Creato da Primosire il 11/08/2008

Alla tavola rotonda

Delle donne, della politica e riflessioni sulla maturità.

 

 

Per quanto tempo ancora, Berlusconi, abuserai della nostra pazienza?

Post n°116 pubblicato il 12 Marzo 2010 da Primosire

Ogni bugia detta i televisione diventa una verità.

E così, un venditore di pentole, colpevole di truffe piccole e grandissime, più quella enorme di essersi comprato il governo della nazione con televisione e soldi guadagnati con le stesse, più un aiutino dalla mafia, si permette di sparare l'ennesima balla rigirando spudoratamente la frittata, accusando gli altri partiti e, naturalmente i giudici, di aver ordito il solito complotto, con toni da indignata innocenza.

Berlusconi indignato, ridicolo.

In compenso c'è Bersani che descrive la sparata del Nano come "fantasiosa ricostruzione".

Ma che "fantasiosa ricostruzione!", Luigi", questa è una schifezza, una intollerabile spudoratezza che, trasmessa in televisione, per molti diventa una verità.

Mi si perdoni la citazione nel titolo, ma se tutti i meccanici leggessero Cicerone, forse oggi non saremmo in questa vergognosa, benchè ridicola, situazione.

 
 
 

Giorgio, stai pił attento, la prossima volta.

Post n°115 pubblicato il 09 Marzo 2010 da Primosire

I film francesi sono spesso gradevoli ed anche di più-

Domenica sera, al buio di ogni informazione perche quel film non è stato in promozione da nessuna parte che fosse arrivata anche a noi, siamo andati a vedere

Il Concerto

Davvero carino, emozionante e coinvolgente, abbiamo pianto e riso a seconda selle situazioni.

Ebbene si, nemmeno io sono riuscito ad impedire che mi si inumidissero gli occhi, per giunta ho dovuto chiedere un fazzoletto, per cui mi sono fatto beccare.

Bisogna però pazientare sulle inesattezze storiche, dato che è estremamente improbabile che Breznev volesse licenziare gli orchestrali ebrei dell'orchestra del Bolscioi nel 1980 e che ne abbia mandati due a morire di freddo in Siberia nell'81.

Però vale la pena di vederlo, bel filmino.

A demerito del popolo sovrano che sicuramente ha riempito le sale d Avatar, diremo che, allo spettacolo delle 19,30, in sala eravamo in undici.

Ho pianto anche per il nostro Presidente Napolitano, che prima firma un decreto che non è interpretativo, dato che modifica una legge e poi si fa sbugiardare dal TAR del Lazio perchè la materia è di competenza della regione.

Povero Giorgio.

Sono però certro che avrà la solidarietà di D'Alema.

 
 
 

Ma quale democrazia!

Post n°114 pubblicato il 07 Marzo 2010 da Primosire

Caro, ed ora un pò meno caro compagno Napolitano.

ti do del tu, perchè se ci fossimo incontrati al tempo del PCI, ci saremmo senz'altro dati del tu.

Ma ti rendi conto di ciò che stai facendo?

Ma prova per un minuto a pensare a che sarebbe successo se al posto tuo ci fosse stato Pertini e se avrebbe fatto passare questa schifezza di decreto "interpretativo".

Tu sai meglio di molti altri che la democrazia è fatta di regole e paletti che vanno rispettate nell'interesse della collettività che elegge i suoi rappresentanti, hai l'incarico, fra gli altri, di firmare leggi e decreti di una maggioranza (che maggioranza non è, è un uomo solo che ottiene il consenso grazie alle televisioni ed alla grande quantità di soldi accumulati truffando (con i quali soldi paga migliaia di galoppini, il ministro fascista La Russa per primo), violando le leggi ed alla fine, facendosi leggi pro domo sua).

Sono certo che tu ricordi benissimo come si presentavano le liste ai tuoi tempi: un gruppo di militanti, fra i quali c'era sempre un rappresentante di rilievo del partito, cominciava turni di presenza davanti alla sede dell'ente presso il quale si sarebbero presentate le liste, almeno venti giorni prima dell'inizio del periodo di presentazione.

Si facevano turni, diurni e notturni ed alle spalle c'era una completa organizzazione, di molte decine di persone, che riforniva di cibo, bevande e, sopratutto la notte, caffè, i turnisti che se ne stavano fuori all'aperto con qualunque tempo e temperatura.

E mariti, mogli, figli e baristi, partecipavano al buon fine dell'iniziativa.

Lo scopo era, non quello banale di presentare comunque la lista, ma quello di fare in modo che la lista del PCI, fosse la prima sulla scheda elettorale, nella speranza di ottenere qualche voto in più.

