Pensieri e Poesie

Non fare domande


La domanda mi colpisce direttamente sul cuore. Inaspettata, apparentemente incomprensibile, ma in realtà chiara e diretta. Una semplice richiesta, come tante. Una frase qualunque, pronunciata con noncuranza, in mezzo a mille altre parole, durante una telefonata lunga, dolce ed eccitante. La sua bella voce pronuncia con tranquillità e con la solita nota ironica il suo desiderio di avermi accanto. ‘Perché non sei qui?’. Da parte mia, il silenzio. Per non rovinare il momento magico, per non rispondere una banalità qualsiasi, per imprimere nella mente la miriade di sensazioni che la sua richiesta ha scatenato in me, per riprendermi dall’emozione di sentire da lei un desiderio così manifesto.‘Perché se fossi troppo vicino a te, ti stuferesti’, riesco a rispondere con la voce rotta dall’incredulità, tentando disperatamente di soffocare la voglia di correre da lei ed abbracciarla, fino a mangiarla di baci.‘Vorrei poter provare, ma ne dubito…!’ .E di nuovo silenzio, mentre le tempie battono all’impazzata…solo di felicità.Lo stesso silenzio che c’è ora qui, in questa piccola camera lontana dal mondo. Un silenzio dolce di miele, rotto solo dal lieve ronzio del condizionatore che rinfresca appena l’ambiente. La tenda ondeggia pigramente rivelando il sole accecante di questo pomeriggio autunnale, quasi estivo per la temperatura. La tapparella abbassata a metà lascia filtrare solo qualche raggio, mentre oltre i vetri chiusi i rumori della vita frenetica giungono ovattati e rallentati.
Tutto è lontano. Siamo soli qui, senza passato né futuro. Siamo noi, senza le nostre vite, i nostri affetti lontani, senza ciò che è stato né ciò che sarà. Siamo noi ed il nostro infinito desiderio di stare insieme, vicini, abbracciati. Noi e la nostra voglia di mangiarci, di baciarci, di gustare il nostro desiderio. Noi fuggiti da tutto per qualche ora. Ore che diventano giorni, parole, racconti. Istanti scolpiti nella mente, sorrisi, sapori e profumi senza fine. Sulla sedia in fondo alla stanza sono adagiati alcuni indumenti, mentre altri giacciono disordinatamente per terra. Sul tavolo i resti del pranzo, mentre non c’è traccia della mie scarpe. Sporgo la testa dal cuscino riuscendo così a scorgerne solo una punta sporgere da sotto il letto. Sorrido, non riuscendo a ricordare come possa esserci finita. I nostri corpi nudi, caldi e sazi, sono ancora abbracciati. Distesi sul letto, coperti solo da un fazzoletto di lenzuolo, ascolto il suo respiro, leggero e ritmico. Che stranezza: ci siamo coperti, in un incomprensibile desiderio di pudore, dopo tutto ciò che è stato. Dopo che ci siamo cercati, esplorati, desiderati. Dopo che ci siamo fusi fino ad essere un solo corpo. Dopo che ci siamo respirati l’uno nell’altro, senza freno.In fondo al letto i nostri piedi sporgono dal lenzuolo. Mi muovo appena, sfregando dolcemente il mio piede contro il suo. Subito risponde alla carezza. Pensavo dormisse. Mi volto ad osservarla. Gli occhi chiusi, le belle labbra che ho baciato fino a consumarle e che già vorrei tornare ad assaporare. Sente di essere osservata e mi sorride. Mi sollevo su un braccio, mi sporgo verso di lei e la bacio. Non posso farne a meno, nemmeno ci provo. Mi poggio sul suo petto, lasciando che i seni caldi aderiscano alla mia pelle, al mio petto. Allarga le braccia accogliendomi in un abbraccio che sa delle mille parole non dette, delle frasi mai pronunciate. C’è una sofferenza tra noi che traspira dal bisogno di prenderci quando possiamo stare insieme. Come se desiderassimo possederci totalmente, fino a consumare la scorta, per farne poi incetta e sopravvivere fino alla prossima volta. Annuso il profumo della sua pelle. Sento su di lei il mio odore. Sulle labbra conserva ancora il mio sapore. Godo del suo tocco delicato sui capelli, delle sue carezze, del suo bisogno di stringermi, di carezzarmi, di baciarmi, di volermi. Godo del suo calore che sento trasmettere nel silenzio assordante di questo pomeriggio. Troppo breve per noi.Ho quasi paura di parlare, di infrangere questa dolce atmosfera che ci ha avvolto dopo l’amore. Già, amore. Non è forse questo ciò che è stato? Che strano modo di manifestarsi. Mai uguale al precedente. Senza mai alcun preavviso, senza possibilità di preservarci, di sfuggirlo, di difenderci. Pensavo di poter seguire la ragione che mi consigliava, fino quasi ad ordinarmi di evitare di caderci un’altra volta. Ho creduto fermamente di poter vivere senza un amore, senza desiderio, senza passione. Ho creduto davvero di poter vivere senza una donna. Ho pensato di aver amato abbastanza, di non avere più energie, di non avere più la forza di mettermi nuovamente in gioco. Ho pensato di essere felice così.
