Pensieri e Poesie

Dolore e Piacere.


Sai solo come sono da una foto; una semplice e …. forse anche di qualche anno prima. Ci siamo incontrati su internet, dopo un lungo chattare, mail, ecc.. decidiamo di incontrarci.Ti do appuntamento in un locale, dove ti chiedo di venire vestita elegante, ma senza lingerie intima, saperti nuda sotto è delizievole. So benissimo che non lo sopporti. Ma è necessario per farti capire che sei mia. Sei e sarai il mio strumento di piacere, di gioco, di emozioni, di trasgressione.Arrivi al locale. Scendi dalla macchina ed entri. E’ uno di quei locali particolari. Si, di quelli non di certo frequentati da bella gente. La tua bellezza e la tua eleganza spiccano dietro tutta quella melma insana e nauseante. Hai un brivido. Vorresti tornare indietro. Scappare. Ma hai deciso di sfidarmi. Di dimostrare che il problema sono gli uomini che non sanno capirti. Ed allora entri. Mi cerchi con lo sguardo. Vorresti vedermi, trovarmi, sfidarmi. Ma te non puoi vedermi. Sai che io sono li, aspetti solo un mio segnale: con dei semplici sms ti do degli ordini, e tu quasi titubante gli esegui.Non gli accetti, lo so bene, ma come tutti i giochi accetti le regole. Ma ti piace questo gioco e allora li fai. Ti chiedo di andare nel bagno degli uomini, dove troverai una benda: mettila. Entri nel bagno degli uomini, impaurita e tremante. Ti avvii nel luogo da me indicato. Ti posizioni con il viso verso il miro e ti metti la benda. Mi avvicino a te, ti bacio sul collo, ti alzo la gonna fino ai fianchi, ti apro la camicetta facendo uscire il tuo seno. Ti carezzo il corpo e piano, piano mi avvicino alle tue intimità: carezzandole.Noto con piacere che hai fatto quello che ti ho chiesto: niente lingerie. Accarezzo il tuo pube, lentamente, stimolo il tuo clitoride, portandoti dolcemente a bagnarti. Passo un dito lungo la tua fessura. Introduco un dito dentro. Ne misuro il calore. Passo lentamente al tuo ano. Lo stimolo. Lo stuzzico. Vi entro. Ritorno al tuo sesso, che a breve sarà mio; introduco nel tuo pube, tre palline metalliche. Fredde. Distanti. Li per li ti irrigidisci, ma poi le accetti: sono fredde, ma presto ti scalderanno, nel loro movimento continuo dato dal tuo corpo, dai tuoi movimenti. Ci gioco un po’ e continuo ad accarezzarti. Poi ti lascio li, così sospesa nell’aria. Le palline iniziano il loro effetto, ti portano all’eccitazione, ma non arrivano mai all’orgasmo. Arriva un nuovo sms, sai che ti dovrai togliere la fascia che copre i tuoi occhi, e ti chiedo di seguirmi a casa.La strada che scelgo è tortuosa e fatta di lunghe accelerate e frenate: lo faccio apposta perché così le palline faranno ancora più effetto. Vedo il tuo viso contratto dalle continue scosse di piacere. Rallento bruscamente, accelerò. Tutto in un gioco fatto di torture e di piaceri.Arriviamo a casa. Ti rilassi. E’ finita una piacevole tortura. Almeno così pensi. Rimani in attesa di un mio ordine. Sai che dovrai obbedire. Obbedirmi. Per un giorno hai deciso di essere mia. Di essere la mia schiava. Il mio giocattolo. Il mio piacere. Ti chiedo di scendere di macchina e di entrare in casa. Li non trovi la luce, ma tanta penombra e dolci profumi di incenso e candele. Non puoi ancora vedermi, ma senti la mia voce: siediti.E vedi una sedia al centro di una stanza. Ti siedi. E’ calda, accogliente, ti chiedo di bendarti e tu lo fai. Anche se malvolentieri, vorresti vedermi negli occhi, capire le mie sensazioni, percepire.Ma non è ancora il momento. Mi avvicino, e ti lego alla sedia. Di nuovo un cenno di ribellione. Sai che ti sto guardando. E so che lo odi. Ma sei una schiava e non hai volontà se non quelle che il tuo padrone vuole per te. Te sei il mezzo per i suoi ed i tuoi piaceri. Che strano vero. Così sicura di te nella vita, anche se fragile al tuo interno. Così sicura della bellezza. Sai di piacere. Anche se non lo ammetti. Ma prendi coscienza che oggi