Dietro tutto questo c'era un partito organizzato, fatto di militanti che, per passione politica e del tutto volontariamente, sacrificando il proprio tempo e parte dei loro redditi, partecipavano, in modo informato e consapevole alla vita politica del proprio paese.

E nessuno di loro si sarebbe mai sentito un pesce piccolo e tantomeno un pesce.

E sai anche benissimo quale fosse la tensione morale del tuo partito ai tuoi tempi e sai bene che i non onesti non entravano o venivano espulsi.

E adesso firmi, senza vergognartene, leggi che salvano dalla galera il delinquente che si è comprato la Presidenza del consiglio, leggi che cambiano la sostanza della democrazia.

Cosa farai, compagno Presidente, quando ti chiederanno di firmare una legge per la quale è vietato alla opposizioni vincere le elezioni, o che la metà dei voti dell'opposizione è destinata alla maggioranza per non turbare l'equilibrio istituzionale?

Chiediti cosa avrebbe fatto il partigiano Pertini al posto tuo!

Si, lo so, che poi la legge passa comunque, ma se non firmi almeno non ti sarai fatto complice dei delinquenti!

 

 

 
 
 

Tira pił un pelo....

Post n°113 pubblicato il 25 Febbraio 2010 da Primosire

 

 

 

Ho scritto più sotto, inconsapevolmente e senza premeditazione, raccontando di una donna non amata, che mi amava:

“non sapendo, o forse si,

che la mia erezione ti sembrava amore.”

Una cara amica commenta che bisognerebbe scolpirla da qualche parte, questa frase.

Immagino che volesse dire che noi maschi siamo capaci di erezioni anche in totale assenza di amore.

E che le donne dovrebbero saperlo e ricordarsene.

Ebbene si, siamo capaci di erezioni anche in assenza di amore, anzi, siamo capaci di erezioni anche in presenza di disprezzo, disistima o odio.

Tutto questo del tutto indipendentemente dal livello di cultura e di educazione ricevuta, salvo casi di pesante repressione famigliare.

Potremmo invece essere del tutto incapaci di erezioni davanti ad un corpo femminile esteticamente non corrispondente ai nostri canoni, voglio dire che un bel culo ce lo fa tirare, spesso a prescindere dal cervello che potrebbe anche esserci un po' più in su, ma, dice il maschio, chissenefrega, del cervello.

Questo spiega anche il perdurante buon andamento del mercato del meretricio, malgrado che l'innamoramento da parte di un maschio di una puttana, sia fatto così raro da essere del tutto ininfluente sul marketing della prostituzione.

Non disprezzateci per questo, signore femmine, lo sappiamo di avere un atteggiamento verso l'amore ed il sesso, assai meno alto del vostro, ma siamo estremamente funzionali alla riproduzione e perciò, alla conservazione della specie.

Siamo coerenti con il nostro ruolo biologico.

 
 
 

Buon San Valentino 2

Post n°112 pubblicato il 14 Febbraio 2010 da Primosire

 

Ieri sera comprato una rosa rossa dal gambo lunghissimo e l'ho portata alla donna che da più di cinque anni è la mia innamorata, poi abbiamo cenato un un ristorantino, buoni piatti di pesce.

Oggi ci siamo dedicati l'intera giornata, con riposino erotico pomeridiano.

Questo per dire che Primosire non è solo l'incazzoso che nel giorno della festa degli innamorati scrive della limitatezza culturale della maggioranza dei suoi concittadini.

Però voglio dire anche che noi, San Valentino, lo festeggiamo tutto l'anno, con grande entusiasmo.

 
 
 

Buon San Valentino, amici e concittadini.

Post n°111 pubblicato il 14 Febbraio 2010 da Primosire

Questo Petrassi (del giro di Bertolaso) è una specie di filosofo di Appaltopoli:

 "O ti chiami ladro o ti chiami poveraccio - diceva in una telefonata intercettata per una delle tante inchieste di cui è stato oggetto - sono due le cose. Noi abbiamo una forma di rubare che è autorizzata sotto certi casi e quegli altri invece sono ladri perché rubano le mele al mercato e vanno in galera. A noi è più difficile che ci mettano in galera, infatti io ho attraversato tutta Mani pulite, mani prepulite. Le ho passate tutte, sono stato il più grosso gruppo di Roma e in galera non ci sono andato, né sono stato incriminato perché le cose sono abituato a farle bene".

Questo si può leggere sui giornali di oggi.

Ma l'informazione, oggi, la fa la televisione ed i 70% degli italiani non sa più leggere (analfabetismo di ritorno), per cui non legge e vota il nano ladro, in coerenza con la sua formazione culturate alla quale sovrintende Maria de Filippi e colleghi conduttori TV.

