Pensieri e Poesie

Quadro


Sono nel mio studio, molto più grande che nella realtà, sembra una biblioteca, con ampie scrivanie dove giacciono, alla rinfusa, antichi libri polverosi; su di una parete un grande specchio riflette la mia immagine: sono completamente nudo, almeno così mi sento, a parte il vestito che avvolge il mio corpo: non capisco bene che cosa sto facendo ,  ma so che presto arriverà  una persona per condurmi da qualche parte.Intuisco una presenza dietro di me, mi volto e mi trovo di fronte una strana donna, alta,  i capelli lunghissimi sono una fiamma intorno al viso e sui  magnifici seni, che coprono con dolcezza ed eleganza;  anche il corpo leggiadro risplende di quell’incredibile colore, mentre gli occhi verdi mi fissano, senza parlare. Ci voltiamo ambedue verso lo specchio e tutto il mio nero contrasta in modo inquietante, con il nulla. Nello specchio solo la mia immagine, mentre nella stanza siamo in due. Intanto, affascinato, impaurito, ghiacciato da quella visione, lei apre un armadio a muro, ne estrae  un indumento bianco che mi porge: ” Ma dove andiamo?” chiedo io; per tutta risposta lei mette un dito alla labbra, intimandomi il silenzio. Poi inizia a camminare, e mi invita a seguirla.Indossiamo tuniche bianche, immacolate e finissime, lunghe fino in fondo ai piedi, senza cintura; intorno ai fianchi nudi, a contatto della pelle, un rosario dai grani in ferro, con Crocefissi rovesciati; in testa  solo un cappuccio, mentre una maschera bianca di seta ci copre i volti.Vengo cosparso di un profumo  il petto, il ventre e le gambe:  è un’essenza fortemente speziata, che mi stordisce.Ora siamo pronti e la mia  nuova amica mi prende per mano; lentamente, affiancate, scendiamo i gradini di  uno scalone immenso,  per arrivare nell’atrio , dove ci aspetta un lacché in abiti settecenteschi; con lui saliamo su di una carrozza che ,a gran velocità, si inoltra per una campagna  che mi è completamente sconosciuta.Allora un leggero sorriso percuote il suo volto, come a scusarsi, prima di bendarmi gli occhi  con una fascia di seta nera. Mi sento inquieto, ho paura, il buio dietro la benda mi terrorizza, ma taccio, tanto so che dalla mia compagna, non avrò spiegazioni.Il viaggio dura a lungo: quando la carrozza si ferma,  la benda mi viene tolta; scendiamo:di fronte a me  vedo rovine di un’ antico palazzo o chiesa, non so; sinistre statue  danneggiate si ergono qua e là, misteriosi guardiani di un mondo misterioso; rabbrividisco, ho paura.Tenendomi sempre per mano la mia guida  si avvicina all’ingresso: una porta seminascosta dall’edera,il cui architrave, in arenaria, è inciso di strani simboli, mi paiono fregi runici ,  che la fanno apparire come una misteriosa, malefica bocca.Ora siamo in un atrio dal soffitto a volte, di qui ci inoltriamo in una galleria scavata nella roccia.Man mano che  scendiamo nelle viscere della terra, alla luce di  grossi ceri che ardono qua e là in candelabri a muro, il mio sgomento cresce, anche perché da nicchie disseminate  nelle pareti sento provenire risate, gemiti, urla, e non riesco a vedere nulla, al di là della fioca luce delle grosse candele.Finalmente arriviamo in un  enorme salone, al cui centro è apparecchiata una  grande tavola per sette ; cinque convitati sono già presenti, indossano una tunica  e maschera identica alla nostra, ma nera;  quindi gli altri due posti ci sono riservati.Su di uno spesso tappeto che ricopre  la mensa sono allineati  vassoi con ogni genere di cibo, dalle carni al pesce, ai dolci; i piatti e le posate sono d’argento, i calici di cristallo; bottiglie di vino raro, in parte iniziate, sono sparse tra  i commensali. Mi sento sollevato e stringo più forte la mano della mia compagna. Poi mi avvicino a una delle due sedie vuote e faccio per sedermi, ma quello che pare il Capo, alzatosi in piedi, dice:”No, mangerai e berrai con noi dopo, prima devi essere iniziato”.Non so di che si tratta, ma un mix di paura, di adrenalina, di eccitazione della novità comincia a  farsi sentire.Inizia un rituale strano; ma che non so perché conosco. Frasi scritte nell’aria, con un linguaggio a me ignoto, ma che capisco. Non so come, ma rispondo con la stessa lingua. Conosco le gesta, i riti, le azioni e ….. non capisco. La paura cresce, ma al mio interno la pace cresce, in ugual misura, in un contrasto incredibile. Alla fine del rito, sono come avvolto magicamente in una pace unica, insuperabile. Sento una forza incredibile crescere in me. Vengo invitato a sedermi al tavolo: è una voce splendida, dalle note calde, musicali; mi volto verso la voce e vedo che si è alzato. Con un gesto semplice mi indica il mio posto.  Mi avvicino,  mi siedi e la voce mi porge un calice di vino rosso, o almeno penso che sia vino, dopo avermi ripulito le mani con un morbido , profumato asciugamano; iniziano le innumerevoli portate- Tra cibi prelibati, profumi unici, spezie e magie mi addormento.Al mio risveglio non esiste niente di questo, ma alzo lo sguardo e lo specchio non  c’è più. Al suo posto un quadro. Un tonfo al cuore perché in quel quadro è raffigurata tutta la cena ed ancora per tutta la stanza si diffonde una fresca lozione dallo strano odore, quel bel quadro, visto dall’alto, nessun pittore potrebbe, nella realtà, dipingerne uno eguale.