO E IL MONDO AMERA’ L’ITALIA!  TOMMASO GARCA