Ne consegue che il nostro governo viene eletto da una maggioranza di persone culturalmente subnormali, con soddisfazione della banda di ladri che si è impadronita del potere che ha interesse a continuare sulla strada della trasformazione degli italiani in un popolo di cretini e, tra scuola inadeguata ed ulteriormente peggiorata e televisione spazzatura come strumento per la formazione culturale, ha raggiunto l'obbiettivo di un nuovo tipo di dittatura basata sul consenso disinformato di una maggioranza di cretini.

Sul significato della parola ed importanza sociale del cretino, consiglio ricerche e la visita a questo link:

http://mercatoliberonews.blogspot.com/2009/02/sociologia-del-cretino.html

e se qualcuno di mi volesse attibuire il pensiero che chi vota questo governo è un cretino, ci ha pienamente azzeccato e sarebbe ora di cominciare a dirlo.

 Lo so che oggi è San Valentino, festa dell'Amore, ma purtroppo ho letto i giornali. Anche Pachito dal Tin è rimasto annichilito dalla letture.

 
 
 

Delle cose che vanno secondo lor ventura, che da umani non possiam fermare.

Post n°110 pubblicato il 11 Febbraio 2010 da Primosire

A te che unica fra tutte mi hai fatto un figlio.

Che mi dicesti, in quella notte sulla cinquecento carica di neve,

“metti le mani qui, che è il posto più caldo che ho”,

non ho niente da dare, né rose né sorrisi.

Ti lascio la neve sulla cinquecento, un po’ per uno, metà a te e metà a me.

 
 
 

San Valentino, rose con le spine ovvero della sofferenza delle donne.

Post n°109 pubblicato il 11 Febbraio 2010 da Primosire

 

Mi dicevi:

“se lo fai con me vuol dire che ti piace!”

“Ma che ti toglie, un’ora o due con me, la sera qualche volta!”

E’ immorale, per un uomo dir di no ad una donna,

perciò ti dissi molti si non sapendo,

o forse si,

che la mia erezione ti sembrava amore.

Finì che, per scordar di me, l’assenza,

prima ti tagliasti le vene e poi scrivesti un romanzo,

che Mondadori ancor ci lucra.

A te una rossa rosa, senza sorriso, che tu non pensi che potrei tornare.

 

.

 
 
 

Delle donne ed altri tremori, ovvero delle sofferenze di un meccanico.

Post n°108 pubblicato il 09 Febbraio 2010 da Primosire

Non era passato un mese, da che dormivi nel mio letto,

ci avresti dormito anni,

mi dicesti:

 “ma lo dobbiam far tutte le sere?”

ed io pensavo

“ma no, qualche volta anche di mattina!”

Mi ribellavo a che tu, campionessa di fellazio, mi accontentassi troppo in fretta e già sapevo,

ma sapere non volevo,

che gli amanti diurni ti inibivano la sera l’amor con me.

Finì che mi stancai, senza capire mai perché per tanto tempo mi cercasti ancora.

 

 

 
 
 

Nell’aria tiepida della prima primavera o dell’educazione sentimentale di un apprendista meccanico.

Post n°107 pubblicato il 08 Febbraio 2010 da Primosire

 

Il pomeriggio leggevi Pavese sotto un tavolo,

esclusa dalla festa,

ed all’imbrunire ti stendesti per me sul pacco dei giornali di sinistra.

Goffo adolescente, ti presi goffamente.

Tu, navigata sedicenne, mi avrai dimenticato in fretta,

io invece ti pensai per mesi, perché la sera dopo,

sarà stata l’aria tiepida,

ti stendesti per Silvano, del quale,

non per questo,

meno amico fui.

 

.

 
 
 

L'amore a qundici anni ovvero la paura di un apprendista meccanico.

Post n°106 pubblicato il 07 Febbraio 2010 da Primosire

Temevo che venissi, in quella mattina di Marzo,

casa libera,

spuntasti infatti dall’angolo nel tuo cappotto giallo,

paurosamente femmina, per me che occhieggiavo dal balcone.

Fuggisti poi dalla mia stanza,

gli umidi segni della mia passione ancora sulla gonna,

inseguita dalle parole di mia madre:

“una ragazza grande come lei, si vergogni!”,

per te una rosa, vivida e rossa e la promessa di non scordarti mai.

.

 
 
 

Iniziazione di un apprendista meccanico quattordicenne (che ti succede ad andar con i pił grandi)

Post n°105 pubblicato il 07 Febbraio 2010 da Primosire

 

Non è reato, la libera vendita di sé e nemmeno il libero acquisto.

Ma di questo ben poco sapevo, quattordicenne con la paghetta in tasca.

Sicchè la mia purezza la donai, sulla coperta dietro il cimitero,

ad una mercenaria paziente e comprensiva.