Poi è arrivata lei e tutto è di nuovo cambiato. Non mi sono accorto subito di avere una nuova luce negli occhi, di sentire un dolce calore nel cuore. Non ho ascoltato ciò che i miei sensi mi proponevano ogni volta che la sua voce mi riempiva la mente, ogni volta che il cellulare mi avvisava di un suo messaggio. Ho tentato di dimenticare i brividi, il dolore allo stomaco, quella dolce sensazione di desiderio che avvertivo quando il mio pensiero lo cercava, quando il mio corpo lo reclamava. Non ho voluto pensare a nulla quando i nostri corpi si sono uniti dolcemente, delicatamente senza smettere mai. Il desiderio di essere sua mi aveva preso senza che lo volessi. Il bisogno di averla è divenuto in un istante una necessità. L’ho accolta dentro di me, sopra di me, lasciandola cullare in un’eccitazione infinita e profonda. L’ho seguita come una bambino in ogni gioco, con fiducia, senza timore.Non ho nemmeno considerato il bisogno di averla ancora quando il treno è ripartito. La mancanza che ho sentito immediatamente del suo viso, del suo respiro, della sua bocca. Non mi sono accorto di camminare sollevata dal suolo, di sorridere, di vivere una nuova serenità. Mi sono volutamente fatto ingannare da tutto ciò che avrei voluto sentire, dalle belle parole che avrebbe potuto pronunciare e dal suo modo di essere ironico ed apparentemente distaccato. Pensavo che fosse un lampo, un attimo e niente più.Fino a quando un giorno come tanti, in un pomeriggio caldo ed afoso, durante una riunione lunga e noiosa il mio cellulare ha vibrato per pochi secondi avvisandomi di un messaggio. Il mio cuore ha immediatamente accelerato i battiti, talmente forte che temevo che i presenti potessero sentirmi. Mi sono guardato intorno con aria di scusa, non tanto perché il cellulare avesse interrotto la discussione, quanto piuttosto perché non avevo alcuna intenzione di non leggere il messaggio. Sentivo gli occhi su di me, persino la curiosità delle donne sedute intorno al lungo tavole di cristallo, colmo di fogli e portatili accesi. Come se fossi solo nella sala ho lentamente aperto il telefono e letto il messaggio. Poche parole…quelle che tanto desideravo leggere: in due parole tutto ciò che desideravo sentire. Le due solite parole, così ricche e semplici. Non ho potuto, non ho voluto trattenere un sorriso, spontaneo sincero.Era tutto per lei anche se non poteva vedermi, anche se non poteva avermi. Ero tutto per lei, tutto per me; per tutto ciò che ha trovato in me, per tutto quanto aveva dissotterrato. Incurante degli sguardi curiosi, delle occhiate interrogative di tutti coloro che mi sedevano accanto ho continuato a sorridere al pensiero del mio amore, del suo amore, del bisogno di esserci, di amarci. Ho sorriso alle mie paure, al nostro desiderio, ai suoi silenzi. Ho compreso d’un tratto quanto aspettassi queste parole, quanta voglia avessi di dirgli, di gridargli ciò che sentivo dentro. Ho sentito esplodermi il cuore di gioia.
Ho lasciato che mi aspettassero mentre salvavo il messaggio nell’archivio del cellulare, per poterlo rileggere quando la sua mancanza diventa insopportabile, quando la lontananza ci impedisce di abbracciarci quanto vorremmo, quando voglio rivivere la stessa emozione che ho sentito correre lungo la schiena in quel noioso pomeriggio di luglio.Mi stringo al suo corpo nudo. La osservo aprire gli occhi, voltarsi verso di me e sorridermi ancora. Si solleva fino a sdraiarsi su di me e comincia a baciarmi. Mi lecca le labbra, gli angoli della bocca, le orecchie. Le cerca con la lingua, ci entra, le succhia e poi di nuovo fino alla bocca. Vorrebbe mangiarmi. La sua lingua scivola nella mia bocca, mentre il suo corpo preme sul mio ed il desiderio cresce senza controllo. Mi stacco per un istante. I suoi occhi nei miei. Sembra entrarmi dentro, sembra comprendere i miei pensieri. E’ come se avesse già compreso cosa vorrei sapere, come se la mia mente fosse sua. Come può essere tutto così bello? Come può esplodere tutto così in fretta. Dove sei stato fino ad oggi? Ancora un sorriso. Amore, non fare domande.