TRA CIELO E TERRA

LA MORTE QUALE CULMINE DELLA VITA, intervista al dr. Volker Fintelmann (5)


./. continua da post n. 391 D. Lei sostiene che i sei esercizi agiscano in modo risanatore sul cuore e prevengono le malattie cardiache. Può essere più concreto al riguardo?Nella nostra clinica abbiamo fatto interessanti esperienze quando li abbiamo consigliata a persone che avevano una tendenza verso malattie cardiache. Naturalmente non possiamo nè prescrivere nè imporre questo tipo di attività: noi ci limitiamo a presentarla e a proporla. Io conosco delle persone che hanno intrapreso l'esecuzione degli esercizi e sono state liberate in modo stupefacente da quei processi di sclerotizzazione. Ma questo è possibile quando la sclerosi non è ancora molto avanzata, perchè a causa dei depositi di calcio insorgono enormi restringimenti vascolari. Essi non possono più essere sciolti allora operando solo con mezzi spirituali.Ma quale attività preventiva nei confronti della sclerosi che si sta profilando, certamente i sei esercizi sono utili. I primi cinque sono: il controllo del pensare, l'esercizio della positività, quallo della spregiudicatezza e quello dell'equanimità. Il coraggio quale forza animica è l'ambito in cui lo spirito si riversa luminoso nell'anima. Lì vive l'Io quale nocciolo spirituale. Volendo formare lo stesso concetto con termini antroposoficamente più precisi si potrebbe dire: sorge il coraggio là dove viene sperimentato il sè spirituale. Nell'uomo moderno il coraggio deve consistere nell'equilibrio animico-spirituale, perchè egli è posto continuamente di fronte al dubbio. Esso è anche una necessità, perchè se l'uomo non  dubita non può ritrovare se stesso e viene continuamente sciolto nel mondo. Questi cinque esercizi possono essere eseguiti uno dopo l'altro e, quale sesto esercizio, anche contemporanemente per conseguire l'equilibrio interiore. In ambito cardiaco, poi, si sviluppa uno dei più importanti fiori di loto, cioè uno degli organi di percezione del soprasensibile. Quest'organo percepisce l'animico ed io mi sento di poter affermare con assoluta certezza che esso è l'organo della capacità di percezione della socialità. Una reale capacità di percezione degli altri può essere sviluppata solo a partire da questo organo. Ecco perchè Saint Exupery affermava che si può vedere bene solo con il core e che l'essenza degli altri restava nascosta agli occhi. D. Perchè oggi l'infarto cardiaco è la principale causa di morte?E' un fenomeno molto interessante. E lo è ancor più se si aggiunge il fatto che anche il colpo apoplettico pertiene al sistema arterioso. Ciò che sto per dire è certo molto audace, ma proviene da un'intuizione che è sorta dalla mial lunga esperienza professionale: l'infarto cardiaco altro non è che una liberazione.E' la liberazione dell'uomo spirituale dall'incalzante situazione determinata dalla crescente durezza del cuore. Ecco perchè l'infarto cardiaco rappresenta sempre anche una possibilità di un nuovo inizio. E' una realtà tragica della medicina moderna il fatto che, al riguardo, essa non pensi ad altro che alla riabilitazione più veloce possibile, affinchè l'uomo possa tornare, al più presto, a fare ciò che faceva prima. A tutto ciò si aggiunge altro. Rudolf Steiner dice che verso il cinquantaseiesimo  anno di vita inizia un periodo che può essere definito quello del "Muori e divieni". In altre parole ogni uomo, giunto a questa età, dovrebbe radicalmente chiedersi se i suoi obiettivi esistenziali sono stati raggiunti, almeno in misura tale da affrontare serenamente la vecchiaia, oppure se permangono grandi aneliti aperti, per i quali ora viene offerta un'ultima possibilità di realizzazione. La curva della mortalità causata da infato cardiaco mostra, a partire dal quarantacinquesimo anno una tendenza crescente, che tocca il suo culmine verso il cinquantaseiesimo, per poi ridiscendere.E' straordinariamente interessante constatare la coincidenza fra l'affermazione di Steiner ed i dati statistici scientifico-naturali Io sono profondamente convinto che l'infarto cardiaco sia un pressante appello a mutare l'orientamento della propria esistenza. A questo riguardo il colloquio con il medico può essere decisivo per aiutare il cambiamento richiesto. Molte volte abbiamo fatto l'esperienza di persone che hanno colto positivamente il messaggio ed hanno dato una nuova direzione alla loro vita. Chi non lo fa ritorna di nuovo nella situazione di prima, in quella che lo ha condotto verso l'infarto cardiaco. Usualmente oggi si ricorre, nella terapia contro l'infarto, a un medicinale che blocca l'operare animico sull'organo. Esso diventa, così, impermeabile a quel tipo di influenza. E' l'esatto contrario di ciò che dovrebbe terapeuticamente accadere. Ma alla base di quelle scelte ci sono considerazioni meramente somatiche, basate sul fatto che grazie a quel medicinale l'infarto raramente compare una seconda volta. Ma se esso fosse veramente una liberazione, come abbiamo affermato, è evidente che una tale terapia sia del tutto sbagliata.
./. continua