Sollevò la gonna stretta fino ai fianchi e mi accolse,

nella la sua curvilinea morbidezza.

Era finto, l’abbraccio, ma a me sembrava vero.

.

 
 
 

A furor di popolo

Post n°102 pubblicato il 01 Febbraio 2010 da Primosire

 

 

A furor di popolo,
il vincitore della Sezione FUORI GARA
del Gioco Letterario CREPI IL LUPO 

E'

PRIMOSIRE !

 

Ho vinto un concorsino letterario e non ho pubblicato il mio racconto vincente sul mio blog.

 

Non l'ho pubblicato perchè il mio blog è cos' poco visitato che mi era sembrato inutile farlo: sono molti di più quelli che l'hanno letto sul blog di Elly nei racconti fuori gara: http://sites.google.com/site/scrivolando/-crepi-il-lupo---i-racconti-fuori-gara di quelli che l'avrebbero letto sul mio blog.

Poi ho pensato che sarebbe potuto sembrare un atteggiamento snob.

Non lo è, che il mio racconto sia stato scelto dalla maggior parte di chi ha votato mi ha fattp molto piacere ed anche molto pensare, sulle mie qualità di meccc.. pardon, scrittore.

Perciò lo pubblico ora, ecco, qui di seguito.

 Pachito dal Tin, argentino, non era mai stato bello, nemmeno da giovane.

Piccolo di statura, aveva un viso grinzoso come una mela vizza, le gambe storte, le spalle strette ed il petto che sembrava concavo. Ma Pachito non era solo argentino, Pachito era anche italiano, anzi no, era il risultato di una notte nella quale suo padre, veneto di Fontanelle, vicino Treviso, aveva dormito con una bella gaucha, più spagnola che amerinda, sotto le stelle, avvolti nella stessa coperta.

Pachito dal Tin era suonatore di bandaneon, la sala da ballo dove suonava non era un grande locale, ma aveva una grande palla sospesa al centro, tutta specchietti per riflettere le luci nei vaporosi capelli di donne danzanti e le dita di Pachito erano magiche come fatte apposta per i tasti del bandaneon.

Quella era la sua ultima sera di suonatore di bandaneon, la sua faccina di mela vizza non andava più bene nemmeno per quel'orchestra da sala dei sobborghi.

Era insieme l’ultima notte dell’anno e sua ultima di suonatore di bandaneon, aveva suonato la notte di Natale ma non avrebbe più suonato per la Befana che tutte le feste porta via.

La folla di capodanno danzava, parecchie pancette e qualche calza smagliata, una vertigine di abiti multicolori nelle figure del tango.

Pachito suonava il suo strumento, quando al centro della pista comparvero due figure che sembravano una sola, fusi nel tango.

La coppia, capitata lì per chissà quali percorsi della notte di festa, dava l'idea di avere già un discorso iniziato e lo continuava, al suono del bandaneon, lei bruna, piccola e flessuosa sembrava volare fra le mani di lui, alto e biondo come un tedesco e la sensualità sprigionata da quei due si spandeva nella sala pervadendo ballerini e musicisti.

E cresceva la passione, nelle gambe che danzavano, nelle braccia che stringevano, nelle mani che toccavano e si toccavano.

L'orchestra suonava e le dita di Pachito dal Tin volavano sui tasti generando toni, suoni e sensualità.

Fu lì che d'un tratto il tempo si fermò. Non si fermò per tutti nello stesso momento: prima si fermò una coppia lui piccolo e lei più alta e si fermò anche il contrabbasso.

Poi il violino, il gomito alto, l'archetto sulle corde e cinque coppie sul lato destro della sala, immobili nella figura del tango e poi si fermò il pianoforte, il medio premuto su un do diesis e otto coppie in fondo alla sala.

Poi rimasero solo loro quattro: la coppia sensuale, Pachito ed il bandaneon.

E Pachito dal Tin, argentino ma veneto, concepito in una notte di stelle del millenovecentoquattordici, da una gaucha più spagnola che amerinda ed un veneto biondo e alto che sembrava un tedesco, premeva i tasti del suo bandaneon che si allungava come per inspirare l'aria che faceva volare la coppia sensuale.

E piangeva, Pachito dal Tin, piangeva perchè la musica soffiata fuori dallo strumento gli rientrava dritta nell'anima e nuovamente usciva dalle sue dita che danzavano sui tasti, piangeva perchè nelle sue dita vibravano la speranza ed i capelli al vento di suo padre, sul vapore da Genova a Buenos Aires e piangeva perchè sulle note danzava lo spirito dei suoi parenti di Fontanelle che lui non aveva mai visto e piangeva anche perchè non sapeva dove fosse Fontanelle e nemmeno Treviso.

