Brigante

La festa della Madonna del Pilerio


La Storia Il termine Pilerio deriva probabilmente da piliero (pilastro), oppure, potrebbe essere più antico e derivare dal greco puleròs (guardiana, custode della porta della Città). Il culto alla Madonna del Pilerio come Patrona di Cosenza risale alla fine del sec. XVI. Si tramanda che nell'anno 1576, mentre la peste desolava diverse regioni d'Italia, un devoto, in preghiera davanti all'icona della Madonna del Pilerio, si accorse di una macchia simile al bubbone pestifero, presente sul viso dell'Immagine. Il fenomeno fu constatato dal popolo e dalle autorità ecclesiastiche. La macchia fu considerata come un prodigio e come segno rivelativo della protezione della Madonna per la Città di Cosenza, da lei salvata dalla peste. Da allora la Vergine del Pilerio divenne la Protettrice della Città. La notizia del segno prodigioso non tardò a divulgarsi e dai paesi vicini iniziò un crescente accorrere di devoti. I pellegrinaggi continuarono nel tempo e crebbero di numero, tanto che nel 1603, l'arcivescovo Mons. Giovan Battista Costanzo (1591-1617), per meglio favorire l'afflusso dei pellegrini, tolse il quadro dal luogo dove si trovava e lo collocò prima su uno dei pilastri della navata centrale del Duomo, poi sull'altare maggiore ed infine nel 1607 nella cappella appositamente costruita, dedicata alla Vergine e dove ancora oggi si venera. Il 17 aprile 1607, su richiesta unanime dei cosentini, l'arcivescovo mons. Costanzo incoronò la Vergine del Pilerio Regina e Patrona della Città. Nel 1783 un violento terremoto si abbatté su Cosenza. In quella occasione si constatò un altro segno sul viso dell'Immagine del Pilerio. Furono da tutti notate alcune screpolature sulla pittura che poi scomparvero, ma non del tutto, una volta passato il flagello. Il 6 luglio 1798 si stabiliva la celebrazione della sua festa il giorno 8 settembre di ogni anno. Il 12 giugno 1836 l'arcivescovo mons. Lorenzo Puntillo (1833-1873) fece una seconda incoronazione con due corone d'oro e di gemme di gran valore. In seguito al terribile terremoto del 12 febbraio 1854 i cosentini chiesero e, l'11 gennaio 1855, ottennero dall'autorità ecclesiastica l'istituzione di una seconda festa, detta del patrocinio, in onore della Vergine del Pilerio, da celebrarsi ogni anno il 12 febbraio. Il 1922 avvenne una terza incoronazione, autorizzata dal Capitolo Vaticano con decreto del 4 maggio 1922 e a celebrarla fu lo stesso arcivescovo mons. Trussoni (1912-1933), che pose sul capo della Beatissima Vergine l'aurea preziosa corona. Durante la seconda guerra mondiale si ebbero a Cosenza due bombardamenti, che spopolarono la Città: il 12 aprile ed il 28 agosto 1943. Per iniziativa dell'arcivescovo mons. Aniello Calcara (1941-1961) il 6 settembre 1943 il quadro della Madonna fu portato nel Convento dei Padri Minori di Pietrafitta. L'anno 1948 fu caratterizzato dalla Peregrinatio Mariae, voluta e incoraggiata da mons. Aniello Calcara come preparazione remota al Congresso Mariano, programmato per il 1951, allo scopo di ravvivare ed accrescere sempre più la vera devozione alla Gran Madre di Dio e Madre nostra. Il Duomo di Cosenza fu ininterrottamente meta di molti e numerosi pellegrinaggi. Il 20 febbraio 1980 si ebbe a Cosenza un forte terremoto che seminò il panico tra la popolazione. In quella circostanza i cosentini, che trovarono, ancora una volta, nella Madonna del Pilerio rifugio e conforto, chiesero e ottennero da mons. Augusto Lauro, amministratore apostolico della Diocesi, una processione, preceduta da un triduo di preparazione. Il 10 maggio 1981 l'arcivescovo mons. Dino Trabalzini ha elevato a santuario della Vergine SS. del Pilerio il monumentale Duomo di Cosenza. Il 6 ottobre 1984 la Cattedrale di Cosenza è stata visitata da S.S. Giovanni Paolo II. La visita del Papa, la cui devozione filiale alla Madonna contraddistingue il suo pontificato, ha costituito per il popolo Cosentino e per la Calabria tutta una occasione preziosa per rinvigorire la fede e trovare nuovo slancio e fervore anche nella devozione alla Vergine Santa. Il 10 ottobre 1988, durante la celebrazione di chiusura dell'Anno Mariano, mons. Dino Trabalzini ha proclamato la Madonna del Pilerio Patrona principale della Diocesi di Cosenza - Bisignano e ha confermato il titolo di Patrona della Città di Cosenza. In questa stessa circostanza la Cattedrale (già per sé santuario) è stata eretta a Santuario diocesano. Il 1996 la Cattedrale è stata insignita del premio Calabria Mariana, insieme ai santuari mariani