ELENA VARRIALE

IL DEFICIT DI FIDUCIA E LA NOBILTA' DEL GESTO!


Le elezioni politiche sono finite con i dati che tutti conosciamo: il Pd vince di un soffio sul Pdl, un italiano su 4 ha votato per il Movimento 5 Stelle di Grillo, mentre un altro 25% degli italiani ha preferito non votare. Il Paese, dunque, risulta ingovernabile. Ma c’è di più: i dati elettorali tratteggiano infatti un Paese in grave deficit di fiducia, come aveva già evidenziato il recente (2013) Rapporto Italia dell’Eurispes, in cui, ben il 72% degli intervistati aveva dichiarato di non aver fiducia nella politica. Una sfiducia che riguardava tutte le istituzioni: Parlamento, Governo, Partiti (si attestavano all’ultimo posto) e Sindacati (raccoglievano solo il 19,5% dei consensi). In negativo era anche la fiducia nella Chiesa Cattolica crollata al 36,6% dei consensi. Unico dato in controtendenza risultava quello del mondo del volontariato e dell’associazionismo che si attestava ad un 75,4% dei consensi.In sostanza, gli italiani avevano già dichiarato di non credere più nell’autorevolezza di chi li rappresenta, mentre davano credito ai cittadini che liberamente si associano per un fine. Una crisi di fiducia che rispecchia non solo gli scandali e le appropriazioni indebite di molti politici e partiti, ma anche l’incapacità di questi di riformarsi e riproporsi con credibilità. Sono tutti uguali: era ed è questo il convincimento più diffuso, quello che gira nella Rete con sprezzante ironia dei candidati e dei loro partiti.Dati preoccupanti che mettono in discussione il principio che è alla base della rappresentatività politica e sociale: la fiducia. Nell’ etimologia della parola, infatti, fides sottintende un patto o un credito che da un soggetto passa ad un altro. Di conseguenza, il non avere fiducia in qualcuno comporta la scissione del patto stesso o quantomeno l’affievolirsi della sua autorevolezza.Ed è davvero difficile non dare ragione agli italiani che si sono visti “salassare” economicamente da un potere politico dedito più al rendiconto personale che al bene generale o comune. Eppure, dati così rilevanti sulla sfiducia sociale hanno altre e, purtroppo, più gravi cause. Sono infatti “figli” di una sfiducia che potremmo definire globale e provocata dalla crisi economica.A ben guardare, infatti, il 2008 sarà ricordato come l’anno in cui le fondamenta dell’edificio della finanza globale sono crollate, scaricando sul mondo la più grave crisi economica dal dopoguerra ad oggi.  Una crisi di speculazione finanziaria che ha messo in evidenza tutti i suoi limiti e la fragilità di un sistema che non scambia prodotti, ma solo titoli. La débacle ha naturalmente acceso i riflettori anche sulle responsabilità di chi doveva controllare la validità dei prodotti finanziari e non l’ha fatto. Non a caso il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama ha chiesto recentemente un risarcimento di 5 miliardi di dollari alle grande agenzia di rating americana, Standard & Poor’s per i danni causati dai mutui subprime.  In sostanza, l’accusa che viene rivolta all’agenzia è quella di aver gonfiato le valutazioni dei mutui ipotecari pur essendo consapevoli dei rischi di una tale operazione speculativa.Ma lo scandalo non finisce qui, perché la speculazione finanziaria è andata oltre, rincorrendo false assegnazioni delle agognate AAA dei titoli rilasciate da altre agenzie di rating. Titoli sopravalutati come i derivati che hanno provocato deficit nelle Banche (emblematico è il caso di MPS) e nelle Amministrazioni Locali che ne hanno fatto uso per alleggerire o rimandare il saldo dei loro debiti.In sostanza, ciò che è venuto a mancare nell’economia liberista è il necessario rapporto di fiducia tra speculatori di Borsa e controllori dei titoli. Ma in un’economia liberista, la fiducia nel mercato e nella sua spontaneità è una variabile fondamentale. Dunque, un deficit di fiducia globale che può degenerare in paura, rabbia e violenza. La “temperatura” sociale del mondo e del nostro Paese si sta riscaldando sempre più e mai come in questo momento storico appaiono profetiche le parole di un grande Papa come Karol Wojtyla quando sosteneva: “La fiducia non si acquista per mezzo della forza. Neppure si ottiene con le sole dichiarazioni. La fiducia bisogna meritarla con gesti e fatti concreti”.Se questo è vero, al deficit di fiducia politica ed economica che attanaglia il nostro Paese, la politica deve saper dare risposte concrete. Serve un gesto di autentica responsabilità dei politici. In fondo, tutti speriamo che la XVII Legislatura della Repubblica venga ricordata come un esempio di solidarietà e tolleranza verso i più deboli, di creatività e lealtà verso tutti i cittadini. Il deficit di fiducia si combatte solo con la nobiltà del gesto.Elena Varriale