Suonava e piangeva Pachito per la fatica di suo padre e di tutti gli immigrati in Argentina che avevano scelto l'America del Sud invece degli Stati Uniti e così avevano fatto molta fame e poca fortuna.

Suonava, Pachito dal Tin, nel tempo fermo della sala da ballo di periferia, unico suonatore, uomo orchestra, con tutta la passione dei suoi nervi e della sue dita per quella coppia sensuale, belli come nella fotografia e piangeva lacrime salate che scendevano per le guance vizze e sulla sua ultima giacca da orchestrale facendo riflessi nuovi sui vecchi lustrini.

Piangeva per le donne belle che non lo avevano amato e piangeva anche per i capelli biondi di suo padre nel vento del vapore, da Buenos Aires a Fontanelle, con sbarco a Genova e mai tornato, a riprendere sua madre e lui.

Piangeva e suonava, Pachito dal Tin, nel tempo fermo di Buenos Aires, nella sua ultima notte di suonatore di Bandaneon.

 

 

L'immagine di Pachito dal Tin mi è venuta in mente guidando in autostrada, fra Pontremoli e Sarzana, che fosse figlio di un immigrato temporaneo, mi è stato ispirato dalla storia del nonno di una persona che conosco: era già sposato in Italia ma si è sposato anche in Argentina ed ha avuto due figli, è tornato in Italia dopo pochi anni e si è scordato della moglie e dei figli argentini. Complessivamente deve aver avuto dieci figli, argentini compresi.

Il nome dal Tin, l'ho scelto fra i più comuni di Fontanelle, fonte Google.

Ho anche pensato: niente male per un meccanico.

 
 
 

23 Gennaio 2064

Post n°101 pubblicato il 23 Gennaio 2010 da Primosire


23 Gennaio 2064
Campo base dell'Everest tra le sette e trenta e le otto e trenta, ora di Greenwich.

E' tempo di salutare.
Ho sempre saputo che sarebbe stato oggi.
Ma non mi lamento, ho avuto una bella vita, piena di emozioni, di eventi, novità continue e cambiamenti.
Ho visto paesi e città ed ho camminato su montagne boscose e scalato vette ghiacciate, ho navigato, all'ombra della mia vela potente negli alisei dell'Atlantico ed affrontato il terrore dei muri d'acqua di Capo Horn.
Ho fatto il suonatore di organetto a Samarcanda, anarchico e terrorista a Pietroburgo, gegenpapst a Ginevra, sputafuoco per le vie della bella Parigi, tupamaro in Uruguay e zingaro per le strade di Spagna piene di colori.
Ho predetto il futuro in cambio di denari ed ho indovinato tutte le volte che il caso mi ha aiutato.
Ho trovato quiete fra le gambe di mille donne e fanciulle ed i loro umori mi davano riposo.
Ma la mia anima è stata sempre quella di meccanico perché la mia gioventù è stata una gioventù di meccanico.
Oggi, all'età finale di 109 anni e tre mesi, all'alba del giorno che affronterò, con i miei sherpha, l'arrampicata dell'Everest, so che non tornerò, so già che mi aspetta l'orrida caduta nel lungo canalone ghiacciato.
Mi piace però pensare che il mio corpo resterà intatto per millenni, in un sarcofago di ghiaccio.
Dicevo, la mia anima è stata sempre quella di un meccanico e chi ha letto i miei racconti e romanzi, pubblicati in tutte le lingue, fino a quelle delle più sperdute comunità delle steppe asiatiche, lo sente o lo intuisce.
Non ho saputo di essere uno scrittore fino a che, in una sera con nulla da fare, decisi di comporre un raccontino per partecipare ad una gara di dilettanti, quello che divenne poi il famoso Premio Internazionale di Letteratura Scrivolando.
Scrissi un raccontino su di una signora che si guadagnava il pane concedendosi ad amanti facoltosi e cercando di mostrare i diversi stati d'animo della donna nei diversi momenti, compreso quello dei pagamenti. Credevo di essere fuori tema, però, siccome in fondo avevo aggiunto una annotazione nella quale spiegavo di non essere uno scrittore, nemmeno aspirante scrittore, bensì un meccanico, venne inteso che mi presentavo sotto mentite spoglie perciò venni ammesso e, gaudio massimo, ebbi ben due voti.
Nella mia fame bulimica di successo, partecipai anche al successivo concorso che, non si offenda la Presidentessa del Premio Internazionale Scrivolando, aveva come vincolo anche quattro parole un po' sciocche. Questa volta il raccontino era ben costruito, aveva il suo discreto andamento ed un finalino un po' triste ed un po' ironico, uno dei partecipanti, che ebbe poi nel tempo un qualche successo come scrittore, tale Deep, in un momento di scarsa lucidità, lo definì addirittura geniale.
Anche questa volta, ma con mio grande scorno, ebbi due voti, speravo di più, ma una donna argentina dal sorriso triste mi scrisse che le mie parole l'avevano commossa.
Mi sembrò di fare una cosa carina per lei e scrissi un altro raccontino, non altrimenti richiesto, dove mi inventavo di un suonatore di bandaneon e di una notte di Capodanno, un po' criticato dalla Presidentessa Elly, per le troppe lacrime.
Fu un successo travolgente, avevo smosso l'anima romantica degli scrivolatori, sfiorato il tema secolare del diverso sviluppo tra il nord ed il sud del continente americano, lanciato un sasso nel paludoso dibattito sulle migrazioni del novecento e toccato il cuore della donna argentina dal sorriso triste.
Ecco la vera storia di come divenni scrittore.
Non fu per raccontare il mio entusiasmo venato di paura di quando me ne stavo nell'ombra di quella strada, aspettando il passaggio del Dittatore Mediatico, il mio fido pugnale stretto in petto.
(il Dittatore Mediatico perì poi nel crollo del Duomo di Milano e senza il mio aiuto, si dice, per volontà del Duomo stesso)
Non fu nemmeno per raccontare dei tormenti e delle estasi della grande storia d'amore che ebbi con la donna che incontrai, sconosciuta e bella nel buio della stanza buia dell'agriturismo.
Divenni scrittore con l'anima di meccanico, come avrei potuto diventare giocoliere al circo, o sindaco a Macondo.
Fu solo per caso, per gioco.
Il sangue del mio polso sinistro, con il quale scrivo, sta ghiacciando, come già l'inchiostro ed ho già di gran lunga superato i 3500 caratteri.
E' tempo di salutare.

