TRA CIELO E TERRA

LA FILOSOFIA DELLA LIBERTA': IL PROBLEMA DELL'ESSENZA DELL'AGIRE UMANO PRESUPPONE QUELLO DELL'ORIGINE DEL PENSARE (6)


./. continua (vedi tag per le precedenti edizioni)L'INDIVIDUALITA' UMANANoi non siamo le cose esterne, ma con le cose esterne facciamo parte di un unico ed identico mondo. Il settore del mondo che percepisco come soggetto è attraversato dalla corrente del divenire universale. Per il mio percepire io sono, in un primo tempo, chiuso entro i limiti della mia pelle. Ma ciò che vi è entro la pelle fa parte del cosmo come un tutto. Le forze che agiscono entro la mia pelle sono le stesse che esistono al di fuori. Io sono dunque realmente le cose; però non io in  quanto soggetto della percezione, ma io in quanto sono una parte entro il divenire universale. Esso suscita nella stessa misura là la percezione dell'oggetto e qui la percezione del mio io. Se io non fossi un conoscitore del mondo, ma il suo creatore, l'oggetto e il soggetto (la percezione e l'io) sorgerebbero in un unico atto, poichè essi si condizionano a vicenda. Come conoscitore del mondo posso trovare l'affinità fra le due parti soltanto con il pensare, che le collega mediante concetti. Le più difficili da eliminare sono le cosiddette prove fisiologiche della soggettività delle nostre percezioni. Con quale diritto si può però dire che senza organi di percezione tutto il processo non esisterebbe? I fatti fisiologici non possono gettar luce sul rapporto fra percezione e rappresentazione. Dobbiamo cercare la giusta via in altro modo. Nel momento in cui una percezione compare all'orizzonte della mia osservazione, anche il pensare si muove in me. Una parte del mio sistema di pensieri, una determinata intuizione, un concetto si collega con la mia percezione... La rappresentazione non è altro che un'intuizione riferita ad una determinata percezione, un concetto che una volta si è legato con una percezione e che è rimasto connesso con quella. Io posso far conoscere il concetto a qualcuno che non ne abbia idea alcuna. Non mi riuscirà di trasmettergliene una rappresentazione vivente, senza la sua percezione diretta. La rappresentazione è cioè un concetto individualizzato. La piena realtà di una cosa ci risulta nel momento dell'osservazione dal confluire di concetto e percezione. Attraverso la percezione il concetto acquista un aspetto individuale, un nesso con la percezione. In tale aspetto individuale, che porta in sè come caratteristica il rapporto con la percezione, il concetto continua a vivere in noi e forma la rappresentazione della cosa corrispondente. .. La rappresentazione sta dunque fra percezione e concetto. E' il concetto determinato, riferentesi alla percezione. Posso chiamare la mia esperienza la somma di ciò su cui posso formare rappresentazioni. Chi avrà il maggior numero di concetti individualizzati, avrà la più ricca esperienza. Chi manchi di ogni capacità di intuizione non è idoneo ad acquisire esperienza. Gli sfuggono sempre gli oggetti dal suo campo visivo, perchè gli mancano i concetti che deve mettere in relazione con gli oggetti stessi. Altrettanto poco potrà accumulare esperienza un uomo con una ben sviluppata capacità di pensare, ma con un'attività di percezione mal funzionante a causa di rozzi strumenti sensori. Egli potrà sì procurarsi in qualche modo dei concetti, ma alle sue intuizioni mancherà il rapporto vivente con determinate cose. Il viaggiatore privo di pensieri e il dotto che vive in astratti sistemi di concetti sono ugualmente incapaci di acquisire una ricca esperienza. La realtà ci si presenta come percezione e concetto, l'immagine soggettiva della realtà come rappresentazione. Se la nostra personalità si manifestasse solo nella conoscenza, la somma di tutto il mondo oggettivo sarebbe data in percezione, concetto e rappresentazione. Noi non ci accontentiamo però di collegare la percezione al concetto con l'aiuto del pensare, ma la colleghiamo anche con la nostra particolare soggettività, con il nostro io individuale. L'espressione di questo nesso individuale è il sentimento che si manifesta come piacere e dispiacere. Pensare e sentire corrispondono alla doppia natura del nostro essere. Il pensare è l'elemento mediante il quale partecipiamo al divenire generale del cosmo; il sentire è l'elemento mediante il quale possiamo ritirarci entro il limiti del nostro essere. Il nostro pensare ci unisce al mondo; il nostro sentire ci riconduce in noi stessi; esso soltanto fa di noi degli individui. Soltanto perchè con l'autoconoscenza sperimentiamo anche il sentimento di noi stessi, con la percezione delle cose sentiamo anche piacere e dispiacere. Noi viviamo come esseri individuali la cui esistenza non si esaurisce nel rapporto concettuale in cui ci poniamo rispetto al resto del mondo; abbiamo anche uno speciale valore per noi stessi. Per l'universo la mia vita di sentimento  può acquisire un valore solo se il sentimento, come percezione del mio sè, viene collegato con un concetto e, per questa via, si inserisce nel cosmo. La nostra vita è un continuo oscillare fra la convivenza con il divenire universale e il nostro essere individuale. Quanto più saliamo nella natura generale del pensare, tanto più si perde in noi il carattere dell'essere particolare, della singola e ben determinata personalità. Quanto più discendiamo nelle profondità della nostra vita e facciamo risonare all'unisono i nostri sentimenti con le esperienze del mondo esterno, tanto più ci distacchiamo dall'esistenza universale. Una vera individualità sarà quella che maggiormente si solleva con i suoi sentimento nella regione dell'ideale. Il formare rappresentazioni da già alla nostra vita concettuale un'impronta individuale. Ognuno ha infatti un proprio posto dal quale osserva il mondo. Alle sue percezioni si allacciano i suoi concetti. Egli penserà i concetti generali nel suo modo particolare. Questa specifica determinazione è il risultato del nostro posto nel mondo, della sfera di percezioni che è connessa al nostro posto nella vita. Di fronte a questa determinazione ve ne è però un'altra, dipendente dalla nostra particolare organizzazione che ha caratteristiche speciali e ben determinatte. Noi colleghiamo con le nostre percezioni ogni nostro sentimento particolare e con i più diversi gradi di intensità. Questo è l'aspetto individuale della nostra personalità e rimane come residuo dopo che abbiamo tenuto conto di tutte le determinazioni dovute al nostro posto nella vita. La vita di sentimento del tutto vuota di pensiero dovrebbe a poco a poco perdere ogni connessione con il mondo. Per chi invece tende al tutto, la conoscenza delle cose andrà di pari passo con la formazione e lo sviluppo della vita di sentimento. Il sentimento è il mezzo mediante il quale i concetti acquistano una vita concreta../. continua