la tua bellezza, il tuo essere donna non hanno nessuna importanza. Saranno solo mezzi per arrivare al piacere. Solo un corpo come tanti altri. Niente di più. Così il tuo padrone a voluto. Così accetti . Mi presento dietro di te.Ti bacio, ti accarezzo, ti coccolo. Senti qualcosa di freddo sulla tua pelle. Sono un paio di forbici. Hai paura. Tremi. Inizio a lacerarti tutti i tuoi  vestiti. Non ti servono. Lo so. Hai paura, ma nello stesso tempo ti eccita. E’ come se ti distruggessero quella corazza che ogni giorno ti accompagna. Simbolo di sicurezza, di seduzione, di fragilità. Inizio ad accarezzarti il tuo corpo, la tua anima ormai nuda, quasi vuota. Ti lecco dolcemente i capezzoli. Ti divincoli, vorresti essere libera, ma non puoi. Mi avvicino al tuo pube, lo accarezzo e inizi a giocare con le palline. Ti stuzzico, ma non ti libero. E’ un tocca e non tocca. Poi ti sfilo le palline, brutalmente, di scatto. Le assaporo: sanno di donna. Dolce, sensuale, ribelle. Poi mi avvicino a te: te le faccio assaggiare, annusare. Non vuoi, ma con un gesto brusco ti ricordo perché sei li con me. Accetti. Un istante di pausa. Sembra un tempo lunghissimo. Eterno. Ti vedo soffrire ed agognare di un piacere mai provato. Ti osservo lentamente. Poi mi avvicino a te. Avvicino il mio sesso alla tua bocca. Con un movimento brusco lo afferri nella tua bocca. Lo strappo via, non è ancora il momento. Ti vuoi ribellare, liberare soprattutto. Ma non ci riesci, le catene di seta non te lo permettono. Poi riprendo un paio di forbici e finisco di tagliare i tuoi vestiti: posso vederti nuda, con quel corpo di donna, fino a pochi istanti fa sicura ed ora così indifesa. Godo di questo contrasto. Saperti così è come il dolce con il salato. Un contrasto dai profumi infiniti. Incalcolabili. La tua bellezza è solo un particolare. Semplice, dolce, ma forte e vogliosa. Stai al gioco e sai che prima o poi arriverà il tuo turno e allora li proverai a farmela pagare. Ora continuo a giocare e a stuzzicarti. Voglio giocare con le tue sensazioni, portati all’estremo, vicino all’orgasmo. L’attesa è la tua pena, e il crescere del desiderio, ti fa ansimare, aumenta la tua voglia, vuoi godere, ma io te lo impedisco. Continuo nel mio gioco di carezze, baci, soffi: ma tu vuoi di più, lo so. E allora ti divincoli, ti muovi, ma vieni bloccata dalle tue catene di seta. Ma ogni volta che ti avvicini all’orgasmo mi fermo. Se non basta, uso anche strumenti poco usuali fino a quel momento. Ti metto due pinzette ai capezzoli. Senti dolore. Freddo. Ma non capisci perché quel dolore non è solo fisico. Ma anche mentale. Soprattutto mentale. Continuo il mio gioco, fino ad arrivare alle tue grandi labbra e al tuo clitoride. Metto delle pinzette anche li. Quando ormai ti senti vinta e nello stesso tempo persa nelle tue voglie e desideri, ti libero e di distendo in un letto di raso, seta e petali di rosa. Il dolore anche se continuo. Ha solo il delitto di creare ulteriore piacere. Non capisci come e perché. Tutto questo crea confusione. Ti senti disorientata. Ti ammanetto al letto. E nel gradevole profumo, continuo il mio gioco, ma ora tu sei combattuta tra desiderio e voluttà. Pretendi. Vorresti. Ma ricevi solo che punizioni. Perché Sai di non potere. Di non poter volere. Sei solo un gioco, un giocattolo, un oggetto. Inizio a far scorrere sul tuo corpo una corda. Ti metto un collare al collo. E’ il simbolo della mia appartenenza. Passo la corda sul collare, sul tuo seno, sul tuo pube. Senti una frusta scorrere sui capezzoli, sul sesso. Tremi nel misto piacere di dolore, di emozioni, sempre contrastanti, di piacere, di domande, di curiosità.Inizio ad usare la frusta. Prima dolcemente. Poi sempre più forte. In un crescendo sempre costante.Costante. Continuo. Dolore e piacere. Ti senti come tra il cielo e il mare. Eseguo un misto di dolcezze e di dolori. Ora forti. Ora dolci. Solo per il mio piacere…………