 
 
 

Memorie

Post n°100 pubblicato il 17 Gennaio 2010 da Primosire

 

Abbiamo avuto anni che avremmo lasciato tutto per un corso di campana tibetana.

Le canne giravano di mano in mano, nella cantina buia dove noi aspiravamo piano, l'odore si spandeva dalla bocca di lupo alla piazza di sopra che sembrava il suk di Marrakesh.

Ed il nostro scroto se ne stava là, appeso fisso al perineo che nemmeno a cannonate l'avresti visto dondolare.

Trovavamo un nuovo vero grande amore, vero amore, tre volte al mese, nel nome di Anna Kuliscioff e dell' amore libero.

(Avranno avuto o no le corna, Andrea Costa e Filippo Turati?)

Le nostre morbide compagne erano materassabili se eri polically correct vestito e porco maschio sciovinista, nudo.

“Sogno un uomo che mi domini” mi disse, china sul tronchetto della felicità, dieci anni dopo il rogo dei suoi reggiseni.

L'audiosimbolo del sesso era il bolero e si trombava a manetta perchè l'aidiesse era materia oscura.

C'era ancora il PCI, del quale qualche baffetto fossile ancora circola e, davvero, pensavamo che la proprietà privata sarebbe diventata reato.

Ora il vero amore - rigidamente protetto - si trova nella rete, gratis o a pagamento e materassabili sono diventate le figlie dalle rosee guance vellutate di quelle compagne che bruciarono i raggiseni e che,

(sai ho patito l'assenza della figura paterna)

per un week-end a Lisbona te la danno.

La proprietà privata non è diventata un reato e si è uguali davanti alla legge solo per categorie di reddito.

Qualcuno però è fuori categoria e perciò è più uguale e questo è un segno dei tempi nuovi.

Ma io ho una domanda: ma perchè, se tutti i ventenni di tutta la storia avrebbero voluto cambiare il mondo, o almeno, fare la rivoluzione, i ventenni di oggi non se lo sognano nemmeno?

 
 
 

...noi vogliamo redimere il mondo...

Post n°99 pubblicato il 14 Gennaio 2010 da Primosire

Vieni o Maggio t'aspettan le genti
ti salutano i liberi cuori
dolce Pasqua dei lavoratori
vieni e splendi alla gloria del sol

Squilli un inno di alate speranze
al gran verde che il frutto matura
a la vasta ideal fioritura
in cui freme il lucente avvenir

Disertate o falangi di schiavi
dai cantieri da l'arse officine
via dai campi su da le marine
tregua tregua all'eterno sudor!

Innalziamo le mani incallite
e sian fascio di forze fecondo
noi vogliamo redimere il mondo
dai tiranni de l'ozio e de l'or

Giovinezze dolori ideali
primavere dal fascino arcano
verde maggio del genere umano
date ai petti il coraggio e la fè

Date fiori ai ribelli caduti
collo sguardo rivolto all'aurora
al gagliardo che lotta e lavora
al veggente poeta che muor!

Fonte: non ancora presente, ci stiamo lavorando...