più importanti delle altre diocesi calabresi. Il nome Il titolo di Madonna del Pilerio risale al sec. XII dal quadro omonimo, di cui venne riconosciuta l'autenticità tra il 1971 ed il 1979, grazie alla volontà di mons. Enea Selis, che delegò alcuni esperti per un restauro e che ne riconobbero l'autenticità e lo datarono, appunto, al sec. XII. Da questa scoperta si capì che il nome doveva provenire dalla parola greca pilos, che vuol dire colonna. Il culto Processione della Madonna del Pilerio Il culto alla Madonna del Pilerio risale all'anno 1576, quando una devastante epidemia di peste si accanì sulla città di Cosenza facendo numerose vittime. La popolazione ormai allo stremo, visti gli infruttuosi tentativi umani di arginare l'epidemia, si rivolse al Divino. Si narra che un devoto che pregava dinanzi all'antica icona della vergine Maria, posta all'interno del Duomo cittadino, si accorse che sul viso della Madonna si era formato un bubbone di peste. Allertato il Vicario generale dell'epoca, si sparse immediatamente la notizia ed una grande folla si recò ad ammirare con i proprio occhi lo strano evento che venne interpretato come volontà della Vergine di accollarsi la malattia, per liberare la popolazione. La regressione della peste nella città, che avvenne nei mesi successivi, venne interpretata dalla città come vero e proprio miracolo, e la Madonna venne eletta a Patrona Protettrice di Cosenza. Curiosità La festa patronale di Cosenza non viene celebrata l' 8 settembre, data alla quale viene riconosciuta la Natività della Madonna, ma il 12 febbraio, per ricordare il rovinoso terremoto che colpì la Calabria proprio in quella data nel 1854. L'icona della Madonna del Pilerio è una insigne espressione di questa particolare forma artistica. L'iscrizione in latino dice chiaramente che non è un'icona arrivata dall'oriente, ma eseguita in ambito mediterraneo occidentale. L'icona nel corso dei secoli ha subìto vari danni ed è stata oggetto di rimaneggiamenti fino ad essere ridipinta. E' stata poi riportata alla bellezza originale nel 1976-77. L'icona si caratterizza per il Bambino che viene nutrito dal seno della Madre e dal velo rosso che elegantemente scende sul capo della Vergine. Nell'iconografia orientale l'icona della Vergine che nutre al seno il Figlio viene detta Galaktotrophousa. L'icona della Madonna del Pilerio è, dunque, primariamente, una icona Galaktotrophousa. Il velo rosso che dalla testa scende con eleganza sulla spalla sinistra caratterizza mafòrion (manto) della Vergine del Pilerio. Questo particolare la avvicina alla Vergine del monastero di Kikko a Cipro, detta la Kikkotissa. Molti altri particolari pittorici esprimono una straordinaria ricchezza di rimandi dottrinali che impreziosiscono l'icona della Madonna del Pilerio, "quasi da renderla un compendio del Nuovo Testamento". Il colore rosso è simbolo della divinità. Nella Icona è significato dalla parte del velo (maforion) che copre il capo della Vergine-Madre di Dio (Theotòkos così chiamata perché ha generato il Cristo: Figlio di Dio. I colori bleu e marrone del vestito della Vergine - Madre di Dio rappresentano la sua umanità di creatura di Dio. Le tre stelline poste sul cava e sulle spalle della Vergine- Madre di Dio vorrebbero indicare la sua perpetua verginità : prima, durante e dopo la nascita di Gesù divino Redentore dell'umanità. Oppure potrebbero anche significare che l'Economia della salvezza del genere umano è opera congiunta del Padre del Figlio e dello Spirito Santo:- la SS. Trinità. L'aureola intorno al capo della Vergine - Madre di Dio, formata da medaglioni dorati, indica che a Lei fanno corona gli 11 Apostoli , di cui è Regina, che attese nel Cenacolo di Gerusalemme l'effusione dello Spirito Santo il giorno di Pentecoste, secondo la promessa di Gesù prima di ascendere al Cielo. Il nastro color rosso che cinge il corpo nudo del Bambino Gesù che poppa in braccio alla Madre divina indica la natura divina del Figlio di Dio, incarnatosi per la redenzione degli uomini. Il doppio corpo che presenta il corpo del Bambino Gesù, sta ad indicare la duplice natura di Cristo: la natura divina e la natura umana, unite nell'unica Persona del Verbo: il Figlio eterno di Dio. L'aureola con in mezzo il segno di Croce posta dietro il suo capo sta ad indicare la sua immolazione sulla croce. E' da osservare lo sguardo del Bambino che poppa in seno alla Madre e quella della Vergine sguardo meditabondo, rivolto quasi nel vuoto, fisso, si direbbe, nel futuro e quindi alla fine dolorosa del divino suo Figlio.