TRA CIELO E TERRA

I TRIONFI: LA MORTE (15)


./. CONTINUAAlla ricerca dello sconosciuto Kadath     La morte non è più sorella, ma tetra presenza accanto aella coscienza abbandonata a se stessa. Le tele in onore dei santi martiri raggiungono l’orrore. Ciro di Pers compone sonetti agghiaccianti. L'Escorial sorge come un bubbone pestilenziale per avvertire che la morte veste di pizzi e di trine, cinge una corona aurea e si cela nelle alcove dove Giambattista Marino ha cercato rifugio. La morte, istante per gli elleni, chiave di comprensione per i medioevali, diventa presenza ossessiva e incombente. Fino ad avvolgere di penombra l'intera esistenza, che si trascina fra gli allucinati chiaroscuri di Hieronimus Bosch, di Josè De Ribeira o di Rembrandt.
Rembrandt, Meditazione
Hieronymus Bosch, La morte (particolare)La morte compagna di viaggio, una presenza oppressiva da cui non c'è liberazione. La morte, mentre prosegue l'edificazione della Civitas Hominum sulle rovine della Civitas Dei, cammina accanto, silenziosa e ghignante. Qualunque cosa gli uomini possano fare, non possono sfuggirle. E allora, le supreme altezze della coscienza diventano mascheramenti dell'inevitabile: l'esistenza è mascheramento della putrefazione     Non trovo ormai davanti a me      che scheletri scarniti,     crani senza capelli e ornamenti,     facce senza viso nè labbra     e teste senza pelle e orecchie,     volti senza fronte e guance.     Le labbra son finite in nulla,     ancora pochi denti sporgono.Così Andreas Gryphius. Incomprensibile, la morte non può appartenere all'opera della coscienza che sta edificando le grandi cattedrali della modernità, i cui architetti sono Cartesio, Galielo, Newton, Leibniz, Kant, Hegel. La morte viene relegata nei sotterranei della coscienza.     Alcuni secoli di illusorio esilio costituiranno un cumulo tale di orrori, che Mary Shelley e Bram Stoker non dovettero faticare troppo a dar nome e cognome ai loro.
Mary Shelley: Modern Goth   (http://it.wikipedia.org/wiki/Mary_Shelley)     Ma quelle cripte meritavano ben altre esplorazioni. Ed ecco, agli
albori di questo secolo, il grande esploratore: H.P. Lovercraft. Basta seguire solo per una volta Randolph Carter nel suo viaggio verso lo sconosciuto Kadath per avere un'idea della vastità di quei sotterranei. E' lo stesso Lovercraft che, da un'altra angolatura ammonisce: "Penso che la cosa più misericordiosa al mondo sia l'incapacità della mente umana di mettere in relazione i suoi molti contenuti. Viviamo su una placida isola di ignoranza in mezzo a neri mari d'infinito e non era previsto che ce ne spingessimo troppo lontano"..../. continua