Informazioni:  L'Inno del Primo Maggio fu scritto da Pietro Gori sulla base della melodia del Va’ pensiero, il coro del Nabucco verdiano, nel 1892, nel carcere milanese di San Vittore dove era stato rinchiuso preventivamente

Da:http://www.ildeposito.org/archivio/canti/canto.php?id=284

 
 
 

Noi meccanici

Post n°98 pubblicato il 18 Dicembre 2009 da Primosire

Noi che i libri abbiamo cominciato a conoscerli acquistandoli a rate dall'Einaudi e prima di leggerli li abbiamo sempre soppesati per capire quanta fatica ci stava dentro e quanta ce ne sarebbe toccata.

E per leggerli, qualche volta ci toccava avere il dizionario accanto, perchè non siamo nati in famiglie dove fin dalla nascita si ascoltava un vasto vocabolario, magari plurilingue.

Noi che al nostro vocabolario abbiamo aggiunto ogni nuova parola con la fatica ed il sudore di chi non capisce alla prima lettura e, consapevole dei propri limiti, torna indietro e rilegge.

Le nostre mamme sono vecchine che spesso stanno sole, ma, essendo mamme di meccanici, hanno la tessera della biblioteca e leggono fino a notte fonda, rinverdendo le fatiche della gioventù, quando, giovani mamme di apprendisti meccanici, leggevano di nascosto i libri che alimentavano le inquietudini dei loro figli.

Noi che leggendo “welthanschaung”, la prima volta, siamo stati presi dal panico, finché non abbiamo capito che poteva anche solo essere la definizione di un particolare modo di interpretare forma, consistenza e armonia delle cosce della figlia della nostra vicina di pianerottolo.

Perciò, noi meccanici, abituati alla ruote dentate ed agli alberi a camme, non siamo molto romantici e se ci capita fra le mani un romanzo di Susanna Tamaro, lo conserviamo con cura perchè ha su di noi lo stesso effetto della Dolce Euchessina, che a volte può mancarci.

Siamo invece affascinati dalle rutilanti invenzioni di Einrich Böll e del suo tamburino, da Elsa Morante, perdonando le sue ingenuità quando cerca di entrare nella mente di Arturo, non sapendo che lei, femmina, non ce la può fare, amiamo la gioiosa ironia di Joseph Roth ed abbracciamo, un po' tristi Elias Canetti, quando racconta del suo mondo perduto.

Noi meccanici, quando capitiamo in certe riunioni di intellettuali, gente abituata a praticare libri, ci sentiamo sempre un po' intimiditi.

Noi meccanici eravamo comunisti ed avevamo un sogno che ora, come dice Giorgio Gaber, si è rattrappito.

Noi meccanici, insieme agli intellettuali che praticano libri ed alle ragazze che sempre cercano il grande amore, lo vorremmo ricomporre, quel sogno.

Anche in forma diversa

 

 
 
 

Democrazia

Post n°97 pubblicato il 15 Dicembre 2009 da Primosire

Berlusconi non è eletto dal Popolo!

E' eletto dalle sue televisioni.

Berlusconi non è eletto dal Popolo!

E' eletto dalle sue televisioni.

Per questo, quella parte degli italiani che pensa,

lo odia.

Ecco, per chi ancora non lo sapesse, qual'è l'opinione che matricola 1816 della loggia P2 ha del suo pubblico, che sono anche i suoi elettori:

"Il pubblico italiano non è fatto solo di intellettuali, la media è un ragazzo di seconda media che nemmeno siede al primo banco... E' a loro che devo parlare" (Silvio Berlusconi, Corriere della Sera, 10 dicembre 2004).

Copiato da: http://blog.libero.it/ivellmia/view.php?nocache=1260222697

 
 
 

Mi sono sempre piaciute le donne.

Post n°96 pubblicato il 07 Dicembre 2009 da Primosire

 

Per la maggior parte della mia vita ne ho avuto paura e sono sempre stato cauto nell’avvicinarle, ho sempre temuto che un bacio diventasse una impegnativa promessa e peggio ancora una scopata, ma mi sono sempre piaciute pur considerandole pericolose.

Ho sempre considerato il darsi di una donna, come un’offerta preziosa, da cogliere con delicata attenzione ed alla quale attribuire un grande valore.

Le donne erano ed ancora sono, un profondo mistero per me, diverse e lontane, con una logica di ragionamento che per anni mi è stata completamente inintelligibile e con la quale ho convissuto un po meglio negli ultimi anni solo perché ho assunto un atteggiamento di “partecipato distacco” verso la logica femminile.

Ed anche perché un pò l'ho capita, la logica femminile. Solo un pò.

Ma mi hanno sempre provocato emozione, le forme dei corpi femminili offerti a me, la prominenza delle tette, le curve dei fianchi, la pelle liscia, i capelli, delle donne.

Ed il triangolo. Il triangolo tra le cosce, ancora oggi, solo pensarci mi fa girare la testa.

Le donne hanno sempre percepito questo mio appassionato stupore per loro e la passione che era insieme per la donna presente e per tutte le donne.

Vedere una donna nuda di fronte a me ed offerta a me, in attesa delle mie mani, della mia lingua, del mio cazzo e di rotolarsi con me nelle mille posizioni che la nostra fantasia (ma soprattutto la mia) ci avrebbe suggerito, mi dava la scossa. E' sempre stato come se la nostra pelle sapesse da prima, cosa avremmo fatto insieme. Anzi, di più, era come se fossimo in una bolla di consapevolezza che ci avvolgeva entrambi e che accomunava e confondeva le percezioni.

In ogni tempo, l’idea stessa che di lì a poco avrei avuto una donna nuda fra le mie mani mi provocava una immediata erezione. Il solo salire le scale della soffitta dei miei incontri amorosi di gioventù (e di degli incontri dei miei molti altri amici), me lo faceva venire duro.

Non avevo bisogno di stimoli, né di vederle nude, mi bastava salire le scale.

Riflettendo, mi viene da pensare che questa “bolla” o atmosfera, fosse generata da me, che in qualche modo la mia mente proiettasse intorno lo spirito che ci coinvolgeva e ci suggeriva comportamenti, atteggiamenti e ci faceva godere

Naturalmente anche la mia amica di sesso, P. con la quale ho condiviso confidenze e scopatine nelle sere nelle quali nessun'altro ci voleva, sentiva questo mio modo di essere e, benché si vantasse di comportamenti maschili, le piaceva.

Così, per lei sono diventato un grande amante o per dirla con lei, un grande scopatore, perciò mi faceva propaganda presso le sue compagne di università.

Mi rendo conto scrivendo che ho la tendenza a ricordare solo un cero tipo di donne: quelle che hanno avuto per il sesso ed i maschi, la stessa passione che ho sempre avuto io per le femmine.

Le compagne di P. erano tutte brave ragazze un pò curiose, l’unica che mi va di ricordare è anche l’unica donna che mi ha lasciato: “saresti un buon partito, ma ho trovato uno che mi sposa” mi disse “a venticinque anni devo cominciare a pensarci”.

Era una brava ragazza e pensava che dopo i venticinque anni una donna cessa di essere ragazza e diventa zittella.

Non aveva un buon odore, malgrado docce e profumi.

Forse le brave ragazze non hanno un buon odore, le ragazze un po' zoccole si.

Ecco, per chi ancora non lo sapesse, qual'è l'opinione che matricola 1816 della loggia P2 ha del suo pubblico, che sono anche i suoi elettori: "Il pubblico italiano non è fatto solo di intellettuali, la media è un ragazzo di seconda media che nemmeno siede al primo banco... E' a loro che devo parlare" (Silvio Berlusconi, Corriere della Sera, 10 dicembre 2004).

Copiato da: http://blog.libero.it/ivellmia/view.php?nocache=1260222697

 
 
 

Genialitą.

Post n°95 pubblicato il 18 Novembre 2009 da Primosire

 

Il processo breve, mi sembra una pensata storica.

Solo la raffianta intelligenza dell'avvocato del Nano Imputato, poteva risolvere in una maniera così semplice e geniale l'annoso problema dell'eccessiva lunghezza dei processi.

Ma cosà c'è di più semplice che porre un rigido limite temporale alla durata dei processi?

In due anni non avete finito e non siete riusciti a dare un giudizio?

Bene.

Il processo si chiuda comunque e l'imputato vada a casa.

Libero ed impunito.

Se sia colpevole o innocente, non ci interessa più.

Questo il geniale frutto del pensiero Ghediniano.

Osservare come tutte le figure maggiormente rappresentative del Partito del Predellino che il Nano si è fatto, abbiano immediatamente compreso e condiviso la geniale pensata, ci fa comprendere come il pensiero di quel partito sia davvero coeso ed univoco,

anzi,

unico,

infatti igrazie al potente Pensiero Politico (oppure la potenza dei suoi conti in banche di tutto il mondo), il Nano Miliardario riesce a far convergere sul suo, il pensiero di tutti quanti i suoi cortigiani.

Anche sulle più bislacche cazzate.

La privatizzazione dell'acqua, non discende invece dal pensiero Ghediniano, è probabilmente frutto diretto delle cellule del Nano, chissà se ha interessi anche in questo settore o se, più semplicemente, prende la provvigione dagli amichetti che si compreranno le quote delle sociètà di gestione.

 

 
 
 

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